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Neanche con un fiore…questo non è amore! Cento fiori bianchi donati dagli alunni del Liceo Artistico dell’IISS Mons. Bello a Corso Umberto a Molfetta
26 novembre 2023

MOLFETTA - A distanza di alcuni giorni dal femminicidio di Giulia Cecchettin, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne del 25 novembre ha un sapore amaro. È una sensazione che andrebbe conservata a lungo affinché si possa cambiare quella cultura arcaica responsabile di atti di violenza sulle donne.

 «I “mostri” non sono malati, sono figli sani del patriarcato», questo ha detto la sorella di Giulia Cecchettin, aggiungendo: «Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto».

Con questo spirito, sull’onda di queste dichiarazioni, gli studenti del Liceo Artistico “Mons. A. Bello” di Molfetta hanno affrontato questa Giornata, attraverso il Flash Mob Neanche con un fiore…questo non è amore! con un’azione di sensibilizzazione svoltasi venerdì sera lungo il Corso principale della città.

Le studentesse si sono rappresentate come vittime di violenza, utilizzando il loro corpo come linguaggio e mezzo d'espressione. Il corpo è diventato protagonista assoluto, considerato insieme soggetto e oggetto, esibito come ribellione verso la dipendenza da qualcuno o da qualcosa, espressione visibile dell'assenza di una forma adulta, altruistica, di amore.

Cento fiori bianchi (uno per ogni Vittima del 2023), simbolo di libertà, di pace, di purificazione, di un nuovo inizio, sono stati offerti dagli studenti agli uomini di passaggio, con un Nome e un Cognome, il giorno e il mese del decesso, contrassegnato sullo stelo.

C’è la volontà di provocare.

C’è la volontà di scuotere le convinzioni, le coscienze, i giudizi in merito a questa crudele e disumana realtà che si replica ciclicamente senza arrestarsi.

C’è la volontà di non restare in silenzio.

L’iniziativa si colloca nell’ambito delle attività dell’Istituto di carattere celebrativo ma anche educativo, con performance, reading, coreografie, videoinstallazioni presso l’Auditorium della scuola in Viale 25 aprile e in città, dal 24 al 27 novembre. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/magazine/numeri/2023/11/18/i-corpi-delle-donne-la-violenza-e-il-patriarcato_d81991bb-239c-4f04-be72-d4755139f289.html

 

ha un gusto particolarmente aspro. Un gusto che dovremmo tutti conservare a lungo, perché possa cambiare la cultura che c'è dietro la violenza sulle donne, ogni giorno dell'anno

 

Con il termine body art ("arte del corpo" dall'inglese), si intendono tutte quelle forme artistiche che utilizzano il corpo come mezzo d'espressione e/o come linguaggio [1]. Le forme più comuni di body art sono il tatuaggio o il body piercing. Altre pratiche tipiche della body art comprendono la scarificazione, il Branding, gli impianti sottopelle, il body painting ed altre forme di modificazione corporea.

 

L'impiego del corpo nelle performance artistiche

 

Alexej Parygin. Posturbanism Nature. Performance art 2017

Il principale mezzo espressivo usato per questo genere artistico è il corpo umano. Il corpo è usato per allestire eventi estemporanei con movimenti corporei accompagnati da musica, elementi scenografici, danze, sequenze di azioni e gesti. La body art rende il corpo protagonista assoluto considerandolo soggetto e oggetto dell'espressione artistica ed esibendolo come opera. Vi è la volontà di provocare, di scuotere le convinzioni in fatto di arte.

 

All'uso del corpo come linguaggio, ricorrono sempre più artisti contemporanei di differenti tecniche e tematiche. Lea Vergine parla di alcuni caratteri che fanno da comune denominatore a questa maniera di fare arte: «la perdita di identità; il rifiuto del prevalere del senso della realtà sulla sfera emozionale; la romantica ribellione alla dipendenza da qualcuno o da qualcosa; la tenerezza come meta mancata e quindi frustrante; l'assenza (e l'angoscia che ne deriva) di una forma adulta, altruistica, d'amore».

 

In queste azioni spesso gli autori sono ossessionati dalla necessità di agire in funzione dell'altro. Vi è la necessità di mostrarsi per poter essere. Il performer non sceneggia la storia di un personaggio, ma è egli stesso storia e personaggio. Si volge così verso la ricerca di un'umanità non schiacciata dal funzionalismo della società, che sfugge al concetto di profitto: «l'importante non è sapere, ma sapere che si sa. È uno stato in cui la cultura non serve più a niente» (Lea Vergine, dall'informale alla body Art).

 

E continua: «Sbloccate le forze produttive dell'inconscio, si scatenano - in un continuo drammatizzare isterico - conflitti tra desiderio e difesa, tra licenza e divieto, tra contenuto latente e contenuto manifesto, tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, tra voyerismo ed esibizionismo, tra tendenze sadiche e piacere masochistico, tra fantasie distruttive e catartiche». Nelle azioni della body Art la riproduzione meccanica (video, fotografia, film) assolve ad una duplice funzione: documentativa e di indagine penetrante.

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