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Molfetta, ripristinato il tempo pieno nelle elementari: una vittoria dei soli genitori Depositata ieri mattina dall'Avvocatura distrettuale dello Stato la nota dell'USR del 5 luglio scorso che adegua l'organico di diritto alla situazione di fatto. Decisiva la raccolta firme dei genitori e la notifica del ricorso
14 luglio 2011

MOLFETTA - Obiettivo raggiunto. Il tempo pieno torna nella scuole elementari di Molfetta, dopo la frittata dello scorso aprile. Si rischiava di perdere 22 classi a tempo pieno e la mensa scolastica, danneggiando gli alunni per il taglio immediato sul corpo docenti, dunque della didattica.
Quindici era stato il primo quotidiano di Molfetta a seguire la vicenda e a denunciare carenze amministrative e responsabilità politiche (anche in quel caso non mancarono le vuote e arroganti repliche da parte dell’amministrazione Azzollini). Sulla vicenda era poi caduto il silenzio dopo il primo tavolo tecnico pubblico Comune-scuola-genitori bandito dall’amministrazione. Sembrava che il tempo pieno sarebbe stato inevitabilmente soppresso, anche di fronte alla speranza dell’adeguamento dell’organico di diritto a quello di fatto nei mesi di giugno-luglio.

La vittoria dei soli genitori. Ieri mattina nel corso dell’udienza al TAR Puglia Bari, l'Avvocatura distrettuale dello Stato ha depositato la nota n.2709 dell’USR del 5 luglio scorso (nella foto), in cui l'organico di diritto è adeguato alla situazione di fatto. Una vittoria che non appartiene né alla Cgil, né all’Amministrazione Azzollini: solo ai tanti genitori che avevano deciso all’inizio di maggio di presentare un ricorso contro l’Ufficio Scolastico Regionale.
È stato il Comitato per il tempo pieno a Molfetta, autore già di una lettera lo scorso 13 aprile, a comunicare a Quindici il lieto fine e a rivendicarne giustamente il successo. Perché l’Amministrazione Azzollini, dopo aver spacciato per priorità politico-sociale il servizio mensa e il ripristino del tempo pieno, ha tirato i remi in barca nel silenzio, limitandosi a presunte «indicazioni» logistiche, per poi appropriarsi indebitamente del successo. Mentre la Cgil ha concentrato i suoi sforzi sulla questione dei precari.
Il ricorso al TAR è, perciò, tutta opera dei genitori, assistiti dall’avv. Roberto D'Addabbo, legale della FLC CGIL Bari e della Camera del Lavoro Comunale, non ingaggiato dal sindacato, bensì assunto dai genitori (saranno loro a pagarne in toto la parcella). È la vittoria della loro tenacia e risolutezza: non si sono fermati al fumo negli occhi e alle promesse annacquate della propaganda politica, ma hanno reso davvero (e solo loro) questo problema una priorità, consapevole della sua reale gravità e incidenza sul bilancio economico e quotidiano delle famiglie.
Dunque, nelle scuole elementari di Molfetta sono state autorizzate classi funzionanti a tempo pieno per l’anno scolastico 2011-12, con la conseguente trasformazione di 22 classi a tempo normale e autorizzazione di 5 nuove prime classi a tempo pieno.
 
La nota dell’USR. I primi passi, il 13 luglio scorso quando sono state raccolte le firme dei genitori per presentare il ricorso al TAR (184 famiglie, dunque quasi 368 firme), anche su consiglio di Claudio Menga, segretario provinciale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL, intervenuto nell’incontro pubblico del 19 aprile.
Dopo due giorni (15 giugno), l’avv. D’Addabbo ha notificato il ricorso (scadenza dei 60 giorni per il ricorso il 19 giugno): la settimana successiva si è messa in moto la macchina dell’Avvocatura distrettuale dello Stato. Ma soltanto la notifica del ricorso ha ridestato l’USR, determinando l’immediata e definitiva risoluzione del problema.
L’intenzione del Comitato per il tempo pieno a Molfetta è chiedere il rimborso delle spese all’Ufficio scolastico, dopo aver tribolato e penato nei mesi passati.
Nella nota n.2709 del 5 luglio, l’USR dispone «con decorrenza dal 1 settembre 2011 in sede dell’adeguamento dell’organico di diritto alla situazione di fatto, la trasformazione tempo pieno delle 22 classi a tempo normale già autorizzate e consequenziale incremento della dotazione organica».
Venute meno le «condizioni ostative», l’Ufficio ha dovuto tener conto non solo delle reiterate richieste dei dirigenti del I, II, II, V Circolo di Molfetta per «l'adeguamento dell'organico di diritto alla situazione di fatto», ma anche della delibera n. 105 del 30 maggio 2011 con cui il Comune di Molfetta «ha assunto l'impegno di spesa per l'avvio del servizio mensa» e delle «dichiarazioni d’idoneità dei locali da adibire al servizio mensa». La nota ricorda anche che le classi a tempo pieno non erano state autorizzate «per carenza sia della documentazione relativa all'assunzione da parte dell'amministrazione comunale di Molfetta della gestione del servizio della mensa scolastica, sia delle dichiarazioni di idoneità igienico-sanitario delle strutture scolastiche per l'erogazione dello stesso servizio di refezione».
 
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Autore: Marcello la Forgia
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Piero 2/2 Abbiamo anche dovuto sopportare l'attacco dei cosiddetti "denigratori" che hanno cercato di vendere "certezze politiche" sulla conclusione di questa vicenda o di quelli che, peggio ancora, dicevano che questa mobilitazione fosse del tutto inutile, in quanto le decisioni "dall'alto" erano state ormai adottate e, quindi, non avremmo cambiato nulla. Il risultato ottenuto da questi genitori, in opposizione ad uno Stato sordo ed insensibile a cogliere i bisogni dei cittadini che, con caparbietà, tenacia, perseveranza ed abnegazione hanno continuato a combattere il degrado ed il lassismo delle istituzioni, senza dare ascolto alle "chimere" della propaganda politica, va interpretato come lezione di impegno politico e sociale che, giustamente, ripaga chi si contrappone alla condizione di “obnubilamento dilagante” che vive questo tempo. Questi genitori, di estrazioni sociali diverse, con bisogni primari diversi, che quotidianamente sono impegnati in tante altre battaglie per rivendicare il diritto ad una esistenza più dignitosa e ad Stato più equo, hanno saputo mobilitarsi all'unisono e fare corpo unico per dire basta ad una classe politica che fa uso ed abuso dei propri poteri, schiacciando ed annullando i diritti conquistati con enorme fatica, di chiunque trova sul proprio cammino. Plaudiamo, per intanto, a questo risultato, senza inutili "rivendicazioni" e sterili "polemiche", rafforzati nel convincimento che ribellarsi è giusto e consapevoli, al contempo, che tante altre battaglie ci attendono per contrapporci a chi vuol calpestare i nostri diritti e la nostra dignità. Piero Drago
Ritengo doveroso intervenire in questo dibattito per fare chiarezza su alcuni fraintendimenti e per evitare inutili polemiche che non servono ad una crescita sociale. Innanzitutto sono un genitore. Un genitore che, una mattina, ha, improvvisamente, visto cancellato e negato un progetto educativo in cui ha sempre creduto e sostenuto e che, per questo, lo ha scelto per il proprio figlio. Di più. Un genitore che ha un figlio felice di far parte di questo progetto formativo e che avrebbe molto sofferto se gli fosse stata negata questa certezza acquisita. Bene. L'esito del ricorso al TAR sulla vicenda "Tempo Pieno" è il risultato invocato, perseguito ed ottenuto, con notevole dispendio di energia, da 366 genitori che, come me, si sono attivati in prima persona per lottare contro un ennesimo "diritto negato". E' stata un'avventura cercata, sofferta, travagliata, con tanti cittadini che ci hanno aiutato, insegnanti che ci hanno sostenuto, sindacati che ci hanno appoggiato (CGIL), ma con tantissimi attori assenti, istituzioni che , non essendo toccate dal problema si sono astenute da qualsiasi mobilitazione, affacciate alla finestra a godere la rappresentazione di uno spettacolo gratuito ed inaspettato. Abbiamo anche dovuto sopportare l'attacco dei cosiddetti "denigratori" che hanno cercato di vendere "certezze politiche" sulla conclusione di questa vicenda o di quelli che, peggio ancora, dicevano che questa mobilitazione fosse del tutto inutile, in quanto le decisioni "dall'alto" erano state ormai adottate e, quindi, non avremmo cambiato nulla. Il risultato ottenuto da questi genitori, in opposizione ad uno Stato sordo ed insensibile ai bisogni dei cittadini che, con caparbietà, tenacia, perseveranza ed abnegazione hanno continuato a combattere il degrado ed il lassismo delle istituzioni, senza dare ascolto alle "chimere" della propaganda politica, va interpretato come lezione di impegno politico e sociale che, giustamente, ripaga chi si contrappone alla condizione di “obnubilamento dilagante” che vive questo tempo. Plaudiamo, per intanto, a questo risultato, senza inutili "rivendicazioni" e sterili "polemiche", rafforzati nel convincimento che ribellarsi è giusto e consapevoli, al contempo, che tante altre battaglie ci attendono per contrapporci a chi vuol calpestare i nostri diritti e la nostra dignità. Piero Drago


Peccato che i genitori, così determinati e determinanti, si mobilitino solo se direttamente colpiti dalle scelte sciagurate di chi vuole mandare indietro di decenni la scuola pubblica. Eppure insegnanti e sindacati lo denunciano da tempo, senza seguito da parte di chi dovrebbe tenere ad una scuola pubblica di qualità per i propri figli. I cambiamenti stanno incidendo, forse in modo meno esplicito di quanto si sia manifestato nel caso del tempo pieno,sulla qualità della scuola. Lo sanno per esempio gli altri genitori, quelli che non hanno scelto il tempo pieno, che già dal prossimo anno molti circoli saranno costretti a ridurre il tempo scuola da 30 a 27 ore perchè a corto di personale? Che il numero dei collaboratori scolastici sarà ridotto ulteriormente mettendo a rischio la sicurezza degli stessi alunni nei corridoi e nei bagni, sguarniti di vigilanza? Che via via che si attua la "riforma" Gelmini, della maestra tuttologa, si sprecano le competenze maturate in anni di organizzazione modulare, a danno della qualità dell'insegnamento/apprendimento? Che l'obiettivo finale sarà il tempo scuola a 24 ore? E che la conseguenza sarà dover scegliere tra una scuola privata qualificata ed una scuola pubblica dequalificata? Ovviamente non tutti potranno permettersi di scegliere, alla faccia di una società democratica e aperta. Allora sarebbe il caso che tutte le battaglie fossero fatte ( e vinte) insieme a tutte le componenti che tengono ad una scuola pubblica di qualità, per tutti.

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