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Molfetta riscopre se stessa attraverso i ritmi balcanici di Goran Bregovic
Successo del concerto organizzato dalla Camerata musicale barese e dalla Fondazione Valente
19 luglio 2009
MOLFETTA -
Contestazioni, fischi e volantini di protesta, ma anche tanta bella musica e divertimento: questi gli ingredienti del concerto di Goran Bregovic tenutosi ieri sera, nell'anfiteatro di Ponente a cura della Camerata musicale barese e della Fondazione Valente di Molfetta. La serata è infatti cominciata con la distribuzione, da parte di alcune “libere individualità pensanti”, così come si sono autodefinite, di volantini che contestavano la cultura a pagamento, ormai pessima abitudine molfettese. Ma niente da fare, chi non può pagare non può entrare e il concerto inizia. Ma l'organizzazione spiega che è stato lo stesso Bregovic a non volere, per motivi di diritti discografici, che fosse installato all'esterno dell'anfiteatro uno schermo gigante come avevano chiesto la Fondazione Valente e la Camerata musicale barese.
Goran Bregovic mostra subito quella affabilità che lo caratterizza e instaura un rapporto di complicità con la sua platea, grazie anche al suo italiano imperfetto ma sciolto. Molfetta lui la conosce già: è qui che in ospedale i medici hanno salvato suo padre, membro dell'Armata Popolare Jugoslava, partigiano ferito. Perciò Goran spera che il suo concerto diverta particolarmente i Molfettesi: è una questione di gratitudine. Lo spettacolo prevedeva una platea composta, ma sulle note delle più famose canzoni dell'artista il pubblico è esploso lasciandosi conquistare dal ritmo travolgente, passato alla storia per le colonne sonore dei film di Kusturica. E così i posti numerati sono stati lasciati vuoti, mentre giovani, bambini e adulti sono scesi fin sotto il palco trascinati dalla musica (nella foto). “Wedding and funeral Band”, è questo il nome della banda di Goran, caratterizzata dai ritmi più vari. Con pezzi allegri e dinamici e altri più melanconici e lenti, i musicisti non hanno mai smesso di stupire, alternando emozioni gioiose a note più pacate, dimostrando che i ritmi serbo-croati non si fermano alle danze indiavolate di Underground. Quasi un miscuglio di luci ed ombre, come la terra balcanica vivacissima e travagliata da cui provengono.
Goran bregovic ci sguazza in questo vortice musicale che dirige con nonchalance. Sorride, beve vodka come fosse in un bar di Sarajevo e si compiace del suo pubblico. Goran Bregovic non da mai l'impressione di trovarsi su quel palco, sotto quelle luci, ad elargir note per poveri ascoltatori mediocri. Lui è lì, guarda il pubblico, lo fa divenire suo complice. Coinvolge gli animi, li fa cantare, applaudire a suon di musica, ancheggiare, battere i piedi. Molfetta sembra aver ritrovato un ritmo aggregante e quasi primordiale che le manca da un po'. Quella gioia immediata che sembra a volte le venga negata. Peccato per le forze dell'ordine costrette a stare lì, tra le baccanti e il loro Dioniso, tra il pubblico variopinto e sfrenato e Goran, dando le spalle a tanta bella musica.
E chissà che i cordoni dei carabinieri e i fischi al sindaco Azzollini, non gli abbiano fatto venire in mente la sua “Polizia molto arrabbiata”.
Autore:
Ilia Micelli
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Giovannino Dimolfetta
21 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Non si può esprimere cultura, senza aver prima definita l'educazione. Quando anche la cultura è maleducata, quando la maggior parte della gente è maleducata, nemmeno con spettacoli "pseudo culturali" si esprime cultura: si creano solo confusioni sia educazionale, sia culturale.
Rispondi
Giovanni de Palma
20 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
MOLFETTESI:UN POPOLO DI MALEDUCATI E CAFONI !MI VERGOGNO DI ESSERE MOLFETTESE !
Rispondi
antonella da molfetta
20 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
saremo anche un popolo di maleducati, ma resta il fatto che la cultura si acquisista anche potendo partecipare a questi eventi definiti culturali. Ma se uno i soldi per accedervi non li ha come si accultura? come può essere meno maleducato (nel senso di educato male)?
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