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Molfetta, 4° posto dolceamaro Calcio
15 aprile 2007

Quattro sconfitte nelle ultime quattro gare e il Molfetta ha chiuso il campionato di Eccellenza con un amaro quarto posto. L'amarezza sta in un epilogo immaginato diverso. Dopo la 30ª giornata i biancorossi avevano nelle mani il secondo posto. Sarebbe stato il coronamento di un'esaltante avventura, considerato da come e dove s'era partiti. Nelle gare decisive per la classifica finale però, sui biancorossi si sono concentrate una serie di situazioni negative: rosa decimata da infortuni e squalifiche che colpivano gli uomini più rappresentativi sul piano tecnico e della personalità, la mancanza di alternative che costringeva il tecnico Di Giovanni ad improvvisare le formazioni e, per finire una dose di cattiva sorte. Alla 30ª giornata il Molfetta al 2° posto a 61 punti, aveva 3 lunghezze di vantaggio su Noci e Cerignola, entrambe a 58. Contro il Francavilla il Molfetta assaporava la prima vittoria interna in cui andava tutto storto: incredibile autogol di Magrone, diverse occasioni mancate e un rigore fallito da Uva al 90'. Nella successiva gara con il Cerignola, i biancorossi sfiduciati e quasi rassegnati a subire un avversario determinato e motivato, beccavano la seconda sconfitta consecutiva. Nell'ultima gara interna contro il Copertino, il copione si ripeteva. Senza ben sette titolari e con D'Aloia e Uva acciaccati, Di Giovanni si affidava a una formazione che alla prima difficoltà crollava sul piano mentale. Il trend negativo non s'interrompeva neanche nell'ultima di campionato a Maglie. I biancorossi, sotto di una rete dopo pochi minuti, abbozzavano una reazione accettabile, creavano diverse occasioni per raddrizzare la gara, ma un portiere in stato di grazia negava ai molfettesi quel punticino che avrebbe rinfrancato l'ambiente. Mentre il Molfetta collezionava sconfitte, le concorrenti Noci e Cerignola ne approfittavano e scalavano posizioni in classifica. In pratica il campionato del Molfetta si era fermato alla 30ª giornata. Fino ad allora i biancorossi avevano regalato ai tifosi una marcia esaltante. Partiti per una modesta salvezza anticipata, i molfettesi gara dopo gara si scoprivano competitivi e dopo 7 giornate s'inserivano in alta classifica senza mollarla mai più. La squadra non esprimeva un gioco spumeggiante, ma concreto, fatto di umiltà, spirito di sacrificio e voglia di lottare. Tosta in difesa, coperta a centrocampo, ficcante in avanti. Qualità da squadra operaia, senza leader e primedonne, umile nella consapevolezza dei propri limiti, almeno rispetto agli squadroni concorrenti. Il Molfetta chiudeva l'andata al 3° posto (32 punti) con i galloni di squadra rivelazione: Uva capocannoniere (12 reti su 21), seconda difesa (11 reti), il miglior bilancio interno con 8 vittorie su 9 gare. Fuori casa convinceva poco, appena 8 punti (1 vittoria, 5 pareggi e 4 sconfitte). Nel ritorno c'era il timore di un ridimensionamento, anche perché Di Giovanni s'era affidato agli stessi uomini. “Quando arriveranno infortuni e squalifiche arriveranno i problemi” sentenziavano in molti. Invece, Di Giovanni nelle prime emergenze scopriva nuovi fattori di crescita. Fuori Tridente per infortunio, Salamina spostato al centro della difesa era una rivelazione, Del Vescovo dopo mesi di assenza si faceva trovare pronto, Di Bari nel ruolo di regista cresceva in personalità, il tridente tattico Uva- Lobascio-Paparella aumentava il tasso di pericolosità, infine la scoperta di giovani all'altezza della situazione come Magrone e Cataldo. Tutto filava liscio fino alla vittoria di prestigio sulla capolista Fasano, che a Molfetta assaporava la prima sconfitta stagionale. Nella gara successiva di Apricena iniziavano i guai. Carlucci e Di Bari accusavano guai muscolari, mentre D'Aloia e Uva cominciavano a sentire problemi fisici. Intanto si accavallavano le squalifiche, emergevano le prime crepe e senza centrocampisti di ruolo la squadra si snaturava. La grinta e la determinazione consentiva al Molfetta di vincere contro il Nardò, ma ad Ostuni s'interrompeva la serie delle sei vittorie consecutive. Le striminzite e sofferte vittorie contro Massafra e Novoli davano l'illusione che il Molfetta potesse chiudere al secondo posto. Poi nelle ultime quattro gare il crollo. Contro squadre motivate è emersa in maniera esponenziale la lacuna strutturale della squadra nell'impostazione. Infatti, tranne nel pareggio di Lucera (1-1), i biancorossi non sono mai riusciti a capovolgere una situazione di svantaggio. Fin quando a centrocampo c'erano giocatori capaci di aggredire gli avversari e di lanciare le punte, da un lato la difesa era protetta, dall'altro permetteva agli attaccanti d'inserirsi con efficacia negli spazzi della retroguardia avversaria. Un gioco e assetto tattico che rendeva la compagine molfettese un osso duro per chiunque. Grinta, determinazione, spirito di sacrificio e qualche gesto tecnico di ottima fattura, facevano breccia nel cuore dei tifosi inizialmente timidi, poi incuriositi e infine entusiasti per un torneo vissuto da protagonisti. Alla fine il quarto posto, impensabile alla vigilia della stagione, è stato accolto come un boccone amaro difficile da digerire. Ora i Play-off saranno una sfida in salita. Il Molfetta sin dalla prima gara sarà costretto a vincere, mentre il Cerignola avrà il vantaggio di poter gestire con calma la situazione. Anche se Carlucci, Di Bari e Tridente sono in via di guarigione, per i troppi mesi senza gare, non saranno al meglio della condizione. L'aspetto più importante sarà, non tanto la condizione fisica, quanto quella mentale. La squadra dovrà ritrovare la fiducia nei propri mezzi, la grinta e la determinazione vincente che ha dimostrato finora. “Dobbiamo ripartire dalle cose belle che abbiamo fatto e dalle emozioni che abbiamo regalato ai tifosi fino alla 30ª giornata. Sono rammaricato perché dalla gara vinta contro il Cerignola all'andata, non ho più potuto schierare la squadra che avevo in mente – conclude il mister Di Giovanni –. Sono grato ai tifosi per tutte le manifestazione di affetto che ci hanno dimostrato e prometto da molfettese che faremo di tutto, spenderemo ogni goccia di sudore per arrivare fino in fondo”.
Autore: Francesco Del Rosso
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