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Molfetta, “Mani sulla città”, scarcerati per decorrenza dei termini l'ing. Rocco Altomare, ex dirigente dell'Ufficio territorio del Comune e suo fratello Donato L'inchiesta continua in attesa della formulazione della richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pm Savasta. Sarebbe stata respinta dal Gip la richiesta di patteggiamento (3 anni e 4 mesi, con l'interdizione dai pubblici uffici) avanzata dallo stesso Altomare
18 dicembre 2011

MOLFETTA - Hanno lasciato definitivamente gli arresti domiciliari l’ing. Rocco Altomare (foto), ex dirigente dell’Ufficio Territorio del Comune di Molfetta e suo fratello ing. Donato, coinvolti nel presunto scandalo edilizio denominato “Mani sulla città", che portò all’arresto di 9 persone il 23 giugno scorso.
La scarcerazione è avvenuta per decorrenza dei termini della custodia cautelare. Infatti sono trascorsi i sei mesi previsti per i reati per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a 6 anni, senza che sia stato emesso il provvedimento che dispone il giudizio.
Le indagini, molto complesse, sono ancora in corso per cui il Pm Dott. Antonio Savasta, non ha ancora avanzato la richiesta del rinvio a giudizio degli indagati e quindi non è possibile superare i termini previsti per la detenzione.  

Secondo indiscrezioni, sembra che alcune settimane fa Rocco Altomare avesse chiesto il patteggiamento con una possibile pena sostitutiva di 3 anni e 4 mesi (la legge, in questo caso, prevede la diminuzione fino a un terzo) e l’interdizione, per lo stesso periodo, dai pubblici uffici, che però lo stesso Altomare voleva evitare.
Il Gip, dott. Roberto Oliveri del Castillo, non avrebbe accettato il patteggiamento, probabilmente ritenendo che non ci fossero le condizioni per questa ipotesi e quindi ora il processo dovrebbe svolgersi con il rito ordinario, dopo che verrà formulata la richiesta di rinvio a giudizio e quindi la fissazione della successiva udienza (passerà sicuramente oltre un anno per arrivare al processo). Ecco perché non si poteva tenere per tanto tempo agli arresti domiciliari due persone indagate. Di qui la scarcerazione. A Rocco Altomare, però, è stato imposto l'obbligo di dimora.
Ricordiamo che Altomare fu arrestato e portato nel carcere di Trani il 23 giugno scorso, successivamente ottenne i domiciliari, poi tornò in carcere per circa 48 ore a causa di una violazione dovuta ad una telefonata non consentita nello stato di detenzione. Infine è tornato ai domiciliari fino alla scarcerazione.

Rocco Altomare è indagato per vari reati (tra cui associazione a delinquere, corruzione in atti d’ufficio, lottizzazione abusiva, falsità ideologica materiale, concussione, abuso d’ufficio, ecc.), presunti illeciti edilizi in merito al piano dell’agro, alla trasformazione dell’Hotel Tritone in appartamenti privati e per altre vicende legate all’operazione “Mani sulla città”.
Il 23 giugno erano stati posti agli arresti domiciliari anche Donato e Corrado Altomare (rispettivamente fratello e figlio dell’ing. Altomare), Mauro Spadavecchia, costruttore di 81 anni e proprietario dell’Hotel Tritone (difeso dall’avv. Andrea Calò e accusato di reati meno gravi, tra cui la calunnia), e Marta De Giglio, dimessasi dalla Commissione paesaggistica del Comune di Molfetta (poco occupata negli ultimi tempi nello Studio A&D, come lei stessa avrebbe riferito), entrambi in libertà dal 6 luglio scorso. L’arch. Giambattista Del Rosso, l’ing. Gaetano Di Mola e i geometri Alessandro De Robertis e Nicolò De Simine, la cui ordinanza di custodia cautelare è stata revocata alla fine di luglio (i 4 collaboratori dello studio avrebbero risposto alle domande dei magistrati in un interrogatorio fiume).
 
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