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Molfetta, corruzione nella pubblica amministrazione: prevenzione e deterrenti, la parola alla politica
01 maggio 2012

MOLFETTA - Prevenire è meglio che curare. Il detto popolare, applicato solitamente in ambito medico, torna utile anche quando la malattia è la corruzione e il paziente è la Pubblica Amministrazione. Nonostante l’indiscutibile calo delle condanne per reati di corruzione (passate dalle 1700 del 1996 alle 239 del 2006), nella percezione collettiva gli apparati amministrativi italiani continuano a sembrare un grande meccanismo che s’inceppa, ostruito da burocrazia e malcostume.
Nasce per rispondere agli ammonimenti dell’Unione Europea e degli altri meccanismi sovrastatali e dall’esigenza di dare un chiaro segnale di legalità la Commissione Ministeriale per la Corruzione nella Pubblica Amministrazione, coordinata dal magistrato Roberto Garofoli (nella foto l’avv. Mino Salvemini, Violante, Garofoli, Mantovani).
Nel suo intervento, durante la conferenza «Etica, corruzione e pubblica amministrazione», tenutasi alla sala congressi Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico in occasione della pubblicazione del secondo numero del 2012 della  rivista «Italianieuropei», il giurista molfettese ha spiegato il rapporto tra corruzione e mancata competitività di un paese. «La corruzione comporta un’inevitabile perdita di reputazione per il paese che ne è coinvolto - ha aggiunto l’on. Luciano Violante, presente alla conferenza - dal momento che la stimabilità è fondamentale per la crescita economica».
La Commissione Ministeriale parte da interventi sull’integrity (l’integrità professionale dei funzionari pubblici) e prevede, per impiegati e dirigenti, la riattivazione dei sistemi meritocratici e una maggiore responsabilità disciplinare ai piani alti dell’amministrazione pubblica. Per prevenire fenomeni di corruzione, inoltre, la Commissione propone di aumentarne i livelli di trasparenza per quanto riguarda le procedure e di individuare “aree a rischio”, come appalti pubblici e contributi economici, intensificando i controlli.
In ambito locale, si punta sulle figure dei segretari comunali responsabili di monitorare movimenti politico-amministrativi poco chiari, creando attorno a loro una relazione con le Prefetture, in modo che non si sentano soli nelle loro realtà.
Un’ulteriore manovra preventiva contro la corruzione riguarda la tutela del “denunciante”. Spesso considerato una spia o un delatore, ma spinto nella maggior parte dei casi da coraggio e senso civico, chi denuncia atteggiamenti poco etici da parte della Pubblica Amministrazione dovrebbe essere protetto dall’anonimato e, anzi, premiato se con la sua “soffiata” ha portato un vantaggio per la collettività.
L’onorevole Alfredo Mantovano, intervenuto alla conferenza, ha ribadito che il legame tra l’etica e gli apparati dell’amministrazione pubblica non deve essere solo a parole ma dimostrato dai fatti.
Secondo il senatore del Pdl, i procedimenti amministrativi andrebbero semplificati nelle realtà più piccole e maggiormente controllati in quelle più complesse. Inoltre, la figura del segretario comunale dovrebbe essere di un filtro di giuridicità piuttosto che un antagonista del sindaco e delle amministrazioni locali. Dal punto di vista pratico, la corruzione ha una natura molto infida e spesso si presenta come un fenomeno sistemico: «il corrotto - ha continuato Violante - viene inserito in un circolo di favori e scambi di cortesie che di solito iniziano con un invito a cena».
Il vero problema per l’ex presidente della Camera (oltre allo strapotere di partiti piccoli che contano su risorse di gran lunga maggiori rispetto alla percentuale politica che rappresentano) sono i meccanismi della Pubblica Amministrazione che lavora «più per procedure che per risultati». Infatti, «è la semplicità la vera nemica della corruzione», perché rende i procedimenti amministrativi più controllabili.
Il vero punto di partenza per ottenere un risultato efficace precede norme giuridiche o sanzioni e si avvale dei principi di aidos e dike. Bisogna introiettare nel cittadino un senso di equità e giustizia a partire dalle scuole attraverso una campagna di “prevenzione morale” e serve che la classe dirigente si dimostri responsabile con l’esempio concreto.
Coltivare il senso di appartenenza verso il proprio paese può essere una soluzione al dilagare di malcostume e favoritismi su ogni piano dell’amministrazione pubblica. Per arginare l’emergenza corruzione è necessario, quindi, come sostiene Violante, che «i cittadini siano indignati di fronte a questi episodi e impegnati affinché non si ripetano».  
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Marianna Gadaleta
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…….la democrazia è il regime in cui le decisioni fondamentali spettano al popolo, ma questo non può decidere in modo libero e responsabile se non è messo nelle condizioni di conoscere le cose (i problemi da risolvere) ne le persone (i governanti cui esso dà il suo consenso). Il segreto è in generale il mezzo dell'inganno del popolo sovrano, è la via attraverso la quale il popolo è espropriato della sua sovranità, è un attentato alla democrazia. Sebbene la pubblicità sia una condizione sine qua non della democrazia, le cose in concreto vanno spesso molto diversamente da come sarebbe necessario. Anzi, di fronte alla debolezza dei poteri ufficiali nel nostro paese, per spiegare la grande stabilità del sistema si è avanzata l'ipotesi che esso regga in realtà su uno zoccolo costituito da una trama solidissima di accordi informali e segreti, la “criptocrazia” (o potere delle forze segrete). Basti pensare ai legami inconfessati che vengono stretti tra persone e forze politiche, unite da progetti inconfessabili: alle attività illecite che, proprio per questo, richiedono di non essere conosciute dal pubblico; alla manipolazione dei fatti in modo da disorientare l'opinione pubblica e nascondere la verità, ecc. Se fosse possibile, per un momento, sollevare il velo che nasconde la realtà occulta della vita politica in qualunque regime, anche nelle democrazie, si potrebbe misurare la distanza tra le cose credute e quelle reali. Si vedrebbero partiti politici o gruppi all'interno degli stessi che ufficialmente si combattono di fronte all'opinione pubblica e invece si sono messi d'accordo per fare insieme i loro affari (i superpartiti o partiti trasversali); associazioni note o più spesso segrete che legano i propri componenti a patti di azione per il reciproco aiuto, a dispetto della loro proclamata indipendenza; servizi segreti dello stato che dovrebbero agire per proteggere le istituzioni e invece usano dei propri poteri non conosciuti per tramare contro di esso, ecc.. Al di là dell'uso eversivo della segretezza, essa serve normalmente per stringere accordi di potere e di affari illeciti, spesso ai danni delle risorse dello stato; infatti, questi accordi vengono talora alla luce del sole quando il giudice penale, indagando su reati come il peculato (appropriazione di denaro dello stato da parte di un funzionario pubblico), la concussione (comportamento del funzionario pubblico che, approfittando della sua condizione di potere, costringe altri a sborsare denaro) o la corruzione (accettazione di denaro da parte del funzionario pubblico per compiere atti del proprio ufficio, particolarmente grave è il reato, quando tali atti siano contrari ai doveri di ufficio), porta alla luce l'esistenza di ramificate strutture associative finalizzate al potere e agli affari. Così si distrugge la democrazia, si distrugge una nazione, il suo popolo....l'I T A L I A!!!
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