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Molfetta, ritorna agli arresti domiciliari l'ing. Rocco Altomare, ex dirigente dell'Ufficio territorio del Comune
05 ottobre 2011

MOLFETTA - E’ tornato a casa agli arresti domiciliari l’ing. Rocco Altomare dopo 48 ore dall’arresto in carcere a Trani perché avrebbe violato le disposizioni di legge alle quali doveva attenersi nella sua carcerazione domiciliare, avendo effettuato, secondo i giudici, telefonate e altre violazioni degli obblighi a cui era tenuto. Per questo motivo i magistrati del Tribunale avevano disposto nuovamente il suo trasferimento nel carcere di Trani, ad opera degli agenti della Guardia di Finanza.

Ora a distanza di 48 ore, dopo l’intervento dei suoi avvocati, gli sono stati concessi gli arresti domiciliari nella sua abitazione di Molfetta, diffidandolo dal violare nuovamente le disposizioni di legge. Lo stesso Altomare ha fornito rassicurazioni in merito ai giudici.
Rocco Altomare è indagato per presunti illeciti edilizi in merito al piano dell’agro, alla trasformazione dell’Hotel Tritone in appartamenti privati e per altre vicende legate all’operazione “Mani sulla città”, con l’arresto di 9 persone.
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Soltanto coloro che hanno più di 75 anni hanno vissuto da adulti una parte della seconda guerra mondiale. E' la vostra guerra. L'avete combattuta, ci avete patito, i vostri amici sono morti, e voi li ricordate onorandoli, con rispetto e gratitudine. Gli altri non possono penetrare in questo rapporto di intimità. E' importante che voi li ricordiate. Ma è ancora più importante che li ricordiamo, e nel modo giusto, noi che siamo più giovani. Non dobbiamo glorificarli come superuomini o come santi. Dobbiamo ricordarli come nostri simili, gente comune che si è trovata di fronte ad avvenimenti straordinari e non ha vacillato. Non c'è motivo, oggi, per aspettarsi da noi minor impegno, minor dedizione o minor spirito di sacrificio. Ricordiamoci che le guerre di tutti i tempi sono state combattute perché uomini e donne le hanno provocate e le hanno permesse, e non mi riferisco soltanto ai nemici. Quelli che ricordiamo sono morti perché noi potessimo vivere in pace. Resteremo fedeli al loro ideale se combatteremo la corruzione e se lotteremo per la pace. La pace non è semplicemente l'assenza della guerra. Quegli uomini non morirono per ottenere la libertà di dominare e di sfruttare, ma per una società più giusta nell'interesse di tutti. Quando lavoriamo per questo scopo, ricordiamo nel modo più giusto i nostri morti. Infine, il loro sacrificio ci ha conquistato un futuro dalle possibilità illimitate. Che uso facciamo di questo futuro? Perseguiamo fini che portano alla guerra? O all'accumulo indiscriminato di ricchezza, alla sete di potere, alla difesa di privilegi personali e di classe? Se così fosse, ci stiamo preparando a combattere ancora.







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