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Oggi e domani a Molfetta la Festa di Liberazione
03 settembre 2009

MOLFETTA - Domani e sabato si terrà a Molfetta la "X Festa di Liberazione", in piazza Municipio. Apertura domani alle 18 con la conferenza stampa di presentazione delle proposte di Rifondazione Comunista per una sistemazione razionale e polifunzionale del commercio ambulante (e non solo) a Molfetta. Seguirà, alle 19,30 il dibattito sul tema "Dalla propaganda dell'amministrazione di destra alla città reale: Porto, Lame, Commercio, Antenne", con Raffaella Altamura della Confesercenti Molfetta, Massimiliano Piscitelli di Legambiente Molfetta, Angela Barbanente assessore regionale all'urbanistica e Gianni Porta, consigliere comunale. E' previsto l'intervento di un rappresentante del comitato quartiere “Catecombe”. Modera Vincenzo Mongelli, del Direttivo Rifondazione Comunista Molfetta. Conclusione alle col concerto dei Wall-Hung Combination Boiler, a seguire La Digitale Purpurea, rock alternativo. Domani, sabato, alle 19,30, dibattito sul tema "Crisi economica, lavoro e sindacato: le proposte della sinistra di alternativa", con Emanuele Porcelli, R.S.A-C.G.I.L azienda floricola Ciccolella, Giuseppe De Leonardis, segretario regionale Flai Cgil, Vitonicola Di Bari componente segreteria provinciale F.L.A.I.-C.G.I.L., Nicola Cesaria segretario regionale P.R.C. E' previsto l'intervento del portavoce della Rete Docenti Precari di Bari. Modera Beppe Zanna, Segretario Rifondazione Comunista Molfetta. Consueto concerto alle 22 con i Think'd, Icy Stares, Zio Felp e con le Pile Scariche. Infine estrazione dei biglietti della sottoscrizione a premi martedì 19 settembre.
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..............se partigiani e Alleati stringono i loro legami, fascisti e tedeschi non perdono tempo: il maresciallo Erwin Rommel ha gia disposto che chiunque attenterà alla vita di membro della Wehrmacht o di un appartenente ai servizi civili sarà punito con la morte", e i suoi uomini non si fanno pregare per applicare, con abbondanza, gli ordini. Anche i fascisti non scherzano, e chiunque sia sospettato di aiutare i partigiani è subito passato per la armi, come succede a tutti i e sette i fratelli Cervi, che vengono assassinati il 28 dicembre 1943 a Reggio Emilia........... .......... . Ma la cieca ferocia nazista ormai non ottiene altro risultato che quello di far aumentare la volontà e il numero di chi le si oppone. Come ha calcolato Leo Valiani, i partigiani, che nel novembre 1943 non erano più di 4.000, sono diventati quasi 35.000 e, il 1° marzo 1944, nell'Italia occupata dai tedeschi ha inizio uno sciopero senza precedenti, che per otto giorni, (anche se con alterna fortuna) blocca fabbriche e uffici. Tutto il Paese è dunque in rivolta, non solo al Nord: in Abruzzo lottano la "banda" della Maiella e il raggruppamento "Gran Sasso"; a sud di Roma quello dei "Castelli" e a nord della capitale il "Soratte" e il "Monte Amiata". Nelle Marche si distinguono le formazioni di Macerata, Pesaro, Ascoli Piceno; in Umbria le "brigate Gramsci" e "Garibaldi, che operano in Val Nerina e nel reatino. Della Resistenza toscana parlano le stragi che insanguinarono città e paesi, la cui popolazione fu letteralmente massacrata dai tedeschi: S. Giovanni Valdarano, Figline, Marradi, Montelupo Fiorentino, Meleto, Castelnuovo dei Sabbioni, San Martino e decine di altre località grandi e piccole pagano con centinaia di morti la loro sete di libertà. Ma, a rappresentare agli occhi di tutto il mondo la ferocia di quella primavera, tocca a 355 romani assassinati alle Fosse Ardeatine: il 23 marzo 1944, infatti, il Gruppo di Azione Patriottica comandato da Carlo Salinari decide di attaccare, nel cuore della città, in via Rasella, una colonna tedesca e uccide 33 soldati. La reazione degli occupanti è immediata: 24 ore dopo (gli autori dell'attentato non si presentano), 355 persone prese in ostaggio dai nazisti vengono giustiziate. In questo episodio, forse più che in altri, è racchiuso tutto il dramma di quei lunghi mesi in cui l'orrore e la violenza erano i veri padroni del Paese... ................................................................................................. . E' il 5 giugno 1946: il ministro degli interni Giuseppe Romita annuncia i risultati finali del referendum monarchia-repubblica. Cinque giorni dopo la Cassazione lo promulga. I cittadini spontaneamente dedicano alla Repubblica, vie e piazze. Tutto questo e altro non scritto ma scolpito nella STORIA, non è una festa politica e di colore, è una festa TRICOLORE e di tutti gli Italiani. VIVA L'ITALIA, VIVA LA REPUBBLICA, VIVA LA LIBERTA', VIVA LA DEMOCRAZIA. ALLA MEMORIA.

L'Italia si riscatta con la Resistenza. Allo sfacelo della nazione, seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, e alla clamorosa abdicazione alle proprie responsabilità delle autorità civili e militari, nelle regioni non ancora raggiunte dall'avanzata alleata c'è chi reagisce unendosi ai tedeschi e chi mettendosi in stato di prudente attesa. Ma c'è anche chi prende le armi e comincia a battersi per il riscatto del paese: nelle città si ergono barricate, nelle campagne si costituiscono le prime formazioni partigiane. Ma in molti dei giovani e non più giovani soldati e ufficiali dell'esercito sfasciato, che in un primo tempo sognavano soltanto lòa pace e la casa, cominciò ad affacciarsi un confuso sentimento di solidarietà, un bisogno di riunirsi, di fare numero, fosse anche soltanto per difendersi, di fare insomma qualcosa contro la ferocia e la protervia del nemico. Davanti a molti italiani, si aprirono i sentieri della montagna e della clandestinità. Intanto il 9 settembre a Roma, il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, il Partito d'Azione, la Democrazia Cristiana, il Partito Liberale e il piccolo Partito della Democrazia del Lavoro, davano vita al CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale, sotto la presidenza del socialista Ivanoe Bonomi............. ..... .Cominciò così, per l'Italia, una nuova guerra, l'unica combattuta senza coscrizione o cartolina precetto e che riunì, per libera scelta e sotto un'unica bandiera, uomini di ogni formazione politica, ideologica e culturale. Fu una bandiera intrisa di molto sangue e le cifre ufficiali parlano di 31.519 patrioti (tra cui 623 donne) caduti in combattimento, fucilati o impiccati: 9.980 civili assassinati per rappresaglia da fascisti e nazisti; 8.382 deportati politici fatti trucidare da Hitler,10.000 caduti nelle file del Corpo Italiano di Liberazione (CIL), che risaliva la penisola del Meridione a fianco degli Angloamericani; infine 35.000 morti tra coloro che combatterono nei movimenti di liberazione all'estero. La Resistenza, come ebbe a dire il leader comunista Giorgio Amendola, non fu di parte: fu tricolore. I nazisti, con la collaborazione dei fascisti, cominciarono a razziare e depredare il Paese. Al comando del generale Rudolph Toussaint, presero la via della Germania migliaia di vagoni ferroviari carichi di tutto quello che poteva servire alla "grandezza" del Terzo Reich. A tutto questo si aggiunse la deportazione di migliaia di lavoratori e di reclute (tutte di razza pura, come stabilivano gli ordini del maresciallo Goering), destinati a rinforzare l'economia e le difese contraeree tedesche: in totale i nuovi padroni dell'Italia volevano prelevare 1.200.000 uomini. Ed è a Boves, un paesino della provincia di Cuneo, che si recita il primo atto della lotta: il 19 settembre 1943, i partigiani uccidono due soldati tedeschi. Un certo maggiore Peiper delle SS (la milizia armata nazista) decide subito la rappresaglia contro la popolazione civile: fa rinchiudere il sindaco e il parroco nella chiesa e poi la fa incendiare. Subito dopo i tedeschi appiccano il fuoco alle 300 case della borgata. Non si saprà mai con esattezza, quanti siano stati i morti. A Boves hanno bruciato vivi donne e bambini, poveri e ricchi, sindaco e parroco. Otto giorni dopo, quasi all'estremo opposto dell'Italia, a Napoli, la popolazione insorge: sono le famose "quattro giornate " (dal 27 al 30 settembre) in cui, scugnizzi e intellettuali, operai e borghesi si rivoltano spontaneamente contro i tedeschi con una tale incredibile furia da spazzare via il nemico. Napoli è la prima città italiana liberata dagli stessi abitanti. Tedeschi e fascisti reagiscono con massicci rastrellamenti, arresti e torture........... ... La violenza non ha più limiti. Il 12 agosto 1944 vengono mitragliate e bruciate 560 persone a Sant'Anna di Stazzema; il 19 tocca a Valla e a valle di Bardine San Terenzio e ai suoi 107 morti, bambini e neonati compresi, dove le SS perfezionano una variante alla strage: lanciano per aria i bambini mentre qualche camerata gli spara al volo. Il massacro continua, mentre i tedeschi si ritirano. Un massacro di proporzioni inaudite: Bergiola di Carrara, 70 civili trucidati, Frigido di Massa, 700, Cerpiano, 28 donne, 19 bambini, 2 vecchi invalidi, Cassaglia, 147 persone tra le quali 50 bambini, Caprara di Marzabotto, 107, di cui 24 bambini, Cadotto e Stevola, 145 i bambini sono 40. Alla fine, tutta la regione è un lago di sangue e, quando a Marzabotto si erigerà, dopo la guerra, un sacrario, i nomi da scrivere sono 1.830: tanti sono le vittime della follia criminale fascista, nazista e del comandante Reder. ..................................... ........... Il 2 maggio 1945 (Adolf Hitler si è ucciso due giorni prima nel suo bunker di Berlino), i tedeschi si arrendono senza condizioni agli Alleati: sull'Italia in rovina è finalmente tornata la PACE. Per gli Italiani la Liberazione avviene con una grande festa. Si apre una nuova era: un titolo di giornale del giugno 1944 annuncia il primo ministero che rappresenta le forze politiche dell'antifascismo. Dieci anni dopo, un manifesto commemorativo del 25 aprile 1945 ricorda a "chi ha dimenticato il "tributo di sangue che il Paese ha versato per riavere la DEMOCRAZIA. Quel Manifesto si ripete oggi: 4 Settembre 2009.

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