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Opera Pia, antico patrimonio di fede e carità Intervista al presidente Mauro Nisio
15 marzo 2001

di Ignazio Pansini Come per altre Confraternite molfettesi, l’origine e fondazione di quella detta della “Pietà”, dell’ “Ospedale”, o di “Santa Maria della Pietà”, non si possono ancora inquadrare in un determinato periodo storico. E’ possibile ipotizzare che a partire dalla seconda metà del Quattrocento, una pia associazione di laici e sacerdoti abbia iniziato a gestire l’antico Ospedale cittadino, sito per secoli in alcuni immobili tra via Borgo e via Cifariello. Và peraltro ricordato che il Comune intervenne a vario titolo nell’amministrazione dell’ente, spesso in aperto conflitto con la Confraternita. Il 25 gennaio 1567, Claudio Gadaleta lasciò all’Ospedale il suo cospicuo patrimonio; da allora, con il titolo di “Monte di Santa Maria della Pietà” l’Opera fu gestita autonomamente da una ristretta èlite nobiliare, arricchendosi di successivi lasciti e legati. Nel 1877, in seguito alle leggi eversive delle Leggi di Beneficenza, la Pietà si fuse con la Confraternita del Santissimo Sacramento o Corpo di Cristo e, con il nome di “Opera Pia Monte di Pietà Spedale e Confidenze”, gestì l’Ospedale Civile fino ai primi anni Settanta ed alle deleghe regionali. Attualmente, è costituita in Ente giuridico di diritto privato. Il Consiglio di Amministrazione in carica, è presieduto dal dottor Mauro Nisio ed è composto dai signori Marino de Ceglia, Leonardo Rana, Domenico Gadaleta, Stefano de Palma. Presidente, ritiene che il plurisecolare patrimonio morale, religioso ed assistenziale del Sodalizio possa tuttora giovare alla nostra comunità, adeguandosi alle problematiche sociali contemporanee? “Certamente si. I fini istituzionali dell’Ente previsti sia dai precedenti statuti che dall’attuale, sono l’assistenza e la beneficenza. I cambiamenti, intervenuti nel tempo, delle necessità e dei bisogni di quelle persone che sono in uno stato di indigenza, hanno fatto sorgere molte associazioni di volontariato, che si occupano dei problemi dei poveri, malati, bambini, etc. Molto spesso però, queste meritorie associazioni non riescono a risolvere alcune problematiche, per vari motivi, non ultimo la mancanza di mezzi, lasciando scoperte alcune categorie di bisognosi. Noi interveniamo e, attraverso l’opera dei nostri soci e dei mezzi economici di cui disponiamo, riusciamo a sopperire ed aiutare intere categorie di bisognosi. Un esempio per tutti: abbiamo donato al Reparto Dialisi dell’Ospedale di Molfetta un congruo numero di misuratori di pressione da polso, indispensabili per i degenti, che per vari motivi, anche burocratici, non venivano dati in dotazione”. Probabilmente, non tutti sanno che il Consiglio dell’Opera Pia regge anche la Confraternita del Santissimo Sacramento. Quali rapporti vi sono tra le due entità? “Come certamente saprà, nel 1877 il Monte di Pietà si fuse con l’Arciconfraternita del SS. Sacramento, dando origine ad una nuova entità, che aveva come fini il culto, l’assistenza e la beneficenza. Tale entità prese il nome di “Opera Pia Monte di Pietà Spedale e Confidenze”, e mantiene tuttora la caratteristica di essere un corpo unico, tant’è che gli organi sociali sono gli stessi. L’attività di culto viene svolta con l’assistenza del nostro Cappellano don Luigi de Palma, attraverso l’Arciconfraternita del SS. Sacramento, che ha sede in Cattedrale, dove possediamo una Cappella (appunto del SS. Sacramento), con l’espletamento di tutte le attività che si attuano nell’ambito diocesano, dalle messe mensili con l’adorazione del Santissimo, alla organizzazione della Processione del Corpus Domini, etc.” Quali sono, attualmente, le iniziative promosse dall’Opera Pia? Avete in programma di svilupparle ulteriormente? “L’attività assistenziale e benefica, assorbe oltre il settanta per cento del nostro bilancio. Assistiamo annualmente circa un centinaio di bambini appartenenti a famiglie bisognose ed indigenti, utilizzando cinque scuole materne gestite da suore; interveniamo con vitalizi di durata temporanea in favore di persone che necessitano di supporti indispensabili per la sopravvivenza. Distribuiamo inoltre buoni viveri a famiglie che non hanno di che sfamarsi, e da tre anni, annualmente, concediamo cinque borse di studio in danaro ad altrettanti neo diplomati meritevoli e bisognosi, perché vogliamo consentire, a chi non potesse, di continuare gli studi per meglio porsi al servizio della società. Questo ed altro facciamo con l’intervento fattivo dei nostro soci - confratelli, che si rendono sempre disponibili per questa nostra attività di volontariato. Per ciò che riguarda il futuro, le posso confermare che è in atto uno studio per individuare un intervento mirato su di un settore socialmente importante ed essenziale per la nostra comunità. Ma essendo ancora un progetto in fieri, ritengo opportuno attendere, per riparlarne soltanto quando avremo tutti gli elementi a nostra disposizione”. In un’epoca dominata ossessivamente dall’immagine e dall’informazione (a volte soltanto virtuali), pensate che la città debba essere maggiormente informata sull’attività del sodalizio o preferite operare fattivamente, ma con discrezione? “Guardi, la carità e la beneficenza non possono né debbono avere, a mio giudizio, alcun aspetto pubblicitario. Il nostro Ente, la nostra attività silenziosa non si realizzano nell’apparire ma nell’essere. Noi abbiamo un compito che ci siamo assunti e che dobbiamo svolgere: aiutare chi ha bisogno, poveri, malati, bambini, giovani, etc., ed è ciò che facciamo, ma in silenzio, con molta umiltà. Perché aiutare gli altri non deve rappresentare né un titolo di merito, né una gratificazione, ma un dovere sentito dal profondo dell’animo”. La tutela e la valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare, rientrano certamente tra i fini istituzionali dell’Ente. Come avete affrontato questo problema, a fronte anche dei costi, e delle complesse normative giuridico-amministrative attualmente vigenti? “La tutela e la valorizzazione del patrimonio, più che un fine rappresentano un dovere per chi amministra con relativa assunzione di responsabilità, e con l’impegno di porre e raggiungere obiettivi. Per fare ciò ritengo necessario che un buon amministratore debba mettere a disposizione tutte le proprie competenze e la capacità gestionale di cui dispone. E’ ciò che è stato attuato dal nostro Ente. I componenti del Consiglio di Amministrazione, ciascuno con le proprie competenze professionali, forniscono un supporto per la conoscenza e risoluzione delle problematiche amministrative. Il Collegio dei Revisori ed i Soci, quando sollecitati, si rendono altrettanto disponibili. Tale situazione ha come conseguenza un notevolissimo abbattimento di costi, non essendo ovviamente richiesta dalle persone summenzionate alcuna remunerazione. Naturalmente però, quando è necessario avvalersi nei vari contenziosi di professionisti esterni lo abbiamo fatto e lo facciamo, anche se avremmo preferito e preferiamo utilizzare queste spese per i nostri fini istituzionali e non per difenderci da chi ci rema contro”. La decisione di procedere a rilevanti lavori di ristrutturazione dell’immobile “Gagliardi - Gadaleta”, tuttora in corso, la destinazione d’uso prevista, ha comportato contenziosi amministrativi con altri Enti? “E’ vero, il nostro progetto di utilizzazione del palazzo “Gagliardi” non è stato condiviso dal Comune di Molfetta per quello che riguarda la diversa destinazione d’uso dovuta a mutate situazioni. Premetto subito che i lavori di ristrutturazione erano divenuti necessari e non più procrastinabili, data la vetustà dell’immobile e le condizioni in cui versava; premetto anche che prima di richiedere l’autorizzazione alla ristrutturazione, il nostro Ente si era reso disponibile a concordare soluzioni per l’utilizzazione da parte del Comune di Molfetta: soluzioni vanificate per il notevole costo dell’intera ristrutturazione. Allora abbiamo cercato di spiegare che il notevole investimento che, con enormi sacrifici e con coraggio l’Ente intendeva fare ed il relativo cambio di destinazione, erano finalizzati non solo a valorizzare l’immobile, ma soprattutto a consentire un maggior ritorno in termini economici, utilizzabile per l’ampliamento dei nostri fini istituzionali. D’altronde l’Opera Pia non ha, né può avere alcun fine di lucro. Attualmente, comunque, disponiamo, dopo una serie di contenziosi, di una concessione che ci consente un utilizzo multiuso dell’immobile Gagliardi - Gadaleta”. Può anticiparci, in breve, che cosa “vedremo” tra pochi mesi di fronte alla Chiesa del Cuore di Gesù? “Innanzi tutto, finalmente, un palazzo che farà bella mostra di sé al centro della città e che non poteva ulteriormente andare in rovina, perché rappresenta un patrimonio della città oltre che dell’Opera Pia e la cui utilizzazione avrà un connotato eminentemente sociale”.
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