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Olivas Templi
15 giugno 2011

La presenza dei Templari in Italia riguardava tanto le regioni settentrionali (ad esempio lungo la via Francigena, una delle arterie principali lungo le quali i pellegrini dalla Francia giungevano a Roma), quanto quelle meridionali e, tra queste, un sicuro ruolo di preminenza fu svolto dalla Puglia per la posizione strategica occupata da questa regione, da sempre crocevia tra Occidente ed Oriente. La causa dell’espansione dei Templari in Italia è da ricondurre a due motivazioni principali: la viabilità terrestre e la possibilità di adoperare i porti, in modo speciale quelli della costa pugliese (Manfredonia, Barletta, Trani, Molfetta, Bari, Brindisi), per l’imbarco verso la Terra Santa dei pellegrini e dei Crociati ed il loro rientro, nonché per la spedizione di vettovagliamento e derrate alimentari alle guarnigioni templari in Outremer. Nelle zone interne della Puglia sorgevano grandi casali e masserie appartenenti al Tempio, con notevoli estensioni terriere che prendevano il nome di grancie o grangie. Spesso le terre venivano affi date a dei concessionari (conductores) che provvedevano a lavorarla dietro il pagamento di un canone di affi tto, mentre nelle comunità più numerose erano gli stessi cavalieri a dedicarsi all’attività agricola. Le colture più diff use erano il frumento (soprattutto in Capitanata) e l’olivo (nella terra di Bari). Particolarmente rinomati erano le olive e l’olio della Mansione di Molfetta, (come risulta da alcuni atti dell’epoca), ma non mancavano la vite, diff usa un po’ ovunque nella regione, e i legumi. In Italia erano presenti almeno 150 insediamenti appartenenti all’Ordine del Tempio, di questi meno di un terzo si trovavano nella parte meridionale della penisola. La maggiore concentrazione di domus templari, molto probabilmente, era nella terra di Puglia ove, tra l’altro, aveva sede a Barletta, il Maestro Provinciale da cui dipendevano prima tutte le case del Regno di Sicilia e poi quelle della sola penisola. Gli insediamenti dei Templari erano chiamati in Italia “precettorie” o “mansioni” a seconda della loro importanza. La Puglia quindi fu una delle più importanti province templari e dai suoi porti, al culmine della via Francigena, si imbarcarono migliaia di pellegrini e cavalieri alla volta della Terrasanta all’epoca delle Crociate. Sebbene non si conosca con certezza quando i cavalieri rossocrociati si siano stabiliti in Molfetta, la loro presenza è testimoniata in diversi documenti (spesso atti notarili) che vanno dal 1148 al 1373. La prima citazione della presenza dei Templari risale al marzo 1148, a cinque anni dalla più remota testimonianza scritta in assoluto in Italia meridionale che attesta un insediamento dei cavalieri a Trani nel 1143. Si tratta di una donazione del primicerio (capo del clero minore) Ungro di Leone, all’abbazia della SS. Trinità di Cava nella quale viene ricordata una “terra cum olivis fratrum Templi” in località Vaditello di Molfetta. A tale data quindi i Templari già possedevano dei terreni coltivati ad olivo nel circondario di Molfetta. Dopo qualche anno, nel febbraio 1152, da un atto di vendita di un molfettese al diacono Giovanni viene ricordata in località “Turris” una “Terra Templi”. Le proprietà dei Templari cominciarono ad accrescersi, come spesso accadeva, a causa di donazioni e lasciti a favore dell’Ordine. Nel giugno 1176 abbiamo notizia di tale Calò Giovanni, che in qualità di epitropo (funzionario pubblico), nel testamento di Ramfredo, dopo essere stato convocato da Durante, per parte dei Templari, rilasciava allo stesso Durante una “petia terra olivarum” nelle pertinenze di Badistello. Probabilmente si trattava di nuove proprietà che andavano ad aggiungersi a quelle citate nell’atto del 1148, vista la somiglianza tra Vaditello e Badistello che lascia supporre l’identità dei due luoghi. Poiché la concessione in questione è registrata “in curia domini nostri Roberti Palatini comitis Loretelli” ciò lascia supporre che l’Ordine templare, ancora alla fi ne del XII secolo, non avesse ancora a Molfetta una propria domus e che quindi le terre sopraccitate fossero amministrate dai Templari di una casa vicina. Un atto dal quale possiamo trarre importanti e signifi cative notizie risale all’agosto 1204 nel quale Maria, fi glia di Giusto, per esaudire un voto di suo padre off re a Giovanni Salvagio, Rubensis domus sacre templi preceptoris, le pertinenze che possedeva sulla Chiesa di S. Nicola. Abbiamo due interpretazioni circa il contenuto di questo documento. Una prima interpretazione che è stata fornita è che la chiesa di S. Nicola è già domus precettoria dei Templari a Molfetta i quali tra la fi ne del XII e l’inizio del XIII si erano insediati stabilmente in città con l’apertura di una propria casa, sia per sfruttare il porto della città per imbarcare vettovaglie e persone per la Terra Santa e sia presumibilmente per meglio gestire le proprietà fondiarie che possedevano nelle campagne molfettesi. La chiesa di S. Nicola era ubicata nei pressi della piazza antistante l’attuale Palazzo di Città e i locali che furono un tempo il sacro edifi cio oggi sono stati trasformati nella Sala dei Templari usata per incontri, conferenze e mostre. A capo dei Templari presenti a Molfetta c’era tale Giovanni Salvagio da Ruvo, precettore della casa templare. Non appare molto chiaro tuttavia se il genitivo Rubensis (di Ruvo) sia da riferirsi alla città di nascita o provenienza del precettore, oppure sia da attribuire alla ubicazione di una domus. Secondo un’altra interpretazione Giovanni Salvagio sarebbe il precettore della Domus Templare di Ruvo (città vicina a Molfetta) che esercitava il possesso e l’amministrazione delle terre templari nel territorio molfettese e che quindi giuridicamente era il rappresentante dell’Ordine atto a ricevere la donazione delle pertinenze sulla chiesa di S. Nicola, non ancora domus templare di Molfetta nel 1204. Nel marzo 1205 i coniugi Girabello e Maiorella di Molfetta vendono per sette once a frate Giovanni Salvagio per parte sacre domus Templi, una casa confi nante con il cimitero della chiesa di S. Nicola Ipsius Templi. Possiamo aff ermare che una Domus Templare a Molfetta esisteva con certezza nel febbraio 1216 ed era ubicata presso la chiesa di S. Nicola. Da un atto risulta che Gemmata, fi glia di Leone Sammaro e vedova di Giustiniano, donava a Matteo, “confratri domus Templi sacre militie preceptoris sancti Nicolai in Melfi cta”, tutte le sue terre poste nelle pertinenze di Guarassano. Negli anni successivi le proprietà fondiarie dei Templari continuarono ad aumentare come testimoniato in vari atti, tra cui in uno del 1214 sono ricordate le “Olivas Templi” in località Badistello, in un altro del gennaio 1220 sono nuovamente ricordate le “Olivas Domus Templi” nella medesima località, mentre in un altro ancora datato 29 novembre 1232 sono citate “in pertinentiis Barbatti” presso Molfetta le “Olivas Templi”. Ulteriori notizie degli oliveti Templari sono riportare nel Codice Diplomatico Barese in località “Pulo”, in località “Summo”, ed è riportata anche la proprietà di un “clusum” nella stessa città. Non si hanno più notizie sui Templari a Molfetta sino al 1308, quando oramai l’Ordine è nel pieno del suo declino. In una lettera data a Napoli il 18 maggio 1308 la regia curia scriveva al giudice Pietro de Ninna di Aversa, procuratore del Tempio di Barletta, perché Lippo Scafarelli ed altri mercanti fi orentini, dimoranti in Barletta, avevano prestato 1000 fi orini d’oro ai Templari della locale domus con l’approvazione di Ottone de Valderiaco, Maestro dell’Ordine cavalleresco in Puglia, e di Giacomo de Molay, Maestro generale, ricevendo in cambio tutto l’olio che la domus barlettana avrebbe ricavato dai possedimenti di Molfetta, valutato per la somma di 1500 fi orini circa. Poiché i beni dei Templari del Regno erano stati posti sotto sequestro, ai fi orentini era stato concesso dal re e dal papa che per riottenere il loro credito avrebbero dovuto attendere fi no al febbraio 1309 per la vendita dell’olio e se questa avesse ritardato, avrebbe potuto venderlo direttamente. In questa testimonianza possiamo valutare la portata della ricchezza dei possedimenti templari a Molfetta in termini di produzione di olio di oliva. La chiesa di S. Nicola, con l’annesso ospedale, rimase ai Templari sino alla soppressione dell’Ordine (1312) e nel 1324 passò al conte Amelio del Balzo. Successivamente fu occupata dall’Ordine Gerosolimitano di S. Giovanni (Ospitalieri) e il 28 maggio 1373 quando Giacomo, arcivescovo di Trani, dando pratica attuazione alle disposizioni di Gregorio IX, procedeva all’inventario dei beni degli Ospitalieri della sua diocesi in cui, tra l’altro, risulta che la casa di S. Nicola di Molfetta, già appartenuta ai Templari, all’epoca dipendeva dal priorato di Barletta dell’Ordine dell’Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme. La chiesa in seguito compare nell’inventario dei beni della Commenda di S. Maria di Sovereto e, dopo essere andata in rovina, fu acquistata dal Comune di Molfetta nel 1820.

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