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Museo Diocesano di Molfetta: la Deposizione accoglie i visitatori. Inaugurata una sezione di bozzetti di Giulio Cozzoli
10 aprile 2017

MOLFETTA - La soave musica di archi (violino e violoncello), affiancati successivamente da chitarra e dal coro dei piccoli allievi del laboratorio promosso dalla scuola Dvorak, ha accolto i visitatori che hanno preso parte alla presentazione del nuovo allestimento dell'ingresso del Museo Diocesano.

Dopo l'acquisizione di un terreno confinante, grazie alla generosità di Guseppe Piccininni, nostro concittadino cultore d'arte, già Guida ai Musei Vaticani e ad altre esposizioni nella Capitale, l'area è stata riqualificata al fine di ospitare il gruppo monumentale della Deposizione, «un importante tassello nella storia artistica e culturale della nostra città», come l'ha definita il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia.
«Un caloroso e vero applauso a don Michele Amorosini (Direttore del Museo Diocesano - n.d.r.) - ha esordito Mons. cornacchia - che ha tessuto con pazienza, intelligenza e, direi, anche con un pizzico di ardimento questa tela di rapporti e di relazioni che hanno maturato questo bellissimo evento culturale e storico per il Museo della nostra Diocesi e per tutta la città di Molfetta».

«Era doveroso da parte mia fare questa donazione per questo terreno e dare la possibilità di realizzare questo magnifico spazio con questa splendida opera di un grande molfettese, Giulio Cozzoli» ha sottolineato Giuseppe Piccininni, presente all’inaugurazione come Rosa Binetti e Antonietta Cozzoli, eredi dello scultore, che hanno voluto il trasferimento della Deposizione e dei gessi custoditi nella Fabbrica San Domenico al Museo Diocesano, come ha ricordato don Michele Amorosini.
Il capolavoro assoluto dell'amatissimi scultore Giulio Cozzoli trova, dunque, definitiva collocazione all'ingresso della struttura museale, riparata da un vela triangolare.
Collocazione suggestiva che, però, ha lasciato perplessi alcuni visitatori per l'orientamento che pone il gruppo di spalle all'Entica della Chiesa, ma soprattutto per l'esposizione della scultura alle "incursioni" di volatili  che potrebbero danneggiarla con il loro guano (come accadeva al tempo della sua collocazione sotto le arcate del chiostro della Fabbrica San Domenico).
Contestualmente è stata presentata una splendida collezione di inediti curata dal prof. Gaetano Mongelli, il massimo studioso delle opere di Giulio Cozzoli. Si tratta di circa venti bozzetti che riprendono le statue per la processione del sabato santo, soggetti per la partecipazione a concorsi (ad esempio Vestire gli ignudi, monumento a Umberto Giordano a Foggia) o una Nike alata (simbolo della vittoria politica) destinata a uno dei ponti di Roma.
Immancabili alcuni bozzetti per la Deposizione e una prova di fusione in bronzo (in precedenza collocata nella Fabbrica San Domenico sulla scalinata che porta alla Biblioteca comunale).
Il prof. Mongelli ha accompagnato Mons. Cornacchia nella visita alla mostra, contestualizzando ciascuna delle opere presenti nell'allestimento e sottolineando i ripensamenti che hanno poi contraddistinto le realizzazioni di tali sculture (ad esempio la statua del San Giovanni o il gruppo della Pietà).
Di grande pathos ed espressività il busto originale della Maria Cleofe, rimodellata poiché la statua, portata in processione durante il sabato santo risultò più alta delle altre.
Una mostra che vuole celebrare i 60 anni dalla scomparsa dello scultore e, dunque, diventa una ideale prosecuzione dello spettacolo “Con gli occhi di Giulio Cozzoli” andato in scena nelle scorse settimane e promosso dalla cooperativa FeArT, dal Teatro dei Cipis, da DOT Studio e Cosmo Mario Andriani con il sostegno dell’Arciconfraternita della Morte dal Sacco Nero.

© Riproduzione riservata

Autore: Isabella de Pinto
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