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Oggi a Bari presentato il "Rapporto sulla sussidiarietà 2009" Alle 17.30 nell'aula magna del Politecnico con il presidentedella Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini, il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, il sindaco di Bari, Michele Emiliano, il presidente della Provincia Bat, Francesco Ventola
14 maggio 2010

BARI - È un Sud che non conosce e ancora non apprezza i vantaggi della sussidiarietà nella Pubblica amministrazione quello che emerge dal "Rapporto sulla sussidiarietà 2009", che sarà presentato oggi a Bari dal presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini (foto), nell'aula magna del Politecnico, insieme al sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, al sindaco di Bari, Michele Emiliano, e al presidente della Provincia Bat, Francesco Ventola.

Dalla indagine, giunta alla sua quarta edizione e svolta quest'anno attraverso un questionario sottoposto ai funzionari addetti ai servizi di welfare dei Comuni italiani con più di 10mila abitanti, vien fuori un Paese tagliato in due, con il Nord-est (87%) e il Nord-ovest (83%) che apprezzano i vantaggi della sussidiarietà orizzontale, ovvero la delega della gestione di alcuni servizi pubblici a organizzazioni e consorzi senza fini di lucro, e con le città del Sud e delle isole che si fermano a un apprezzamento stimato intorno al 71%. Quanto alla sussidiarietà verticale, ovvero la possibilità che le attività amministrative vengono svolte dalla entità territoriale amministrativa più vicina ai cittadini (i Comuni), a meno che i livelli amministrativi superiori (città metropolitane, Province, Regioni, Stato) non siano in grado di rendere gli stessi servizi in maniera più efficace ed efficiente, il grado di favore è «molto elevato» per il 42% dei Comuni ed è «abbastanza elevato» per il 53%: i giudizi sfavorevoli sono di appena il 4% degli intervistati.

Cura degli anziani e sostegno all'infanzia sono i settori nei quali vengono registrate le politiche più efficaci messe in atto attraverso il ricorso alla sussidiarietà.

Dal punto di vista dei cittadini, la seconda parte dello studio condotto dalla Fondazione per la sussidiarietà ha fatto emergere un dato tutt'altro che positivo: soltanto il 18% degli italiani conosce la sussidiarietà, ma il 43% degli intervistati ritiene che siano migliori i servizi offerti forniti da corpi sociali e il 44,7% ritiene che siano uguali a quelli erogati direttamente dallo Stato.

«C’è un’idea negativa di persona e di iniziativa personale – è la conclusione del Rapporto – che impedisce di scoprire come invece le realtà di base più vicine al cittadino, quelle del privato sociale, sono ciò che nei fatti, rendono il welfare italiano ancora di valore e permettono di allargare l’intervento ai bisogni emergenti. Il cittadino, nelle sue forme sociali organizzate, deve essere al centro di un’azione efficace di risposta ai suoi bisogni di welfare».

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