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Nel nuovo museo diocesano oltre 500 pezzi e spazio all'arte moderna
15 luglio 2009

Inaugurato il nuovo Museo Diocesano di Molfetta, dopo 3 anni di riorganizzazione e risistemazione, «frutto di attenta collaborazione e proficua condivisione, rendendo un servizio comunitario, storico e pastorale alla città ed alla diocesi», come ha sottolineato il vescovo della Diocesi, mons. Luigi Martella, alla conferenza stampa tenutasi all’interno del museo stesso, nella sala multimediale. Il museo, oltre ai 500 pezzi ospitati, «è pronto ad accogliere tutte le espressioni dell’arte moderna», come dimostra la donazione di Vito Zaza e di altri artisti molfettesi, per essere «una via dell’arte e non un’isola chiusa, un museo che racconta, che vive, che parla attraverso i suoi reperti storici »: il Vescovo e l’architetto Fernando Russo, direttore dei lavori, hanno ribadito l’intenzione di rendere il museo «un luogo aperto all’ascolto ed alla contemplazione della storia, che deve necessariamente entrare nel circuito socio-culturale della città, della regione e dell’Italia». Attraverso i nuovi strumenti multimediali, si cercherà di rendere al Museo Diocesano la dovuta visibilità non solo nazionale, ma internazionale, cercando collaborazioni, ad esempio, con il museo di Madrid e di San Pietroburgo. Infatti, «i finanziamenti sono ottenuti dalla cooperazione tra diocesi, Regione Puglia e Ministero e – ha anticipatodon Pietro Rubini, direttore del museo – uno dei progetti futuri è quello di creare una card di visita per il circuito formato dai musei di Molfetta, di Bari-Bitonto e di Otranto»: organizzare il museo in sezioni (ricordiamo la sezione archeologica, statuaria, sacra, la pinacoteca) vorrebbe evidenziare «la dinamicità e la circolazione delle opere, dunque l’interscambio delle stesse, perché un museo non dev’essere solo un momento espositivo, ma anche di novità». Il percorso della visita si svolge sui due piani, passando dalla sezione archeologica al periodo moderno e contemporaneo e ogni gruppo deve essere composto in media da 30 persone, mentre la sala polifunzionale/multimediale ha la funzione di accogliere e gestire il flusso dei visitatori. L’esito positivo di questa iniziativa risiede in gran parte nella collaborazione futura tra i vari enti comunali, ecclesiastici e culturali: il fallimento o la mancata realizzazione di questa auspicata sinergia non solo oscurerebbe la visibilità del nuovo museo, ma renderebbe inutile tutta l’opera in una città che ha bisogno di cultura, perché troppo impegnata nelle beghe politiche e nei sogni di megalomania economica, commerciale ed industriale.

Autore: Marcello la Forgia
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