Molfetta Day, esempio di integrazione
Azzollini: gli immigrati rispettino le nostre regole
MOLFETTA - Biglietto da visita in tutto il mondo, gli emigrati molfettesi. Forte il loro senso di appartenenza alla patria, viva espressione dei valori della città di Molfetta: fede e devozione religiosa, complicità con la propria terra, ma anche nostalgia. Il Molfetta Day, indetto dall'Associazione Molfettesi nel Mondo, con il patrocinio del Comune di Molfetta, celebra la presenza in città degli emigrati molfettesi, che onorano la propria terra in ogni dove.
Un corteo ha aperto la manifestazione pubblica: le delegazioni dei molfettesi nel mondo e il Consiglio Comunale hanno sfilato da Piazza Vittorio Emanuele lungo il Corso Umberto fino alla Villa Comunale, dove è stata deposta la corona d'alloro al busto di Simon Bolivar (abbruttito dallo sterco degli uccelli e da alcune scritte), con picchetto d'onore. Stessa cerimonia a Piazza Municipio, prima della seduta del Consiglio Comunale.
"Quasi 60mila molfettesi in tutto il mondo, le cui radici restano ben salde nella città di Molfetta", ha commentato Carlo Schilardi, Prefetto di Bari, stupito dall'affetto culturale verso la città di Molfetta anche da parte delle nuove generazioni, "i figli dei nostri emigrati". L'augurio che questa manifestazione, ideata dal dott. Pietro Centrone, presidente della Fondazione Vincenzo Maria Valente, possa continuare nei prossimi anni e raccogliere sempre più partecipanti.
Successivi gli interventi di opposizione e maggioranza, rispettivamente di Mario de Robertis (IdV) e Mauro Spaccavento (Pdl), quest'ultimo soffermatosi sul gravoso problema dell'immigrazione nel territorio italiano. "Ricordando le difficoltà dei nostri concittadini, emigrati nel secolo scorso, non dobbiamo lacerare la dignità degli immigrati di oggi - ha ribadito il consigliere di maggioranza - dobbiamo evitare la loro ghettizzazione".
Eppure, proprio la Legge n.94 del 15 luglio 2009, ideata e approvata dal Governo Berlusconi, trita sotto le suole proprio questo valore fondamentale. L'istituzione dei Centri di Identificazione ed Espulsione (prima Centri di Permanenza Temporanea e di assistenza) sembrano configurarsi come luoghi di detenzione senza finalità assistenziale.
"Aprirci e non rintanarci nel nostro egoismo", la speranza del vescovo Mons. Luigi Martella (nella foto accanto al sindaco Azzollini), che ha fatto eco alla convivialità delle differenze di don Tonino. Cercare la formula migliore per una solidale e rispettosa convivenza.
Un esempio d'integrazione e affermazione socio-lavorativa nel paese di accoglienza, gli emigrati di Molfetta per il sindaco-senatore-presidente Antonio Azzollini, ultimo nella scaletta degli interventi, impegnatosi nella creazione delle condizioni occupazionali che possano arrestare il flusso emorragico dei giovani fuori dell'Italia, sia a livello cittadino che nazionale.
Anche il sindaco Azzollini ha indugiato sull'immigrazione in Italia e a Molfetta: "dirò qualcosa che ora stupirà anche il vescovo Mons. Martella, ma questa è la mia idea". Gli immigrati sul suolo cittadino (tra 2mila albanesi e rumeni) rappresentano un problema da affrontare "nella solidarietà e con responsabilità". Nessuna confusione, è necessario accettare le regole culturali e religiose del paese di accoglienza, lavorare, integrarsi e alla fine affermare la propria identità, come hanno fatto all'inizio del secolo XIX gli emigrati di Molfetta e dell'Italia: l'Azzollini-pensiero non ha mancato di essere più chiaro. "Ad esempio, se non è permesso ai cittadini italiani di professare la propria religione nei paesi stranieri - ha continuato il sindaco Azzollini - non vedo perché noi dovremmo fare il contrario e lasciare che gli altri ci dicano cosa fare".
A conclusione, la consegna delle targhe commemorative alle varie delegazioni.
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Autore: Marcello la Forgia