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Opera di mitigazione, redazione del progetto esecutivo: annullata la pericolosità idraulica per il Pip3? Commissione da quasi 40mila euro allo studio Romazzi-Boscia. Permangono alcune perplessità. La dolina del Gurgo può accogliere l'acqua deviata dalla Lama Scorbeto? L'opera riuscirà a ottenere l'autorizzazione paesaggistica? Rispetta in modo puntuale le NTA del Pai?
25 maggio 2012

MOLFETTA - Sarà lo Studio Romanazzi-Boscia e Associati s.r.l. a redarre il progetto esecutivo dell’opera di mitigazione per Lama Scorbeto sul Gurgo (foto), oltre a tutti gli atti tecnico-amministrativi per acquisire i pareri dall’Autorità di Bacino (AdB), dalla Provincia di Bari e dalla Regione Puglia. Una commissione da quasi 40mila euro (importo complessivo di 48mila euro circa, inclusa l’Iva).
Come dichiarato a Quindici dall’ing. Enzo Balducci, dirigente ad interim del Settore Territorio, «il vincolo dell’alta pericolosità sarà rimosso proprio con l’esecuzione dell’opera», permettendo la realizzazione del Pip3, e «lo stesso finanziamento dell’opera è incluso nel Piano delle Opere Pubbliche 2011-13, quindi si tratterebbe in futuro solo di appaltarlo» (intervista sul numero di aprile 2012). Eppure, in questi mesi i vari approfondimenti di Quindici sulla questione (dal rischio idrogeomorfologico alla situazione urbanistico-edilizia di Molfetta) hanno evidenziato alcune perplessità non solo sulle scelte urbanistiche dell’amministrazione Azzollini, ma anche sull’opera di mitigazione stessa.
Innanzitutto, se nella delibera n.55/12 di affidamento dell’incarico professionale si evidenzia la necessità del parere dell’AdB, è evidente che l’ente regionale non abbia ancora emanato un parare favorevole al progetto, come più volte l’amministrazione Azzollini ha annunciato in comunicati stampa o in Consiglio comunale.
Del resto, l’opera di mitigazione sul Gurgo può davvero evitare o attenuare un’eventuale onda di piena di milioni di metri cubi? E la dolina del Gurgo, che è un’area protetta e inclusa dal Prgc nel parco tematico del Pulo, può accogliere l’acqua deviata dalla Lama Scorbeto? Essendo un’area protetta, il Gurgo sarà declassificato, misconoscendo una serie di leggi europee, nazionali e regionali? Secondo le stesse NTA del Prgc, nell’area del parco tematico «sarà consentita la realizzazione di un parco tematico sulla civiltà neolitica del Pulo, con recupero delle cave, nel rispetto dell’ambiente».
L’opera di mitigazione riuscirà a ottenere l’autorizzazione paesaggistica? Come programmata, non rischia di intaccare l’ambiente circostante? L’opera rispetta in modo puntuale le NTA del Pai, contestato dall’amministrazione Azzollini?
Una volta riempita la dolina, l’acqua sarà riversata verso il Pulo e l’abitato? Infatti, l’asta della Lama Scorbeto è per gran parte del suo corso a modellamento attivo, caratterizzato da ciottolame, depositi sabbiosi e limosi: sono assenti le sponde e l’acqua di un’eventuale onda di piena non avrebbe un percorso definito da seguire, bensì inonderebbe tutta l’area a macchia d’olio e senza una direzione precisa.
Non bisogna nemmeno dimenticare che il Gurgo è in comunicazione con altre sette doline del territorio urbano, di cui due edificate negli anni ’70, come ha evidenziato il dott. Guglielmo Facchini, medico ricercatore e portavoce dei proprietari dei suoli attraversati dalle lame ad alta pericolosità idraulica del Comune di Molfetta, nell’intervista pubblicata sul numero di febbraio di Quindici.
Secondo Facchini, «sarebbe necessario realizzare più di una diga di protezione a valle della dolina del Gurgo verso l’abitato, con delle aree che dovrebbero essere allagate dall’onda di piena una volta che la dolina si sia riempita» perché il canalone così come progettato «è privo di opere d’intercettazione delle acque ed effettua dei repentini cambi di direzione con angoli e gomiti».
Tra l’altro, la Regione ha segnalato più volte l’urgenza di progettare e realizzare delle opere di mitigazione per l’area di via Berlinguer e per i comparti dall’1 al 12 (area residenziale compresa tra via Berlinguer, via Terlizzi, la SS 16 Bis e la strada vicinale Samarelle), ma il Comune di Molfetta sembra non abbia ancora recepito queste indicazioni. Inoltre, il “Patto territoriale Area metropolitana Terra di Bari 2015” destina 9,5milioni di euro per la salvaguardia e il ripristino delle acque pubbliche di Molfetta con piani di recupero di Lama Cupa e Lama Marcinase. Sono stati varati dei provvedimenti comunali per ottenere l’erogazione di questi fondi? Perché, ad esempio, non ripristinare i tombini otturati nella zona ASI e Pip3 e obliterati della SS 16bis e della linea ferroviaria?
La redazione del progetto certifica anche una possibile contraddizione: l’amministrazione Azzollini attacca l’AdB, ricorre in Cassazione contro la sentenza del TSAP, ma poi, per salvare la faccia e il Pip3, prosegue (o accelera) nell’iter di realizzazione dell’opera di mitigazione. Ma nel caso in cui quell’opera, il cui studio di fattibilità per la regimentazione dell’idrografia superficiale nell’agro di Molfetta a firma dell’ing. Rocco Altomare, ex dirigente del Settore Territorio, e dell’ing. Eligio Romanazzi (consulente), non ricevesse parere favorevole, quale sarebbe l’azione del Comune di Molfetta? Sarebbe stato un inutile spreco di risorse pubbliche?
Per di più, la Procura di Trani, da quanto si è potuto apprendere durante la conferenza stampa del 23 giugno 2011, si sarebbe attivata per realizzare altre opere di protezione e di regimentazione su tutto l’agro molfettese differenti da quelle proposte dal Consorzio Asi per la zona industriale e dal Comune di Molfetta per la zona artigianale. E l’AdB, a quanto pare, dovrebbe anche emettere un altro Pai, peggiorativo rispetto a quello del 2009.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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