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Molfetta ospedale di base e Corato di 1° livello, l’opinione del Coordinamento
Felice Spaccavento e Mario Albrizio
05 luglio 2019

 MOLFETTA – L’idea dell’ospedale di base a Molfetta e quello di 1° livello a Corato, sembra essere invece gradita dal Coordinamento dell’ospedale unico presieduto oggi dal dott. Mario Albrizio e in precedenza dal dott. Felice Spaccavento.

Ecco il loro comunicato:

 «Il Miracolo È (quasi) Compiuto. Il primo Ospedale al Mondo nato da un accordo e da una firma trasparenti - in una pubblica assemblea di Cittadini informati.

Un miracolo per cui serve solo un ultimo sforzo...

 Da ieri siamo subissati di domande. precisamente da quando sul sito della Regione Puglia è uscito l’articolo dal titolo “Sanità. La Giunta regionale approva il documento unico di riordino ospedaliero”.

Nel quale articolo è tra l’altro indicato come Ospedale di Primo Livello l’

Ospedale Umberto I a Corato (ASL Bari), con il plesso ospedaliero per la post acuzie di Terlizzi”

Quindi, ci viene chiesto: “è fatta?”.

Purtroppo no. Non ancora. Infatti lo stesso Ospedale, dopo l’incontro di Ruvo del 2016, era stato indicato con identico livello nel Piano di Riordino ospedaliero che oggi riceve l’approvazione della Giunta regionale.

Niente di nuovo sulle carte, quindi. Questo ospedale il cui solo sorgere è (sarebbe, sarà) un Miracolo, dovuto alle eccezionali capacità “miracolistiche” del dr. Felice Spaccavento e alle non inferiori capacità ricettive del presidente della regione, Michele Emiliano...

Questo Ospedale nato sull’onda emotiva della tragedia del 12 luglio 2016, oggi viva come allora nell’animo di ognuno di noi, anche con la sua forza terribile di monito e di insegnamento...

Questo Ospedale nato dall’incontro davvero miracoloso, pubblico, trasparente, di Cittadini informati, Medici, Operatori, Politici e Istituzioni, a Ruvo l’11 ottobre 2016: il primo Ospedale al Mondo nato da un accordo e da una firma trasparenti tra i due protagonisti di cui sopra sulla Carta di Ruvo...

Beh, ad oggi questo Ospedale straordinario è ancora lì dov’era quasi tre anni fa. Sulla carta.

Dove peraltro c’era scritto quel pericoloso avverbio: “temporaneo” in attesa del progettato megaospedale andriese. Un avverbio maldestro, infilato chissà da chi, che rischia di vanificare tutto e buttare a mare la sicurezza sanitaria di un intero territorio di 200mila abitanti.

Un avverbio che non sta nella Carta di Ruvo, in cui c’è invece l’istituzione di una Commissione Tecnica per la scelta della sede dell’Ospedale. Commissione il cui avvio è stato più volte promesso e mai attuato.

Nel frattempo molte cose sono successe. E non è questa la sede per ripetere tutti i passi e gli eventi, che il lettore e Cittadino potrà trovare puntualmente e fedelmente riportati in questa pagina, scorrendo i post.

Ma, alla fine di tanti tira e mola, di fronte al perdurare della inaccettabile situazione sanitaria nel nostro territorio, avevamo chiesto al Presidente Emiliano di dare comunque attuazione al Piano di Riordino per quello che prevede, dove lo prevede, nei termini in cui lo prevede.

Se su quei punti la Carta di Ruvo sia inattuabile per chissà quali motivazioni di botteghe, correnti e interessi che non vogliamo neanche sapere - avevamo chiesto: si attui almeno il Piano di Riordino così come previsto, così come scritto, nella forma in cui ha passato il vaglio di tanti livelli di approvazione fino a quello odierno della Giunta regionale. Per quanto non integralmente, la Carta di Ruvo è stata rispettata nel suo punto fondamentale: assicurare un presidio medico adeguato, con un Ospedale di Primo Livello, a un territorio che lo stramerita e che fino ad oggi ha vissuto come la cenerentola della sanità regionale.

Il Miracolo è lì che aspetta solo di essere realizzato. Il Miracolo di una sanità partecipata, evoluta, capace di conciliare i legittimi interessi di parte con i sacrosanti interessi di tutti, dei Cittadini.

Felice Spaccavento e Michele Emiliano hanno firmato un Miracolo tre anni fa. Forza, ora: un ultimo sforzo.

Ora tutto è pronto, il Miracolo aspetta solo di prendere vita. E per farlo serve solo la cosa più semplice del mondo. Che la Regione attui e metta in opera, celermente e bene, ciò che ha scritto».

Mario Albrizio

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