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Molfetta capitale della musica italiana, grande show di Fiorella Mannoia Conclusa con una grande successo la rassegna musicale “Suoni e luci a Levante” organizzata dalla Fondazione Valente e dal Comune di Molfetta
20 settembre 2010

MOLFETTA - E fu Fiorella Mannoia. L’attesa ha smangiato i suoi fan, già da qualche anno Molfetta attendeva impaziente il concerto di questa icona femminile del panorama musicale italiano. Anfiteatro stracolmo di spettatori, sintonizzati con l’unica protagonista dell’ultimo appuntamento della rassegna musicale di grande successo, con protagonisti di livello, «Suoni e Luci a Levante», organizzata dalla Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valente, con il patrocinio del Comune di Molfetta. Media partners della serata l’emittente televisiva Antenna Sud e la rivista Quindici. Molto belli anche i fiori anthurium che hanno ornato il palcoscenico, che sono stati concessi dal Gruppo florovivaistico Ciccolella di Molfetta, leader in Europa. A presentare e introdurre l'artista è stato il giornalista dott. Ugo Sbisà, critico musicale del quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno".
Un successo, quello di "Suoni e Luci a Levante, nell'ambito dell'Estate molfettese, il cui merito va riconosciuto al presidente della Fondazione Valente, dott. Pietro Centrone, che ha saputo costruire una capitale della musica italiana e internazionale.
Il miglior concerto, l’«Acoustic Tour 2010» di Fiorella Mannoia (partito nel marzo 2010). Alla cantate una targa in ricordo del concerto a Molfetta e un ritratto realizzato dal maestro Natale Addamiano. A consegnare targa e ritratto il sindaco sen. Antonio Azzollini, accolto da qualche ingeneroso fischio, considerato l'impegno finanziario del Comune, senza del quale non sarebbe stato possibile realizzare la rassegna. La canzone «Clandestino» e qualche battuta politichese della Mannoia hanno colpito nel segno. Non sono mancate le lamentele di chi avrebbe voluto gratuito il concerto, altri avrebbero preferito l’installazione di un maxischermo per tutti coloro che non si sarebbero potuti permettere l’acquisto del biglietto.
 Straordinaria interprete Fiorella Mannoia, capace di farsi l’abito di un brano, come poche altre in Italia. «Ho imparato a sognare», ultimo suo album, è sbarcato anche a Molfetta: aperto il grande armadio della canzone leggera italiana, nessun cigolio sinistro, regalati al pubblico dell’Anfiteatro gli abiti più belli. Gli spalti dell’anfiteatro come le gradinate di uno stadio. Un gradino sopra gli altri per la classe che la contraddistingue, Fiorella Mannoia (vedi Galleria fotografica), prima commossa quando il pubblico ha cantato «Quello che le donne non dicono», nonostante qualcuno avesse intimato ai più giovani di far silenzio. Dopo sul dinamico movimento di note de «Il cielo d’Irlanda» scatenata come una quindicenne alla sua prima uscita in discoteca.
«Per me è un’occasione per approcciarmi al pubblico in maniera nuova, proponendo in modo essenziale le canzoni che negli anni mi hanno emozionato - ha spiegato la Mannoia - Alla base c’è l’esigenza del dare, perché mi sembra che in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, così pieno di paure ed egoismo, siamo portati a prendere e pretendere dimenticando l’atto di donare». Nessunartista ha saputo avvicinare il centro pulsante del pubblico come la Mannoia, passare tra la gente, avvicinare non solo i cuori, ma anche le mani e il loro ritmo.  

Del repertorio più recente «Ho imparato a sognare» cover dei Negrita, brano-titolo dell'intero progetto, «Le tue parole fanno male» di Cesare Cremonini, «La paura non esiste» di Tiziano Ferro (cantante ormai saccheggiato un po’ da tutti), «Mimosa»di Niccolò Fabi,«Estate» cavallo di battaglia dei Negramaro e «Sally» di Vasco Rossi, registrata insieme a un quartetto d’archi.
Per gli abiti della festa, quelli che non passano mai di moda, Fiorella Mannoia ha optato per le grandi firme: Lucio BattistiE penso a te»,«Una giornata uggiosa»), Ivano FossatiC'è tempo»). Due le bonus track: «Caffè nero bollente», scritta per lei da Mimmo Cavallo, con cui nel 1981 partecipò al Festival di Sanremo e «L’amore si odia», recente duetto con Noemi.
Ha imparato a sognare e continua a farlo oggi, Fiorella Mannoia, che ha alle spalle una quarantennale carriera. «I sogni sono la spinta propulsiva della nostra vita - ha confessato - Non è indispensabile si realizzino, l’importante è averli perché spingono a fare meglio».
«In questo disco ci sono le canzoni “degli altri”, quelle che ho cantato durante i miei concerti in questi ultimi due anni, e quelle che avrei scelto di cantare nei concerti a venire. La mia natura di interprete rende naturale il confronto con le canzoni altrui. Abbiamo deciso (i musicisti ed io) di mantenere uno spirito di gruppo, lo stesso che adottiamo prima delle tournee: quando proviamo tutti insieme prima di partire; contrariamente a quanto avviene spesso in sala di registrazione, dove registrare separatamente rende tutto inevitabilmente un po’ asettico, freddo - così commenta Fiorella Mannoia il suo disco «Ho imparato a sognare» - Ci siamo riuniti in un grande studio, abbiamo fatto le prove e abbiamo registrato, un po’ come si faceva una volta, con quel divertimento adolescenziale che a volte purtroppo perdiamo di vista. Abbiamo voluto fermare tutto questo in un dvd di back stage che abbiamo allegato al disco, sperando che arrivi, a chi avrà la bontà di vederlo, almeno un po’ dell’entusiasmo della nostra esperienza, insolita e bellissima»
Ha accompagnato la cantante la band composta da Lele Melotti (batteria), Carlo Di Francesco (percussioni), Nicola Costa (chitarre), Fabio Valdemarin (pianoforte) e Alfredo Paixao (basso). Caratteristico il quartetto d’archi arrangiato da Marcello Sirignano.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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