Basta campanilismi e nostalgie medievali dell’Italia dei Comuni. Molfetta non può continuare ad essere una città delle retrovie nelle quali è stata condotta da un’amministrazione dissennata e priva di visioni strategiche, come il suo sindaco-senatore incompatibile Antonio Azzollini (foto), ora che la sua maggioranza si sta disgregando con il Pdl, il suo partito colpito dagli scandali a ripetizione a livello nazionale.
Certo, la modernità non fa parte del bagaglio culturale di Azzollini, fermo quantomeno agli anni ’60, ma riportare indietro la città più di quanto non abbia fatto in questo decennio di amministrazione di centrodestra, ci sembra eccessivo.
Il sindaco Azzollini porta vanti una battaglia di retroguardia, soprattutto fatta di bugie per ingannare ancora una volta i suoi concittadini sulla storia dell’area metropolitana di Bari. E’ sceso in piazza e sta mobilitando altri Comuni per dire “no” a questa nuova figura giuridica, prevista dal nostro ordinamento e che il governo Monti si accinge a varare per motivi di spending rewiew, di risparmio della spesa pubblica, dopo gli sprechi registrati negli scorsi anni dalle Province, enti ormai inutili e superati già con l’avvento delle Regioni.
Ma il nostro sindaco invece di aderire subito a questa nuova proposta, che permetterà alla città di ottenere finanziamenti comunitari e godere di una serie di servizi e vantaggi che lui come amministratore non è stato in grado di assicurare, urla allo scandalo: “Molfetta non deve diventare una periferia di Bari”. Certo, se dovessimo scegliere partendo dall’operato amministrativo del sindaco Azzollini di questi anni, allora sarebbe meglio fare la periferia di Bari ed essere amministrati dall’attuale capoluogo, piuttosto che disamministrati da questa giunta locale. Insomma, come è avvenuto con Monti, che sta facendo ciò che Berlusconi non era riuscito a fare in tanti anni, ottenendo per di più il plauso dallo stesso Silvio nazionale, così dovremmo augurarci di fare a Molfetta.
Ma non è questo il motivo che dovrebbe spingere i cittadini a scegliere l’area metropolitana. C’è la ragione più grave: al momento l’alternativa è solo quella di finire nella provincia di Foggia.
In realtà nell’area metropolitana, che assorbirà le competenze della provincia, Molfetta non perderebbe nulla, manterrebbe le attuali funzioni, divenendo al contempo la seconda città più importante dopo Bari e avrebbe un ruolo di primo piano intercettando finanziamenti per uno sviluppo economico, mentre a Foggia sarebbe l’ultimo Comune della Daunia (ma che c’entriamo noi con la Daunia? Forse c’è anche un’ignoranza storica) che dovrebbe concorrere con Comuni più agguerriti e attrezzati come Barletta, Andria e Trani. Che faremmo, invece, nell’ipotesi di una nuova provincia? La chiameremmo Batmo e saremmo i fratelli poveri delle altre tre città? Cerchiamo di essere seri. I cittadini non ne possono più di queste pagliacciate estemporanee che, come è avvenuto per l’Italia, hanno portato Molfetta agli ultimi posti. Dobbiamo augurarci anche noi per salvarci, l’avvento di un governo tecnico, auspicando il commissariamento della città? Ricordiamo che Molfetta ha già aderito al progetto di area metropolitana già nel 2006. E poi l’area metropolitana dovrebbe fare ciò che non ha fatto la Provincia di Bari in tanti anni, permettendo ai Comuni di avere veramente voce in capitolo e non come avviene ora con qualche consigliere provinciale inutile che non porta nulla di buono alla città. Verrebbero messe insieme le risorse, si creerebbero motivi di interessi Comuni dalla sanità ai servizi, che potrebbero funzionare meglio. Certo, sarà più difficile piazzare il proprio consigliere provinciale e i vari portaborse, ma questo non sarà un male.
Azzollini, poi, vive nelle sue contraddizioni, frutto proprio del doppio incarico di sindaco-senatore incompatibile, come “Quindici” lo ha definito da tempo. Azzollini vota a Roma a favore dell’area metropolitana, ma la boccia a Molfetta. Che coerenza! La verità è che lui vuole solo salvaguardare il porto, il suo giocattolo preferito, la cui costruzione resterà incompiuta e risulterà solo uno spreco di risorse pubbliche.
E’ bene dire con chiarezza che le aree metropolitane sopprimeranno le province, quindi è un falso affermare che sopravviverà quella di Bari, per far piacere al suo amico presidente Schittulli che non vuol perdere la poltrona. La verità è un’altra e come sempre ve la dice “Quindici”, quella che gli altri non dicono: Azzollini non solo vuole mantenere il controllo della città e del suo fantomatico nuovo porto, perché si crede eterno come tutti i personaggi autoritari, ma cerca di crearsi un bacino elettorale favorevole nel nord barese, dove prevale il centrodestra, mentre avrebbe vita difficile nell’area barese. Infatti con la soppressione delle province e la creazione delle aree metropolitane, verranno ridisegnati i collegi elettorali: una sicura sconfitta per Azzollini. Altro che periferia del capoluogo”, come fa dire ai suoi sodali e servitori!
Così non perdendo la sua anima barricadiera di origine comunista totalitaria e stalinista Azzollini prova ad agitare le acque a fare ammuina, come all’epoca della foresteria della capitaneria (da lui stesso prima autorizzata) e a combattere contro l’area metropolitana, da egli stesso votata a Roma. Insomma, ancora una volta prende i suoi cittadini per imbecilli e li spinge inesorabilmente verso Foggia, per giustificarsi, poi, dicendo che è una decisione presa dal governo Monti e lavarsene le mani.
Se è un ignorante politico, come crediamo, possiamo attribuirgli la buona fede, se non lo è, allora non possiamo permettere che faccia prevalere l’interesse personale su quello collettivo. Perché si ostina contro Bari, perché teme eventuali controlli e politiche comuni, mentre, come per il porto, Azzollini ama andare per conto suo?
Questa crociata contro l’area metropolitana è solo un modo per distrarre l’attenzione dei cittadini dai problemi irrisolti di Molfetta, una città sempre più allo sbando che ha perduto il ruolo leader che aveva una volta nel territorio.
E’ la politica urlata degli slogan, delle promesse demagogiche, parlando alla pancia della gente, la stessa politica che sta usando l’emulo di Berlusconi, Beppe Grillo: è facile dire aboliamo le tasse, cancelliamo l’euro, allineiamo gli stipendi alla media europea, costringiamo le imprese a non delocalizzare e a creare posti di lavori in Italia, e così via. Ma come? Programmi, progetti alternativi, proposte concrete? Nulla. Votatemi e poi si vedrà. Purtroppo il comportamento dei partiti ha portato oggi al successo di Grillo come ieri alla vittoria di Forza Italia e magari domani del Renzi di turno. Gli italiani sono un popolo credulone pronto a buttarsi nelle braccia del demagogo di turno: ieri Mussolini, poi Berlusconi, oggi Grillo e dei loro guru: ieri Pilo oggi Casaleggio.
Con questa crociata Azzollini dimostra tutta la sua ignoranza politica, la mancanza di visione strategica, di lungimiranza, di orizzonti di crescita e di sviluppo, rimanendo legato agli interessi di bottega del Comune. In un mondo che cambia e privilegia le macro regioni, fare campagne campanilistiche in nome di un’assurda autarchia mussoliniana, che tanti danni ha portato all’Italia, ci sembra solo ingannare i cittadini che pagheranno di tasca propria questi errori.
Ci auguriamo che l’opposizione di centrosinistra sappia giocare con efficacia il proprio ruolo (questa sera è annunciato un incontro pubblico con la città proprio su questo argomento) soprattutto nel consiglio comunale di domani che dovrà decidere le sorti della nostra città, senza ascoltare i cittadini. Non può un uomo decidere per una città. Un altro personaggio politico del passato inventò l’infausto slogan “un uomo, una città” e noi lo criticammo ampiamente all’epoca. Non vorremmo che questo slogan, già fatto suo dal sindaco Azzollini, possa arrecare altri danni a Molfetta. Non si può decidere per tutti su un problema così importante, occorre ascoltare i cittadini, che devono ribellarsi a questa scelta dissennata di diventare l’ultimo Comune della provincia di Foggia e chiedere di poter esprimere la propria opinione, non delegando ad alcuno questa scelta.
Non ci piace il ruolo di Cassandre, ma troppe volte ci siamo ritrovati ad essere facili profeti inascoltati. Ci preme solo salvare la nostra città che amiamo e che vogliamo veder crescere, soprattutto nell’interesse dei nostri figli.
Fermiamo questa follia, prima che sia troppo tardi!
© Riproduzione riservata