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Olio, petrolio, benzina minerale
15 luglio 2009

Olio, petrolio, benzina minerale, per batter la Molfetta ci vuol la Nazionale, cantavano i tifosi che, negli anni Cinquanta, correvano a riempire il Paolo Poli e a sostenere la squadra. Non è vero: a battere la Molfetta, a farla morire dodici mesi fa, bastarono l’indifferenza della città e 150.000 euro provenienti da Putignano, anche se – dev’essere stato profetico questo libro – questa estate racconta una storia diversa. Ma la gente di allora, che pagava un abbonamento 500 lire e che viveva il calcio “pane e salame”, in quel coro ci credeva: e sono quei tempi, quelle esperienze e quelle persone che Gianni Pansini rievoca nel libro che trova il titolo nelle parole che aprivano quel canto, “Olio, petrolio, benzina minerale…”. E’ un amarcord nostalgico, ma senza esser triste, degli anni della C, in cui sì, per batter la Molfetta (Sportiva, Molfetta Sportiva, non scherziamo) sembrava dovesse volerci la Nazionale. Se non altro per la spinta e l’entusiasmo che arrivava da quegli spalti, sempre pieni: il testo, pieno di ricordi, aneddoti, numeri e dati statistici si chiude appunto con un eloquente raffronto fotografico tra quella che era la realtà della tribuna del Paolo Poli, più viva che mai, negli anni ’50, e quella attuale, identica nell’architettura, ma non nel cuore, e desolantemente vuota. Una realtà che cambierà, a partire dal prossimo settembre: “sono abbastanza ottimista sul nuovo progetto. Il finale del libro, in realtà, non doveva esser questo, ma è un’ idea che mi è venuta quando il libro era già in tipografia” confida a Quindici l’autore del libro. “Mi sono chiesto perché il calcio dovesse scomparire a Molfetta – aggiunge Pansini –, e ho pensato a un confronto fotografico tra ieri e oggi. Spero che anche questo abbia contribuito alla spinta per riportare il grande calcio a Molfetta, anche se gli anni cinquanta sono irripetibili perché tutto è cambiato, ma se non altro con una squadra che non rimanga nel limbo, che magari arrivi in C2 come negli anni ’90. Gli anni ’50 però non torneranno più, anche perché oggi, con tante discipline sportive c’è una dispersione di tifosi che credo renda impossibile far tornare cinquemila persone al Paolo Poli”. A dare prestigio al libro, l’introduzione di uno dei più autorevoli giornalisti sportivi italiani, Roberto Beccantini, che è anche, ogni anno, l’unico giurato italiano per il Pallone d’oro, e che ha conosciuto Pansini a Milano quasi per caso. “Per motivi innanzitutto professionali: allora ero addetto vendite alla FIAT, e La Stampa, per cui Beccantini lavorava, era nostra consociata. Anno per anno, un cambio d’auto dopo l’altro, si è creato non solo un rapporto professionale, ma di fiducia. Così, quando gli ho detto del libro, mi ha spronato a farlo, per coltivare la memoria, che non deve essere dispersa - ricorda Pansini -. Per far un tuffo all’indietro, mi disse. Così, oltre all’amicizia, mi ha onorato di questa introduzione, e ha voluto persino una dedica”. Milano, appunto, perché Pansini vive al Nord da diversi anni: e questo libro è anche una maniera per raccontarsi. Tanti amici, tante foto, e il racconto del calcio di allora è anche il racconto di un’epoca, e di una maniera diversa di approcciarsi alla vita e al tifo. Cosa gli manca di più di quei tempi? “Sicuramente il calore del pubblico, la semplicità del tifo di allora. Quella canzoncina era il compendio di un tifo popolare, spontaneo. Non c’erano club, ultras, il tifo organizzato che è comparso con l’avvento dei presidenti- mecenati. Allora c’erano i presidenti scemi, così li chiamavamo affettuosamente, perché vivevano la passione senza lucro, per il semplice gusto di dare lustro alla città”. Una realtà che purtroppo non esiste più, neanche nel dilettantismo. I ricordi nelle quasi 200 pagine del libro scorrono via rapidi, come gli incontri, i risultati di una Molfetta che allora potevi veder sfidare il Parma, il Livorno, l’Empoli. Una vita fa. Pansini racconta questa vita, a distanza di anni e di chilometri, ma non di cuore: come scrive Roberto Beccantini, “Gianni Pansini blocca l’orologio e riporta le lancette al tempo in cui per batter la Molfetta ci voleva la Nazionale. Mi sembra di sentirlo, quel coro. E’ la voce dei sogni che, ragazzi, facevamo sventolando una bandiera”.

Autore: Vincenzo Azzollini
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