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Molfetta, un lettore denuncia a “Quindici” lo stato di abbandono dello stadio mai realizzato nella 167
13 novembre 2010

MOLFETTA - Un lettore scrive a “Quindici” per denunciare un’altra bruttura della città, un impianto pubblico incompleto e abbandonato e ormai sede dei nomadi. La struttura era destinata a diventare un nuovo stadio, ma poi è finita nel dimenticatoio.

Ora è in progetto un impianto sportivo, ma dal progetto all’attuazione, come si sa passeranno mesi e poi magari verrà abbandonato a se stesso come è avvenuto per altre strutture comunali.
Uno spreco di denaro pubblico che “Quindici” denuncia nella rivista mensile in edicola da questa mattina.
 
Ecco la denuncia del lettore:
«Le scrivo questa lettera per lamentare l'ennesima purtroppo abbandono di una zona della città ossia Via Salvo d'Acquisto dove sorgerà, speriamo bene in tempi brevi, la nuova pista atletica.
Questa zona versa in condizioni pietose, vi risiedono gli zingari e qui ormai è diventato il loro habitat.
E' una situazione estremamente grave sperando che il nostro sindaco Azzollini pulisca e allontani in qualsiasi modo i nomadi».
 
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Autore: Q
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1°Parte - La crescente tendenza all'eliminazione delle differenze è strettamente legata al concetto d'uguaglianza, così come si sta sviluppando (?) nelle società industrialmente più progredite. Uguaglianza significava, in senso religioso, che siamo tutti fogli di Dio, che siamo tutti fatti dalla stessa sostanza umano-divina, in un unico cosmo. Tale concetto di unione è espresso, a esempio, nel Talmud: “Chiunque salvi una singola vita, è come se avesse salvato il mondo intero; chiunque distrugga una singola vita, è come se avesse distrutto il mondo intero. Uguaglianza, come condizione dello sviluppo dell'individualismo, era anche il significato del concetto della filosofia illuminista in Occidente. Significava (concetto espresso il più chiaramente da Kant) che nessun uomo deve essere il mezzo che determina la fine di un altro uomo. Che tutti gli uomini sono un fine, e non un mezzo gli uni per gli altri. Secondo le teorie dell'illuminismo, i pensatori socialisti di varie scuole definirono l'uguaglianza come abolizione dello sfruttamento, dell'uso dell'uomo per l'uomo, senza riguardo al fatto che quest'uso fosse barbaro o “umano”. Nella società capitalistica contemporanea il senso di uguaglianza è cambiato. Uguaglianza significa uniformità, anziché unità. E' l'uniformità astratta degli uomini che compiono lo stesso lavoro, scelgono gli stessi divertimenti, leggono gli stessi giornali ed hanno le stesse idee. L'amore non è soltanto una relazione con una particolare persona: è un'attitudine, un orientamento di carattere che determina i rapporti di una persona col mondo, non verso un “oggetto” d'amore. (continua)
2°Parte. - Se una persona ama solo un'altra persona e è indifferente nei confronti dei suoi simili, il suo non è amore, ma un attaccamento simbiotico, o un egotismo portato all'eccesso. Eppure la maggior parte della gente crede che l'amore sia costituito dall'oggetto, non dalla facoltà d'amare. Infatti, essi credono perfino che sia prova della intensità del loro amore il fatto di non amare nessuno tranne la persona amata. L'amore è un sentimento attivo, non passivo; è una conquista, non una resa. Il suo carattere attivo deve essere sintetizzato nel concetto che amore è soprattutto “dare” e non ricevere. Il malinteso comune è che dare significhi “cedere” qualcosa, essere privati, sacrificare. Dare è la più alta espressione di potenza. Nello stesso atto di dare, io provo la mia forza, la mia ricchezza, il mio potere. Questa sensazione di vitalità e di potenza mi riempie di gioia. Mi sento traboccante di vita e di felicità. Dare dà più gioia che ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell'atto mi sento vivo. E' significativo, nel Vecchio Testamento, il fatto che l'oggetto d'amore dell'uomo sia il povero, lo straniero, la vedova e l'orfano, ed eventualmente, anche il nemico, l'egiziano e l'edomita. Con la compassione per il debole, l'uomo comincia a sviluppare l'amore per il fratello; e nel suo amore per se stesso, ama anche colui che ha bisogno di aiuto, l'essere umano fragile e insicuro. La compassione implica la comprensione e la fraternità. “Voi conoscete il cuore di uno straniero” -dice il Vecchio Testamento – perché eravate stranieri nella terra d'Egitto…..di conseguenza, amate gli stranieri”. (E. Fromm – L'Arte di Amare)
RAZZISMO: che parola odiosa che sottintende un concetto di superiorità e, di conseguenza, un concetto di inferiorità di altri. Nelle condizioni socio culturali odierne, si è instaurato una sorta di "manicheismo" fra coloro che sono per l'accoglienza e coloro che, pur condividendo l'ipotesi di essere solidali con chi è diverso, vuole che la solidarietà sia inserita nel quadro della legalità, dell'ordine e del rispetto delle norme (alcuni sono definiti razzisti). E' una situazione da cui non se ne esce! A costo di essere percepito, come appartenente alla seconda delle categorie che ho illustrato sopra, dai vari "MANI" che frequentano il forum, vorrei solo dire che sì, non è giusto civilmente, umanamente e perché no, cristianamente "discriminare" (uso una parola forte, forse fuori luogo) il DIVERSO, ma vedendo come si comporta il DIVERSO, a volte si rende necessario stabilire fermamente alcune regole che provo ad elencare: 1) queste Persone devono rispettare le regole della civiltà (a tal proposito, sarebbe auspicabile che qualcuno - e ce ne sono Istituzione che possono farlo) spieghi loro che l'accattonaggio, che poi ormai è un business gestito da pochi individui che hanno monoplizzato gli incroci, non è consentito. 2) che quando si termina la "giornata" di accattonaggio, non è possibile che costoro rilascino quanto loro offerto e ritenuto di nessuna utilità, per strada. 3) se possibile, fornire loro un minimo di decorosa accoglienza in strutture, se ci sono, adeguate. Sembrano utopie? forse lo sono anche perché, non è che alcuni nostri Concittadini se la passino meglio.

Il precetto di “amare il prossimo tuo come te stesso”, dice Freud, è uno dei principi fondamentali della civiltà. E' anche l'opposto del tipo di logica sostenuta dal capitalismo, che invece incoraggia la ricerca della felicità e l'interesse personale. La civiltà sarebbe quindi attraversata da un'irrisolvibile contraddizione? Sembrerebbe di si. Se seguiamo il ragionamento di Freud, dovremmo concludere che il concetto chiave della civiltà ha senso solo se aderiamo all'invito religioso di credere quia absurdum. Oggi, a dispetto delle intenzioni che le hanno generate e in controtendenza rispetto al loro ruolo storico, le città stanno trasformandosi da rifugio sicuro in fonte di pericoli. Si arriva persino a dire che la relazione millenaria tra civiltà e barbarie si è invertita. Oggi è la vita urbana a trasformarsi in una sorta di stato di natura dove regnano la paura e il terrore. In effetti, le fonti di pericolo si sono spostate quasi interamente all'interno delle aree urbane e qui si sono stabilite. Oggi amici e nemici, e poi gli elusivi e misteriosi stranieri, che oscillano tra un polo e l'altro, camminano fianco a fianco per le strade delle città. La guerra contro i pericoli e per salvaguardare la sicurezza personale si combatte ora all'interno delle città che sono diventate dei campi di battaglia difesi da trincee pesantemente armate (passaggi invalicabili) e da bunker (palazzi fortificati e sorvegliati). L'obiettivo è quello di tenere lontani gli indesiderati e impedirne l'entrata. I mendicanti, i malintenzionati, i vagabondi e ogni altro tipo di irregolari sono diventati i protagonisti degli incubi delle classi alte e sono considerati i più pericolosi nemici dell'ordine pubblico. Essi sono l'incarnazione dei terribili pericoli che serba la vita su un pianeta densamente popolato, diventando quindi il bersaglio naturale del risentimento.


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