MOLFETTA - Prevenire è meglio che curare. Il detto popolare, applicato solitamente in ambito medico, torna utile anche quando la malattia è la corruzione e il paziente è la Pubblica Amministrazione. Nonostante l’indiscutibile calo delle condanne per reati di corruzione (passate dalle 1700 del 1996 alle 239 del 2006), nella percezione collettiva gli apparati amministrativi italiani continuano a sembrare un grande meccanismo che s’inceppa, ostruito da burocrazia e malcostume.
Nasce per rispondere agli ammonimenti dell’Unione Europea e degli altri meccanismi sovrastatali e dall’esigenza di dare un chiaro segnale di legalità la Commissione Ministeriale per la Corruzione nella Pubblica Amministrazione, coordinata dal magistrato Roberto Garofoli (nella foto l’avv. Mino Salvemini, Violante, Garofoli, Mantovani).
Nel suo intervento, durante la conferenza «Etica, corruzione e pubblica amministrazione», tenutasi alla sala congressi Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico in occasione della pubblicazione del secondo numero del 2012 della rivista «Italianieuropei», il giurista molfettese ha spiegato il rapporto tra corruzione e mancata competitività di un paese. «La corruzione comporta un’inevitabile perdita di reputazione per il paese che ne è coinvolto - ha aggiunto l’on. Luciano Violante, presente alla conferenza - dal momento che la stimabilità è fondamentale per la crescita economica».
La Commissione Ministeriale parte da interventi sull’integrity (l’integrità professionale dei funzionari pubblici) e prevede, per impiegati e dirigenti, la riattivazione dei sistemi meritocratici e una maggiore responsabilità disciplinare ai piani alti dell’amministrazione pubblica. Per prevenire fenomeni di corruzione, inoltre, la Commissione propone di aumentarne i livelli di trasparenza per quanto riguarda le procedure e di individuare “aree a rischio”, come appalti pubblici e contributi economici, intensificando i controlli.
In ambito locale, si punta sulle figure dei segretari comunali responsabili di monitorare movimenti politico-amministrativi poco chiari, creando attorno a loro una relazione con le Prefetture, in modo che non si sentano soli nelle loro realtà.
Un’ulteriore manovra preventiva contro la corruzione riguarda la tutela del “denunciante”. Spesso considerato una spia o un delatore, ma spinto nella maggior parte dei casi da coraggio e senso civico, chi denuncia atteggiamenti poco etici da parte della Pubblica Amministrazione dovrebbe essere protetto dall’anonimato e, anzi, premiato se con la sua “soffiata” ha portato un vantaggio per la collettività.
L’onorevole Alfredo Mantovano, intervenuto alla conferenza, ha ribadito che il legame tra l’etica e gli apparati dell’amministrazione pubblica non deve essere solo a parole ma dimostrato dai fatti.
Secondo il senatore del Pdl, i procedimenti amministrativi andrebbero semplificati nelle realtà più piccole e maggiormente controllati in quelle più complesse. Inoltre, la figura del segretario comunale dovrebbe essere di un filtro di giuridicità piuttosto che un antagonista del sindaco e delle amministrazioni locali. Dal punto di vista pratico, la corruzione ha una natura molto infida e spesso si presenta come un fenomeno sistemico: «il corrotto - ha continuato Violante - viene inserito in un circolo di favori e scambi di cortesie che di solito iniziano con un invito a cena».
Il vero problema per l’ex presidente della Camera (oltre allo strapotere di partiti piccoli che contano su risorse di gran lunga maggiori rispetto alla percentuale politica che rappresentano) sono i meccanismi della Pubblica Amministrazione che lavora «più per procedure che per risultati». Infatti, «è la semplicità la vera nemica della corruzione», perché rende i procedimenti amministrativi più controllabili.
Il vero punto di partenza per ottenere un risultato efficace precede norme giuridiche o sanzioni e si avvale dei principi di aidos e dike. Bisogna introiettare nel cittadino un senso di equità e giustizia a partire dalle scuole attraverso una campagna di “prevenzione morale” e serve che la classe dirigente si dimostri responsabile con l’esempio concreto.
Coltivare il senso di appartenenza verso il proprio paese può essere una soluzione al dilagare di malcostume e favoritismi su ogni piano dell’amministrazione pubblica. Per arginare l’emergenza corruzione è necessario, quindi, come sostiene Violante, che «i cittadini siano indignati di fronte a questi episodi e impegnati affinché non si ripetano».
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