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Oggi “Notte degli ipogei” a Canosa di Puglia
24 agosto 2010

CANOSA - Tutto è pronto per la “Notte degli Ipogei”, il 24 agosto a Canosa di Puglia (BT).
Nella suggestiva ambientazione dei luoghi archeologici dell’antica Canusium va in scena la seconda edizione della manifestazione che ha riscosso nel 2009 un grande successo.

«L’evento vuol essere un singolare momento di promozione al grande pubblico del patrimonio archeologico di Canosa, soprattutto della sua straordinaria necropoli daunio-ellenistica che, con i suoi favolosi ori e le sue originali ceramiche, ha reso famosa in passato la città solo ad una nicchia costituita da appassionati, specialisti, archeologi, studiosi di tutto il mondo - spiega Luigi Di Gioia di Dròmos.it, ideatore e organizzatore dell’evento -, “La “Notte degli Ipogei” evidenzia e valorizza i luoghi e i contesti archeologici, in una città che è già in sé un museo diffuso; è un’iniziativa in netta contrapposizione a concezioni antiquarie, di tipo ottocentesco, purtroppo rimaste in voga da queste parti. Oggi tutto ciò è possibile grazie al lavoro svolto negli ultimi anni dalla Fondazione Archeologica Canosina Onlus (FAC) che, catalizzando professionalità e risorse, pubbliche e private, ha recuperato, restaurato, reso fruibili molti di questi ipogei un tempo abbandonati e inaccessibili. E tanti ancora sono i “piccoli” progetti in cantiere».
L’evento, ideato e organizzato dalla Società Cooperativa Dròmos.it, è promosso dalla Fondazione Archeologica Canosina (FAC) nel ricco cartellone de “Le Notti dell’Archeologia”: un calendario di aperture notturne, visite guidate e manifestazioni culturali in Musei, Parchi e Siti Archeologici di Canosa, nell’ambito del progetto “Città Aperte” finanziato dalla Regione Puglia e dall’Unione Europea.
Nella lunga nottata sarà possibile percorrere un affascinante viaggio alla scoperta del sottosuolo della città e dei tesori che nascondeva: gli ipogei e i corredi funerari. Infatti gli ipogei altro non sono che imponenti tombe a camera, vere e proprie dimore ultraterrene della classe aristocratica appartenente al popolo dei Dauni, popolo di origine Illirica che si insediò durante l’Età del Ferro nella Puglia settentrionale. Questi grandi ipogei sono di età ellenistica (IV-III sec. a.C.), interamente scavati nel tufo (calcarenite), di chiara impostazione greca e macedone, con influssi etruschi.
Ognuno di essi conserva caratteristiche specifiche: gli Ipogei Lagrasta sono ben noti per gli apparati architettonici scolpiti nel tufo: qui sarà possibile rivivere con un attore la “meraviglia” e lo “stupore” che la scoperta di questi luoghi suscitò alla metà dell’Ottocento, attraverso le parole dell’epoca e le descrizioni dell’architetto Bonucci che, incaricato del restauro, nel 1854 effettuò un sopralluogo: «Tutto era rimasto come ventidue secoli prima…»; l’Ipogeo dell’Oplita per il rilievo scultoreo raffigurante appunto un guerriero (oplita) e pertanto qui l’attenzione sarà rivolta al “Commiato dell’oplita prima della battaglia”, attraverso una rappresentazione scenico-danzante; l’Ipogeo Scocchera B con i suoi intonaci dipinti che potranno essere meglio compresi attraverso la visita guidata e la ricostruzione virtuale in 3D; l’Ipogeo del Cerbero, che conserva intonaci dipinti con la “Deductio ad Inferos”, il passaggio del defunto nell’oltretomba che sarà ben evidenziato da una rappresentazione scenica; l’Ipogeo D’Ambra, ove sarà ricostruita una ipotetica deposizione funeraria di età ellenistica; l’ipogeo di Vico San Martino, novità di questa edizione, recentemente recuperato e reso fruibile dalla FAC.
Dagli ipogei provengono straordinari corredi funerari: vasi, ori, armi…che hanno reso famosa Canosa nei musei di tutto il mondo. Tra le ceramiche rinvenute un posto di rilievo occupano sicuramente i vasi plastici e policromi, ovvero i Vasi di Canosa, straordinari ed unici, vere e proprie sculture variopinte. Nella serata sarà quindi possibile ammirare anche i corredi: quelli della Tomba Varrese esposti a Palazzo Sinesi e la collezione del Museo Civico Archeologico a Palazzo Iliceto.
«La “Notte degli Ipogei” - sottolinea Luigi Di Gioia - a differenza di tanti altri eventi, è realizzata in economia, grazie al lavoro volontario di tanti appassionati e professionisti. A loro va il nostro ringraziamento: ai figuranti che indosseranno gli straordinari abiti d’epoca realizzati dalla  costumista prof. Elena Di Ruvo; alle danzatrici della scuola di Patrizia Mucci; ai giovanissimi attori dell’associazione “Tra Palco e Realtà” e a tutti quelli che ci hanno dato e ci daranno una mano».
[info: Dròmos.it Soc. Coop. 328.5560994]
 
 
Rappresentazione scenico-danzante presso l’ipogeo dell’oplita
“Il commiato del guerriero prima della battaglia”
 
L’Oplita è il guerriero appiedato, il soldato della fanteria della antica Grecia. Il suo nome deriva dal possente scudo, l’hoplon.
Eccolo qui nel momento del commiato dalla famiglia, un vero e proprio rituale. La consegna delle armi, la vestizione, la libagione, la partenza.
Egli combatterà nella falange, uno schieramento rigidamente frontale, concepito per il combattimento ravvicinato.
Egli è un cittadino che gode di pieni diritti e provvede con i propri mezzi, completamente o in parte, all’acquisto delle proprie armi.
La panòplia, ovvero la sua armatura, è composta da schinieri in bronzo a protezione degli arti inferiori, da una pesante corazza, da un elmo, una spada, una lancia e uno scudo di forma circolare e dalle notevoli dimensioni, sufficienti a proteggere le parti più vulnerabili del corpo.
Accanto a lui alcuni familiari: la madre e la moglie, disposte a lasciar partire il proprio congiunto per la guerra; il padre, pronto a trasmettergli il suo esempio di cittadino-soldato.
Ed ecco una delle donne curare l’aspetto del rituale del commiato, con l’offerta di una libagione, come gesto propiziatorio o invocazione di protezione agli dei, versando del liquido alimentare su una stele.
Il guerriero, pronto per la partenza, si congeda dai congiunti.
 
Rappresentazione scenica presso l’ipogeo del cerbero
“Deductio ad Inferos. Il viaggio del defunto verso l’Oltretomba”
 
Ecco apparire Ermes, figlio di Zeus e Maia. Egli, scaltro e rapido come il vento, è nominato da Zeus messaggero degli dei. Porta in mano la verga, detta caducèo, ha ai piedi i talari, particolari calzari alati e sul capo il pètaso, un cappello a larghe tese.
Egli è qui ad assolvere il suo compito di Psycopompòs, accompagnatore delle anime agli inferi. Conduce con la sua magica verga l’anima di un cavaliere, con al seguito un oplita e il suo cavallo, lasciando alle spalle il mondo terreno e alcune congiunte.
Procedono verso Èrebo, personificazione delle tenebre infernali, ove è incatenato davanti all’entrata Cerbero, mostruoso cane dalle tre teste, figlio di Tifone e di Echidna. Il suo aspetto incute terrore. Con i suoi tremendi latrati impedisce alle anime di fuggire dagli Inferi.
L’Èrebo è dominato dal mostruoso e bruttissimo dio Ade, “l’invisibile”, reso tale perché i Ciclopi lo munirono di un elmo che rendeva invisibile chiunque lo indossasse. Ade, dopo la vittoria degli dei sui Titani, si divise con i fratelli l’universo: Zeus ottenne il Cielo, Poseidone il Mare e a lui toccò in sorte il mondo sotterraneo, divenendo pertanto il dio dei morti. 
 
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