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Nichi Vendola, ha presentato a Molfetta il suo Manifesto politico-poetico “Patrie”
Annalia Solimini, Nichi Vendola, Augusto Ficele
02 novembre 2021

MOLFETTA – Si chiama “Patrie” l’ultimo libro di Nicki Vendola. E’ stato presentato a Molfetta a “SpazioleArti”. L’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ha presentato il suo ultimo libro “Patrie”. Ad aprire la discussione è stata la portavoce del movimento “Rinascere”, Annalia Solimini a cui ha fatto seguito un botta e risposta tra il politico e il giornalista Augusto Ficele.

Vendola, ha parlato del suo libro come un manifesto politico e poetico, una raccolta di poesie, nelle quali le parole sono un monito contro nazionalismi e violenze. L’intento poetico è quello di scardinare muri tra culture, tra individui e terre, tramite l’atto poetico che diviene più forte mezzo politico. La sua scrittura è una reazione privata ad un fatto pubblico, una risposta a quei fantasmi esorcizzati che sono tornati nei cuori delle nostre società, dimenticati per un lunghissimo dopoguerra perché appartenuti ai pensieri inesprimibili nella cultura democratica, che però dal trampismo in poi sono stati sdoganati.

Alla domanda di Ficele su quale fosse l’urgenza di scrivere poesie, Vendola ha voluto porre primariamente l’accento su cosa comportasse ogni gesto artistico in ambito civile, ovviamente atto o di ribellione o di consacrazione al potere, ciò che rifiuta è però l’arte per proselitismo e propaganda.

Quella che Ficele definisce urgenza, Vendola la definisce impellenza fisica: “Scrivo poesie da bambino, le mie prime erano semplici poesiole, che mi hanno condotto ad un incantamento per la parola”.

Racconta dei suoi anni di formazione, momento comune in cui l’amore per i libri si è intersecato con l’amore per la politica, cammini paralleli in anni nei quali i partiti erano davvero incuneati con i ceti sociali di riferimento.

La scelta del titolo è frutto di una profonda riflessione, Vendola dice: “Ognuno costruisce una patria, come confine, muro contro il nemico, ed è per questo che noi oggi conviviamo con i cadaveri che galleggiano nel Mediterraneo”. La parola patria nel titolo è declinata al plurale non a caso, il politico auspica una società nella quale sia possibile parlare di una moltitudine di patrie di appartenenza. La sua patria è una pietra d’inciampo, come emerge da una delle sue poesie, perché è dalla memoria di eventi storici, come la ghettizzazione ebraica che dobbiamo tenere a mente la non comunanza semantica tra patria e confine.

Il filo rosso di questa produzione è da una parte un profondo sentimento di orrore per gli eventi mondiali, d’altra parte una speranza per la forza giovanile.

A conclusione del dibattitto Vendola ha voluto ribadire il fondamento politico che è alla base del suo lavoro, non deve apparire progressista una politica di contenimento, la sua percezione è che un tale pensiero sia segno di percezione deviata del concetto di diritti umani. In questa raccolta di poesie edita da “Il Saggiatore” vibrano quindi le sue mille battaglie e ci descrive una costellazione di infinite Patrie, linguistiche, emotive, culturali. Parole che ospitano umanità`, che inneggiano al valore della diversità` e che esaltano un patriottismo senza nazione, razza, genere.

© Riproduzione riservata

Autore: Francesca Petruzzella
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