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Nuovo porto di Molfetta, il sindaco, dopo l’inchiesta di “Quindici” in edicola dal 15 dicembre, convoca la stampa per dire che il parere dell’Anac è favorevole e che si va avanti. La diversa lettura dell’ex vice sindaco Maralfa. E i rischi che si corrono
I cassoni galleggianti nel cantiere del nuovo porto
22 dicembre 2018

MOLFETTA – Come avevamo preannunciato, dopo l’inchiesta sulle macerie del nuovo porto commerciale di Molfetta pubblicata sulla rivista mensile “Quindici” in edicola, il sindaco Tommaso Minervini si è affrettato a convocare una conferenza stampa ad horas e di prima mattina, per annunciare di aver avuto, una settimana fa, il parere favorevole dell’Anac (l’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone) per la prosecuzione dei lavori.

Il sindaco ha affermato che si va avanti con i lavori per la costruzione del porto, dopo l’ok del Consiglio Superiore dei lavori pubblici e il via libera del Ministero dell’Ambiente, grazie anche alla la delibera dell’Anac che indica al sindaco stesso come andare avanti.

Inoltre, in seguito alla lettera dell’Anac, la giunta comunale ha dato mandato al sindaco di «ottemperare ai suggerimenti dell’Autorità nazionale anti corruzione per procedere con i lavori di messa in sicurezza di una tra le più importanti opere pubbliche d’Italia e valutare la possibilità di ultimare i lavori del porto.

«È il tempo del coraggio delle scelte – sottolinea Minervini, presentandosi di fronte ai giornalisti con una documentazione dettagliata di oltre 1.300 pagine, parte dell’intenso carteggio tra il Comune di Molfetta e l’Ente anticorruzione raccolto in un anno e mezzo – se un sindaco non ha il coraggio di assumersi responsabilità importanti – continua - lascia la fascia. Sulla costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta».

Ora il Sindaco, alla luce del parere Anac, dovrà verificare la possibilità di continuare l’appalto in essere solo in presenza della convenienza e della pubblica utilità. I lavori del porto commerciale sono fermi da ottobre del 2013. Questo fermo ha comportato, ad oggi, danni notevoli.

“Per l’ultimazione del porto – conclude Minervini – in questi mesi abbiamo già ottenuto l’ok del Consiglio superiore dei lavori pubblici e abbiamo garantito le coperture economiche con una delibera di giunta che va ad accantonare le somme necessarie alla conclusione dei lavori. Adesso, dopo il parere dell’Anac, approfondirò i vari scenari che abbiamo di fronte e con un atto di indirizzo mi assumerò una responsabilità anche personale. La via che seguiremo è dimostrare l’evidente interesse pubblico. Occorre pertanto verificare con l’impresa se ci sono degli elementi per continuare i lavori a determinate condizioni, azzerando innanzitutto il contenzioso in essere”.

Questa lettura del parere dell’Anac ha ricevuto già una prima contestazione dall’ex vice sindaco della giunta Natalicchio, l’avv. Bepi Maralfa che, unitamente al Movimento politico Area Pubblica Molfetta.

Ecco quanto scrive Maralfa: «Affaire Porto di Molfetta. Procediamo con ordine e con trasparenza. E diciamo i fatti. A seguito del sequestro preventivo del Porto di Molfetta disposto dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani il 7.10.2013 i lavori portuali sono rimasti fermi (sono proseguiti solo quelli di messa in sicurezza dell’opera e di sminamento degli ordini bellici presenti sui fondali marini). Nel 2015, dopo il dissequestro del Porto con contestuale restituzione dell’opera al Comune di Molfetta, l’amministrazione Natalicchio rivolse un quesito all’Autorità Nazionale Anticorruzione: viste le criticità evidenziate dalla magistratura tranese riguardo al contratto di appalto intercorso tra la ditta appaltatrice CMC di Ravenna e Comune di Molfetta (il relativo processo penale era ed è ancora in corso dinanzi al Tribunale di Trani), si potevano proseguire i lavori portuali affidandone direttamente la realizzazione alla stessa appaltatrice CMC?

Ebbene, il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, con nota del 25.11.2015 rispose di no e scrisse “resta inteso – scriveva il Presidente Cantone – che la procedura negoziata per ragioni di estrema urgenza non legittima l’affidamento diretto dei lavori ad un operatore economico precedentemente individuato dovendo trovare applicazione il comma 6 dell’art. 57 che prevede che, «ove possibile, la stazione appaltante individua gli operatori economici da consultare sulla base di informazioni riguardanti le caratteristiche di qualificazione economico finanziaria e tecnico organizzativa desunte dal mercato, nel rispetto dei principi di trasparenza, concorrenza, rotazione, e seleziona almeno tre operatori economici”.

Cantone con la regola tracciata si riferiva ai lavori di messa in sicurezza ma tale principio giuridico, come ognun vede, vale a maggior ragione per opere più costose, quelle di completamento dell’opera portuale. Nel frattempo la CMC, a motivo del blocco dei lavori disposto dalla magistratura, la CMC aveva chiesto al Comune di Molfetta il risarcimento del danno nella misura di 22 milioni di euro. Tale richiesta risarcitoria, per quanto risulta, é ancora in piedi. La succitata ditta, sempre per quanto risulta, sarebbe entrata in situazione di instabilità economica. Veniamo ad oggi 21.12.2018.

Stamattina (ieri per chi legge, ndr) il Sindaco di Molfetta Tommaso Minervini ha indetto e tenuto una conferenza stampa sul tema Porto, in cui ha espresso alcuni principi fermi: (1) i lavori del Porto proseguiranno e si concluderanno senza ombra di dubbio (2) sarà la stessa CMC a proseguirli e completarli (n.d.r. la stessa ditta che, secondo Cantone, non poteva neppure proseguire i lavori di messa in sicurezza se non si rifaceva la gara; proprio quella che ha chiesto al Comune di Molfetta 22 milioni di euro di risarcimento; quella stessa nei cui confronti il Comune di Molfetta, nell’interesse di noi cittadini, si è costituito parte civile nel processo penale per chiedere a sua volta, il risarcimento del danno da reato) (3) ci sono tutti i pareri in regola, Consiglio Superiore Lavori Pubblici, Ministero per l’Ambiente e Autorità Anticorruzione (4) lui, il Sindaco, è diventato plenipotenziario sulla questione porto, sarà lui ad esercitare il potere pieno sull’affare, una sorta di supercommissario ministeriale o prefettizio, investito anche dei poteri della giunta. Questo è quanto.

Resta ovviamente, a nostro sommesso avviso e stando a quello che dice in conferenza stampa il primo cittadino, da leggere con grande curiosità il recente parere di Raffaele Cantone, che, stranamente, sarebbe di ben diverso tenore rispetto a quello datato 2015: Cantone, infatti, nel 2015 faceva riferimento alla impossibilità – stante la palese violazione di legge – di affidare direttamente ad una ditta, la CMC, per l’appunto, la prosecuzione dell’appalto, necessario essendo rifare la gara o, quantomeno, far ricorso all’applicazione della regola della rotazione delle imprese appaltatrici, ora, invece, mutando pensiero, affermerebbe – sempre secondo quanto si apprende dalla stampa per detto dal sindaco – che ben può essere la CMC a proseguire e concludere i lavori. Resta, infine, da verificare che fine farà la richiesta risarcitoria della CMC al Comune di Molfetta per la non esigua somma di 22 milioni di euro e che fine farà la costituzione di parte civile, con connesso risarcimento del danno, spiegata dal Comune di Molfetta nei confronti della stessa ditta appaltatrice, all’esito del processo penale in corso. Un post it conclusivo non può mancare: nel frattempo, vanno via un sacco e mezzo di denari, impiegati per le opere extraportuali».

A nostro parere, è assurdo affidare di nuovo i lavori alla CMC, col rischio di ritrovarsi in un’altra difficoltà, anche perché nessuno garantisce al Comune di Molfetta che la stessa ditta non pretenda i 21 milioni di euro già chiesti in precedenza per il ritardo dei lavori. Sarebbe stato opportuno seguire il primo parere dell’Anac di affidare ad altri il completamento del porto commerciale. Inoltre chi garantirà che non ci siano più bombe da marzo 2019? Le autorità militari, rispondendo a una domanda di “Quindici” avevano fatto affermazioni generiche, soprattutto sul fronte delle responsabilità. Nel caso di incidente per lo scoppio di un ordigno, che nessuno si augura, ci sarà sempre chi potrà dire che non erano state assunte tutte le misure adeguate, come avviene sempre in Italia di fronte alle calamità e agli incidenti.

Approfondiremo il tutto, dopo aver letto la copiosa documentazione inviata dall’Anac, che consta di ben 1.300 pagine, per vedere se l’interpretazione del sindaco Minervini è esatta oppure se l’Anac ha espresso un parere molto più prudente, come alcune scelte del passato ci fanno ritenere.

 

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