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Molfetta-Venezia in canoa, a 61 anni Intervista esclusiva ad Angelo Mancini
15 ottobre 2005

“Me ne vado in ferie a Venezia”. Quando gli abbiamo chiesto come fosse nata questa idea da Guinness dei Primati, Angelo Mancini, molfettese, 62 anni da compiere ad ottobre, ci ha risposto in questo modo: “Ho pensato di passare così le mie vacanze, dopo tre anni in cui andavo su e giù in canoa da Molfetta a Santo Spirito. Ho indossato la muta, ho caricato la mia di panni puliti, qualche scatoletta di tonno, pane, molta frutta, una bottiglia di cognac ed una di vino e sono partito alla volta di Venezia”. Da solo, senza sponsor né assistenti, senza bussola né radio: solo telefono cellulare e diario di bordo, un piccolo block-notes pieno zeppo di indirizzi di persone che lo hanno aiutato, di poesie che i pescatori gli hanno dedicato, di appunti sull'impresa realizzata. Perché di impresa si è trattato: Molfetta-Venezia a bordo di un kayak di 4,5 metri in 20 giorni netti, costeggiando la Penisola. Partenza il 19 luglio, poco dopo l'alba, dal Molo Pennello ed arrivo l'8 agosto in Laguna, 50, 60 o anche 70 chilometri per volta, più di 1.000 km in totale, senza neppure il conforto delle canzoni di Elvis Presley, “la mia forza”. Angelo Mancini ed il suo italiano frammisto ad inglese e dialetto molfettese, una vita in Australia, una brutta malattia e solo tre anni di canoa alle spalle, si è concesso in esclusiva a “Quindici”. Quanti credevano in lei all'inizio? “Diciamo che a Molfetta i soci della Lega Navale non avevano grande fiducia in me. Più che chiamare per incitarmi, lo facevano per sapere dove mi trovavo. Ed al ritorno ho trovato solo qualche frettolosa stretta di mano. Forse pensavano che alla mia età non ce l'avrei fatta”. Dove ha trovato appoggio e ristoro? “Mi fermavo quando ero stanco. Ho fatto tappa a S. Margherita di Savoia, Manfredonia, Vieste, Pescara, Fossa Cesina, Rimini ed altre località. A Ravenna, Pescara e Giulianova ho trovato un'accoglienza speciale, giornalisti e curiosi che mi incitavano. Dormivo sulla spiaggia, mangiavo al ristorante se mi invitavano. Qualcuno mi concedeva una stanza, così da poter fare doccia e barba: a differenza di altri io sono arrivato a destinazione stanco sì, ma anche curato nell'aspetto”. Quanto riposava? “Pochissimo, massimo tre ore a notte, con un occhio aperto ed uno chiuso. Ed a Rimini verso le 3 di notte uno sconosciuto si avvicinò alla mia canoa: mi svegliai di soprassalto e quello scappò”. Dispiacere a Manfredonia. Perché? “Mi ero appoggiato vicino alla canoa a riva ma il custode, intorno a mezzanotte, si avvicinò e mi disse di spostarmi. Mi rifiutai. Lui sembrò convinto, poi ripassò a notte fonda e chiuse a chiave il bagno che mi sarebbe servito prima della partenza alle 5.30. Un dispetto”. Qualcuno sarà stato sorpreso dal vederla ormeggiare a riva, magari davanti casa… “Sì, certo, come quel vecchietto che mi prestò la sua bici affinché io potessi andare al bar del centro a far colazione. Ve lo immaginate uno in muta sulla bici?”. E Giuseppe, Andrea e Paolo? “Sono tre pescatori che mi accolsero come un fratello nella foce del Po, dove ero finito per ripararmi dalla tempesta. Dormii in una capanna, riposai un giorno intero. Mi disegnarono anche una mappa per proseguire. Troppo gentili, sono ancora in contatto con loro”. Quante volte è finito in acqua? “Solo un paio di volte, all'inizio, per inesperienza. Quando mi avvicinavo a riva sbagliavo l'approccio, poi ho imparato a tuffarmi e ad accompagnare a spinta la canoa. E poi mi è capitato di ribaltarmi a causa dei pesci che saltavano nel Po: una cosa mai vista”. Hanno scritto che lei è arrivato malinconico a Venezia. “Falso. E' accaduto però che, dopo che un altro marinaio, Agostino, mi ha aiutato a tirar su il natante, ho avvertito un dolore all'altezza dell'inguine e mi sono precipitato a Molfetta in treno, lasciando lì la canoa. Ora voglio fare un appello, in particolare al signor Taldone, affinché qualcuno me la rimandi a Molfetta”. Chissà cosa avrebbe combinato con il supporto di qualche sponsor… “Avrei completato questa tratta tranquillamente in 14 giorni anziché in 20!”. Ha già in mente la prossima pagaiata da record? “Se qualcuno mi sostenesse potrei tentare, e riuscire, a fare Molfetta-Genova o Molfetta-Trieste o Pescara-Napoli o Venezia-Napoli sempre in canoa. Ora conosco le mie possibilità”. E se nessuno si facesse avanti? “Farò un'altra vacanza delle mie. Allegr allegr!”. Eugenio Tatulli eugenio.tatulli@quindici-molfetta.it
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