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Nuovi “mal di pancia” nel Partito Democratico a Molfetta: Mauro Panunzio rinuncia alla candidatura Dopo l'inserimento nelle liste dell'Udc, che fa parte della coalizione di riscossa democratica contro il sindaco Azzollini, di una persona a lui non gradita
17 marzo 2008

MOLFETTA - Ancora “mal di pancia” all'interno del Partito Democratico. Dopo la lettera di Mimmo Favuzzi, diffusa domenica in anteprima da “Quindici”, con la quale esprimeva il suo dissenso per l'inserimento di una persona a lui non gradita all'interno della lista dell'Udc che fa parte della coalizione di “riscossa democratica” contro il sindaco uscente di Forza Italia Antonio Azzollini, è ora la volta di Mauro Panunzio (foto). L'architetto Panunzio annuncia la sua decisione di ritirare la propria candidatura nelle liste del Pd e chiede la convocazione del coordinamento cittadino del partito. Ecco il testo della sua lettera: «Sono stato travolto dalla rabbia quando sono venuto a conoscenza che l'accordo condiviso da tutti i partiti della coalizione è stato violato nella sua parte più nobile: il codice etico. La linea di demarcazione posta per i partiti e gli uomini che potevano far parte della coalizione, creata per l'emergenza democratica, è stata profanata. Mi ero candidato con la lista del Partito Democratico di cui tra l'altro sono membro del coordinamento cittadino, ritenevo che il nuovo partito avesse l'ambizione di rappresentare la parte migliore dell'area di centro sinistra moderato, riformista e progressista. Che non si sarebbe mai piegato alle meringhe della politica becera, affarista e trasformista. Ma veniamo alla cronaca dei fatti scanditi dall'uscita dei nominativi delle liste che partecipano a questa competizione elettorale. Nelle discussioni di partito e dal vivo della conferenza stampa del nostro candidato sindaco le parole pronunciate con estrema chiarezza, non lasciavano spazio a fraintendimenti perché sul codice etico sono state inequivocabili. Ho la sensazione di essere finito in un posto dove si “predica bene e razzola male”. Al mio amico Mino dico: il tuo incarico primario era quello di voler prendere finalmente una strada che ci portasse verso la VERA democrazia e la partecipazione di tutti. Avrei voluto un'elezione che legittimasse il nostro operato, anche sbagliato. La proposta e l'inserimento arbitrario di nominativi rinviati a giudizio è un affronto, è un sicuro espediente per delegittimare l'intera coalizione… ma io, come tutti, nella lista del PD ho messo la mia faccia, ho dato i miei documenti, ho messo a disposizione il mio curriculum, il mio elettorato che facevo già fatica a far accettare partiti provenienti dal centro destra, e che di fatto hanno contribuito all'inesorabile declino in cui versa la città. Trovo gravissimo l'atteggiamento prepotente assunto da un partito che avevo avuto modo di ricredermi a seguito delle dichiarazioni fatte dal suo segretario politico. E' inaccettabile l'assoluta chiusura a difesa di una decisione già presa ed irrevocabile. Il partito socialista da cui nel 1920 è nato il fascismo, è nato su premesse di minore chiusura e autoritarismo. Mi dispiace, ma la mia dignità non può accettare le premesse di essere ricattabili prim'ancora di vincere le elezioni, perdere queste elezioni è forse il male minore. Ritiro ufficialmente la mia candidatura dalla lista del partito democratico. Chiedo una riunione d'urgenza del coordinamento cittadino, provinciale e regionale del Partito Democratico».
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