Recupero Password
Molfetta, basta una pioggia e la città va in tilt. Una storia che si ripete
24 ottobre 2009

MOLFETTA -  “Chiouva Chiouve” recitava un vecchio stornello molfettese, un canto quasi elogio alla pioggia, fonte di vita e di nutrimento per le campagne molfettesi che sostenevano la povera economia delle famiglie.  Oggi questa canzoncina è storia ormai, i tempi sono cambiati. Le terre coltivate non sono più l’attività lavorativa primaria dei nostri concittadini e l’evento temporalesco non è più visto con gioia, ma solo come causa di allagamento delle strade, intasamento del traffico urbano, fastidioso evento che ci obbliga ad andare a prendere i figli all’uscita della scuola. Ancora una volta Molfetta si ritrova invasa dalle acque piovane. Le strade diventano corsi d’acqua e per i pedoni infradiciarsi è inevitabile. Ore 12: ora di punta per il normale traffico cittadino. Aggiungete questi fattori: pioggia fitta da ore, strade allagate, l’ora di uscita dagli alunni dalle scuole. Risultato: genitori e auto a destra e a manca alla ricerca disperata del proprio pargolo o alla ricerca di uno spazio per potere transitare, magari dovendo anche far fronte ad una pozza d’acqua alquanto insidiosa.  Questo è lo spettacolo di via Achille Salvucci in data odierna. Inoltre i lavori per il rondò di via Terlizzi e il ripetersi dell’allagamento dei sottopassaggi di via Ruvo e di via Terlizzi hanno letteralmente paralizzato il traffico. “Molfetta in gondola” è il titolo del gruppo fondato da Azzollini Antonio Ricucci sul social network Facebook che si definisce in questo modo: “Per tutti coloro che nei giorni di pioggia ritengono che le strade della nostra città debbano essere percorse in "GONDOLA" come a Venezia...ovvero come nello spot di Sky hd...”.  In una Molfetta dove il vicesindaco risponde alle paure dei cittadini con “tutto normale dopo meno di un’ora” in seguito alla scorsa alluvione del 4 agosto, l’unico modo per esprimere la propria libera opinione diventa proprio il web, dove il governo sta facendo di tutto per imporre anche lì il proprio veto. Prima del web sono proprio le locali realtà giornalistiche come Quindici a dare voce alla libertà di espressione, sempre più soppressa dal nostro governo nazionale e cittadino, dove il fedelissimo berlusconiano si rifiuta di rispondere anche a semplici domande, come quelle riguardanti la rimozione del presidente dell’Asm, Nappi, dal suo incarico. Come è scandalosa la situazione molfettese, così è possibile trovare voce solo nell’«anarchico» – come è stato definito – web o sui commenti di Quindici on line. Nella realtà gli unici anarchici sono solo i padroni, che non rispettano il potere del popolo. Perché l’Italia è nostra. Molfetta è nostra. Nello spazio dei commenti del sito del Quindici online www.quindici-molfetta.it diamo libera via alle esperienze di questa giornata e a relative soluzioni che partano da noi, in maniera che si concretizzi il volere di chi veramente abita a Molfetta e non a Roma.

Autore: Saverio Tavella
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""

Da "La globalizzazione e la fine del sociale" - Per capire il mondo contemporaneo. (Alain Touraine) - Da lungo tempo i sociologi discutono sul tema seguente: la sottoccupazione favorisce la formazione di un esercito di riserva che consente al capitalismo di tenere bassi i salari o incoraggia piuttosto la moltiplicazione degli emarginati dispersi al di fuori del mercato del lavoro organizzato? E' corretta la seconda ipotesi, perchè definisce meglio la marginalità urbana e, di conseguenza, rende meglio conto di quelle forme di populismo che hanno spesso e così fragilmente trovato consenso presso i salariati. Le azioni che si riproducono in queste situazioni appartengono anch'esse al mondo del vuoto sociale in cui l'azione tende a diventare impossibile, in cui la morte, con la quale si colpisce allo stesso tempo il nemico e se stessi, è la risposta più adeguata allo stato di disgregazione e di esclusione sociale. A un ricercatore che gli chiedeva "Qual'è la categoria sociale che odia di più?", un giovane senza lavoro fisso e che era passato da uno stage di formazione all'altro diede un giorno la seguente risposta: "In primo luogo la, polizia". Risposta talmente logica che non necessita di alcun commento. "E poi?" chiese ancora il ricercatore. "Gli insegnanti e gli operatori sociali" rispose il giovane. "Perchè?" fu la reazione stupita: "non cercano forse di aiutarvi e non di sfruttarvi?". Il giovane rispose allora: "Perchè ci mentono, ci ingannano, ci chiedono di integrarci in una società disintegrata". Il senso di questa risposta va oltre il gruppo sociale al quale apparteneva il ragazzo. Per molti, il mondo ha perso senso e il nonsenso può suscitare solo sentimenti di puro odio - odio verso di sè e l'ambiente circostante - o causare un'agitazione senza scopo in una cultura di massa ossessionata dalle immagini di violenza. - Allora......Giovane Bandolero e giovani tutti, siamo stati tutti manipolati e le responsabilità stanno in tutti i settori e in tutte le generazioni passate e contemporanee. Inutile dare addosso ai nonni, ai padri e forse anche alle madri. Se non è troppo tardi, tutti insieme, unendo le nostre esperienze e miserie umane, possiamo ancora effettuare quei cambiamenti necessari a liberarci delle oppressioni storiche e sociali. Tutti insieme, nessuno escluso. (Com'è cambiato il mondo.... basta una pioggia.......)


PAURA DELLA PIOGGIA ... Certo, se mi soffermo a riflettere un po', c'é da preoccuparsi, non tanto e non solo, per la singola copiosa precipitazione meteorica che puntualmente crea disagio; non tanto e non solo, sulla precarietà della nostra civiltà del cemento! La cosa che preoccupa maggiormente, che non ha, per la verità alcun colore politico, poiché il dissesto del territorio, è stato perpetrato in maniera indistinta da tutti gli enti pubblici, indipendentemente dalla forza o dallo schieramento che si trovava a guidarlo in quel momento, è l'aspetto psicologico: questa è la novità!!! A noi uomini del 2009, del progresso, della rete, ecc., fa paura la pioggia!!! Io nella mia infanzia, non ricordo di aver avuto mai paura della pioggia, anzi, era un evento atteso e salvifico per la nostra "puglia sitibonda". Si giocava per le strade, si cantava, era una festa, insomma per tutti, "p' r' dfoaur", che vedevano ingrassare le loro olive, per "la coccvain", che vedeva crescere i nostri pomodori, le nostre patate, le nostre zucchine, melanzane ... Terra ricca la nostra, terra bella, con il nostro litorale di ponente colorato, di verde e rosso, dei nostri pomodori di "baccie e mere", cosa per la verità che si può oggi solo ammirare nei quadri di d'Ingeo. Abbiamo perso tutto ciò, ed in cambio dal nostro scellerato progresso, abbiamo ricevuto la paura della pioggia. Incredibile!!! Il vero problema è che, all'inizio di ogni fenomeno atmosferico, abbiamo paura, ci mettiamo in ansia, perché temiamo sempre il peggio, che possa accadere qualcosa di grave ... Le cronache locali, sono ricche di resoconti, su Bari, Foggia, ecc. Oggi si muore o si rischia di morire per la pioggia sotto un sottoposso!!! Ciò è dovuto solo alle nostre responsabilità, le città le abbiamo costruito non tenendo in minima considerazione il fattore naturale, atmosferico; non tenendo conto della madre terra e delle sue leggi naturali. Quale è il rimedio? Prendere coscienza di questo sarebbe già tanto, iniziare a bloccare la cementificazione del territorio e, iniziare a togliere cemento lì dove non serve più, dove non è utile, dove rappresenta solo la speculazione fine a se stessa, e riprendiamo a piantare alberi, alberi ... i nostri amati alberi, l'olivo, il mandorlo, gli alberi da frutto nostri autoctoni ... se matura questa consapevolezza ... se iniziamo a fare qualcosa ... qualcosa inizierà a mutare per il meglio ... ma solo fra qualche decennio ... altrimenti, rassegniamoci alla precarietà della nostro finto progresso, che può vederci soccombenti anche dinanzi ad un acquazzone improvviso. E, non intasate le strade con le autovetture, quando piove, se non vi è necessità vera di uscire, poiché fate impazzire il traffico inutilmente con il malcapitato di turno che rimane sotto il sottopasso, mentre arriva un torrente di pioggia, che tira fuori il rosario, ed iniza a pregare nel miracolo ... ...f.r...

Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet