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Molfetta, al via le Ecclesiadi 2012: lo sport veicolo di valori cristiani
17 aprile 2012

MOLFETTA - Si è aperta la scorsa settimana la IX edizione delle Ecclesiadi nella neo chiesa di Sant’Achille, evento cui parteciperanno i giovani e adulti di 20 parrocchie della diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo e Terlizzi in gare sportive che saranno disputate nei mesi di aprile, maggio e nella prima decade del mese di giugno. Quest’anno il comitato organizzatore, in opera già dal mese di ottobre 2011, ha predisposto 10 sport: calcio e pallavolo come sport di squadra, biliardino scopa e burraco come sport di coppia, nuoto, atletica leggera e dama come sport singoli.
Ospite inatteso della serata di presentazione la pioggia, che ha fatto saltare la prima fase della cerimonia: l’arrivo dei partecipanti della diocesi con in mano la fiaccola simbolo dell’apertura dell’evento ecclesiastico-sportivo. Nella chiesa di sant’Achille è stato predisposto un momento di preghiera celebrato dal vescovo mons. Luigi Martella e un momento di testimonianza di Luca Mazzone, campione paraolimpionico della disciplina del nuoto e doppia medaglia d’argento alle Olimpiadi di Sidney del 2000.
Durante il momento di preghiera sono stati portati all’altare 4 simboli: lo zaino, segno della fatica quotidiana e della disponibilità a unire sport e preghiera, le scarpe, simbolo della strada che ogni giorno il giovane cristiano si impegna a percorrere con l’altro, il manifesto delle Ecclesiadi, simbolo dell’impegno a mettere in campo prima un modello di vita cristiano e poi un sano egoismo, infine il pallone, simbolo per antonomasia dello soprt.
Il momento di riflessione proposto dal vescovo ha posto l’attenzione sull’importanza dello sport non solo come momento di puro e sano divertimento, ma come momento in cui fare esperienza della fratellanza, trasformando la squadra in una grande famiglia. «Ho scoperto che anche le grandi squadre di serie A e B, prima delle partite, fanno ritiri spirituali e sono guidati dai cappellani delle squadre» ha sottolineato il vescovo, quasi a rinforzare l’idea che il ricorso alla preghiera di comunità è elemento imprescindibile da cui partire per meglio amalgamare una squadra non solamente unita dalla voglia di vittoria.
Lo sport dovrebbe essere concepito, ha aggiunto il vescovo, come una metafora di vita, riprendendo l’omelia agli sportivi del giubileo 2000 del beato papa Giovanni Paolo II: «La vita è come una corsa, la cui meta è sempre in progressione e il cui traguardo è sempre qualcosa di dinamico da raggiungere attraverso il continuo forgiarsi dello spirito».
Successivamente, Luca Mazzone ha descritto la sua doppia vita da sportivo, quella prima dell’incidente e quella di campione-disabile. «A 19 anni giocavo a calcetto, correvo, facevo tanto sport e sin da subito ho conosciuto il valore della fratellanza nel campo, ma anche del sacrificio e della continua dedizione a continuare per vincere». L’incidente, ha racconta Mazzone, gli aveva inizialmente tolto l’uso di entrambe le gambe ma quello spirito di sacrificio maturato attraverso lo sport gli ha permesso di ricominciare a credere in se stesso e a fare dello sport un vero trampolino di lancio per tornare alla vita. Così lo sport è divenuto il “faro”. «È stato proprio durante la riabilitazione, dopo che ho reimparato a mangiare perfino da solo, che ho maturato la scelta di fare sport da disabile. Lo sport mi ha permesso di uscire fuori di casa, di conoscere nuovi Paesi e nuove culture e nella sfortuna mi ha permesso di vivere la mia vita a 360 gradi».
La testimonianza toccante del campione terlizzese ha certamente lasciato un’impronta diversa: quella di una gara ben più grande che va oltre l’esultanza per un goal o l’agonismo atletico. La cerimonia si è conclusa con la recita della preghiera dello sportivo come impegno a mantenere un comportamento cristiano e caritatevole durante le gare e come impegno a tendere la mano all’ avversario, perché in primis questi è un fratello nel nome di Cristo.
A seguito della foto di rito con tutti i membri del comitato organizzatore (Carlo Gadaleta, Franco Vilardi, Pietro Toma, Vincenzo Armenio, Felice Rutigliano, Gianni Carlucci, Nicola Turturro), tra cui i due sacerdoti membri dell’equipe, don Nico Tempesta e don Franco Sancilio, e mons. Martella, è stato acceso il braciere con la fiaccola portata dal vescovo a nome di tutti i partecipanti. Non resta che augurare ai partecipanti che vinca il migliore.

© Riproduzione riservata
 
Autore: Mariagrazia Petruzzella
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