MOLFETTA – La nostra lingua italiana è cambiata nel corso dei secoli. Quale è stata la sua evoluzione dalle origini? Ne ha parlato all’ANEB (Associazione Nazionale Educatori Benemeriti) di Molfetta, presieduta da Annetta La Candia Minervini, il professor Michele De Chirico (foto) in un incontro sul tema “Parlo italiano: i primi passi della nostra lingua”, un interessante quanto preciso, puntuale e documentato excursus relativo all’evoluzione della nostra lingua dalle origini fino al Duecento.
L’intervento del professore può essere diviso in tre parti: una parte storica, in cui ha presentato la situazione dell’Italia a partire dal 476 d. C., anno della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, a cui seguì la formazione dei Regni romano-barbarici, durante i quali la cultura languiva e le opere si poterono conservare solo grazie all’opera degli amanuensi; dunque la Chiesa svolgeva un ruolo di primo piano.
La seconda parte riguarda l’analisi degli elementi culturali, in particolar modo linguistici e letterali, che dal mondo romano – latino si trasformarono nella produzione medievale, spiegando come la conquista da parte dei Latini di un nuovo territorio implicava un complesso processo di romanizzazione poiché, insieme con le leggi, veniva portata alle popolazioni sottomesse anche la lingua. Non era certo il linguaggio dotto dei letterati, bensì quello comunemente parlato dai soldati, dai contadini, dai mercanti, ossia il latino rusticus o plebeius.
Da ultimo il professore ha letto e spiegato due capolavori della letteratura di questo periodo: il “Cantico delle creature” di San Francesco e “Rosa fresca aulentissima”, diversissimi tra loro, ma sempre entrambi sempre attuali.
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