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Molfettesi morti in guerra nel '45 in Italia
15 novembre 2014

Il regime nazi-fascista conobbe il suo tracollo nel 1945. L’offensiva alleata sferrata in Italia al comando del generale americano Mark Wayne Clark dal 9 al 14 aprile condusse il 19 allo sfondamento delle linee tedesche a sud di Bologna e il 21 aprile al crollo del fronte appenninico (Linea Gotica). Intanto i partigiani italiani dall’8 al 10 aprile avevano scacciato i tedeschi da tutta la Valle del Taro nel Parmense e il 10 aprile avevano liberato Carrara. Inoltre nel Cadore, nel Friuli e nella Venezia Giulia tra nazifascisti e partigiani si erano svolte delle vere e proprie battaglie in campo aperto. Oltre 230 mila italiani parteciparono alla Resistenza armata in diverse regioni d’Italia. Il 21 aprile i partigiani scacciarono da Bologna i tedeschi prima dell’arrivo degli alleati. La stessa cosa accadde il 24 aprile a Genova e il 26 aprile a Torino. Nel 1946 Winston Churchill dichiarerà: «Se non ci fossero stati i partigiani italiani, noi avremmo avuto il doppio delle perdite e impiegato il doppio del tempo per raggiungere i nostri obiettivi». Il 25 aprile 1945 il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) diede l’ordine di insurrezione generale. Fu stabilita la pena di morte per i gerarchi del fascismo. Iniziò quindi lo sciopero generale con l’occupazione delle fabbriche. Con la mediazione del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, i tedeschi e i fascisti abbandonarono Milano. Nel frattempo i reparti partigiani delle campagne circostanti convergevano sulla città. Benito Mussolini, mentre con alcuni gerarchi tentava di rifugiarsi in Svizzera travestito da soldato tedesco, il 27 aprile fu riconosciuto a Musso presso Dongo, sul lago di Como, da un gruppo di partigiani e giustiziato a Giulino di Mezzegra il 28 aprile insieme alla sua amante Claretta Petacci. I gerarchi catturati vennero fucilati nella piazza di Dongo. Alle ore 14 del 29 aprile 1945, nel quartier generale alleato nella reggia di Caserta, i generali tedeschi Karl Wolff e Heinrich von Vietinghoff firmarono la capitolazione delle forze armate germaniche in Italia, da far andare in vigore dalle 14 del 2 maggio. Gli alleati entrarono in una Milano ormai liberata il 30 aprile. Alle 2:41 (ora francese) del 7 maggio presso Reims, in un piccolo edificio scolastico sede del quartier generale del comandante Dwight David Eisenhower, il generale tedesco Alfred Jodl siglò la resa incondizionata della Germania, stabilendo la cessazione delle ostilità alle ore 23:01 dell’8 maggio 1945. La seconda guerra mondiale era praticamente finita in Europa, anche se altro sangue continuerà a scorrere. Tra i militari e i civili morti per causa di guerra nel 1945, risultano anche diversi molfettesi. Alcuni persero la vita per il Regno del Sud, altri morirono per la Repubblica di Salò, almeno uno cadde come partigiano. Il segnalatore della Regia Marina Cosimo Cuocci fu Giovanni e di Rita Altomare morì a 33 anni per causa di servizio il 25 febbraio 1945, venendo sepolto a Molfetta. Il capitano della Regia Marina Giacomo Sallustio fu Cosimo e fu Maria Lucia Salvemini perì a 47 anni il 28 febbraio 1945 a Brindisi, travolto da un autocarro guidato da un militare alleato ubriaco. Il militare della Repubblica Sociale Italiana Michele Cappelluti di Maria Cappelluti, nato a Molfetta il 2 marzo 1902, cadde in combattimento contro i partigiani il 14 aprile 1945 a Ponte della Priula, frazione di Susegana, in provincia di Treviso. Il marò della Xa MAS Vincenzo Spagnoletti di Ubaldo, nato a Molfetta l’8 agosto 1927, era stato aggregato al Distretto Militare di Torino, dove il distaccamento della Xa MAS della caserma “Monte Grappa” aveva l’incarico di proteggere lo stabilimento e gl’impianti della FIAT. Il diciassettenne risultò disperso 14 aprile 1945 a Sommariva Perno, in provincia di Cuneo. Qui si svolse uno scontro furibondo tra fascisti e partigiani, una delle ultime battaglie della guerra civile che insanguinò l’Italia, menzionata anche da Radio Londra. Qui il battaglione “Leonessa” della Xa MAS e molti repubblichini, bene armati e partiti da Bra con due camion, un’auto e due moto in circa 140 con lo scopo di rastrellare e annientare il comando dei partigiani autonomi della XII divisione “Bra” attestato a Baldissero, furono bloccati verso le 8:30 da un nutrito fuoco di mitragliatrici presso il cimitero di Sommariva Perno dai partigiani della 45a brigata Garibaldi prontamente allertati. Mentre dalle colline circostanti accorrevano gli autonomi di Enrico Martini Mauri e reparti di Giustizia e Libertà, i marò della Xa MAS si arroccarono nel cimitero, per difendersi meglio al riparo. Si arresero solo dopo un accanito combattimento di circa cinque ore. I partigiani ebbero 2 caduti e 4 feriti, di cui 2 moriranno in ospedale. I fascisti l a s c i a rono sul terreno 53 morti, 21 della Xa MAS, 25 della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) e 7 fucilati a Monteu Roero. I restanti 68 marò e militi repubblichini, tranne 28 interrogati e fucilati presso la Cascina Vidavì di Sommariva appartenenti soprattutto alla compagnia giovanile della GNR di Cuneo, furono tradotti nelle carceri di Cisterna d’Asti, subendo per vendetta e crudeltà violenze e angherie. Disperso era risultato il 1° dicembre 1944 anche il v e n t i d u e n n e c ommi l i t o n e molfettese Salvatore Palmiro De Bari, pure della Xa MAS, a Sizzano, in provincia di Novara. Diverso è il caso di Domenico Gadaleta di Mauro, nato a Molfetta il 19 settembre 1919, diplomato alla Farnesina, sottotenente nell’81° reggimento di fanteria della 2a brigata della 29a Waffen Grenadier Division delle SS italiane. Il giovane volontario cadde il 16 aprile 1945 in séguito all’assalto al castello di Momeliano di Gazzola, in provincia di Piacenza, dove erano asserragliati i partigiani. Non andrebbe del tutto escluso che sia morto il 17 aprile per le ferite riportate nel giorno precedente. I combattimenti durarono sette ore. Gli attaccanti ebbero 18 morti, 26 feriti e 10 dispersi; i partigiani contarono una decina di caduti, tra cui il comandante del distaccamento. Tra i partigiani del Nord troviamo Mauro Manente di Antonio e Barbara Scardigno, nato a Molfetta il 20 novembre 1913. Dopo aver fatto il servizio militare come sottocapo fuochista della Regia Marina, con la giovane moglie si trasferì inizialmente a Milano, dove lavorò e gli nacquero due figli. Quando la sua casa fu distrutta da un bombardamento alleato, fu costretto ad abbandonare Milano e a rifugiarsi come sfollato a Santa Giustina in Colle, nel Padovano, alloggiando in un’aula delle Scuole elementari dove ebbe un terzo figlio. Aveva la qualifica di muratore, ma lavorò come guardalinee ferroviario. Dal 15 aprile 1945 si unì ai partigiani della 3a brigata “Damiano Chiesa”, apartitica e dipendente dal comando di Padova. In séguito all’uccisione di due tedeschi, il 27 aprile 1945 i nazisti attuarono a Santa Giustina una feroce rappresaglia, uccidendo con una pistolettata alla testa 24 civili, tra cui alcuni ragazzi, il parroco, il cappellano e Mauro Manente, scelti fra una quarantina di ostaggi. Tra di essi c’era Nicolò Manente, che, messosi accanto al fratello Mauro, fu fortunosamente evitato nella conta mortale. Mauro Manente fu inumato prima nel Cimitero comunale di Santa Giustina in Colle e poi traslato in quello di Molfetta. A sua volta il sottotenente della Xa MAS Cosmo Giovine, nato a Molfetta il 13 febbraio 1921 e residente nel capoluogo piemontese, venne fucilato o soppresso in altro modo il 1° maggio 1945 a Torino. Era figlio di quel Crispo Giovine che nel luglio del 1912 aveva partecipato come 2° macchinista sulla torpediniera d’alto mare Climene all’impresa dei Dardanelli. Per altri molfettesi le notizie sono più o meno frammentarie. Mauro Fornari perì in Sardegna nel 1945 e fu seppellito a Capoterra, dove c’era un aeroporto militare. Non si conosce il luogo di decesso del marò fuochista venticinquenne Antonio Marino di Domenico e fu Irene Rafanelli, morto il 9 maggio 1945 e sepolto in Italia. Del soldato ventiduenne Sergio Germinario di Girolamo e Anna La Grasta allo stato attuale sappiamo invece che perì 10 maggio 1945 per ferite a Firenze e fu in séguito seppellito a Molfetta nel sacrario del Cimitero monumentale. Tra i caduti s’incontra anche un ex tenente di artiglieria decorato con medaglia di bronzo, nato a Molfetta nel 1891, squadrista della Xa Brigata Nera “Enrico Tognu” di Brescia, Corrado Ciocia, al momento dell’arresto podestà di Iseo, di 54 anni, maltrattato e poi fucilato o giustiziato in altra maniera dai partigiani il 7 o il 12 maggio 1945 a Prevalle, in provincia di Brescia. Il sottotenente Domenico Antonio Mezzina di Corrado e Giacoma Tatulli, nato a Molfetta il 20 gennaio 1920, diplomatosi come insegnante, risultava irreperibile l’8 settembre 1943. Perciò viene dato per morto in tale data nella Banca dati dei caduti in guerra del Ministero della Difesa, ma in realtà passò tra le file della Repubblica Sociale Italiana, per finire nella lista dei dispersi nella città di Torino sotto la data del 12 giugno 1945, presumibilmente fucilato dai partigiani. Luigi Paparella, nato a Molfetta il 2 aprile 1902, morì in Calabria il 30 agosto 1945. Fu prima sepolto nel Cimitero comunale di Crotone e poi in quello di Molfetta. Il marinaio molfettese Antonio Spagnoletta perì il 4 settembre 1945 sull’imbarcazione “Domenico Ciocia” in séguito ad urto contro mina. Il marò Angelo Antonio Pisani fu Giuseppe e di Giulia Pisani, nato a Molfetta il 2 luglio 1918, spirò il 15 dicembre 1945 a Bari e successivamente fu inumato a Molfetta nel sacrario del Cimitero monumentale. Infine, l’aviere Antonio Palmieri fu Pietro, nato a Bitonto l’8 febbraio 1919, morì il 28 dicembre 1945 a Molfetta, luogo di residenza della sua famiglia. I suoi resti riposano in un loculo del Cimitero monumentale di Molfetta. In qualche evenienza alcuni militari molfettesi sono deceduti dopo il ’45 per causa di servizio, per malattia contratta sotto le armi o per effetto delle ferite subite in guerra. È il caso del marinaio Corrado Scava fu Francesco Saverio, perito a Bari il 17 aprile 1946, e del soldato Leonardo De Candia fu Damiano, morto a Molfetta il 30 aprile 1947. Entrambi sono sepolti nella chiesa del Cimitero monumentale di Molfetta. A tutti questi caduti vanno aggiunti altri 18 molfettesi morti a Bari il 9 aprile 1945 per lo scoppio del piroscafo statunitense Charles Henderson, ma questa tragica vicenda sarà oggetto di un successivo approfondimento.

Autore: Marco I. de Santis
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