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Mimmo Favuzzi (Ds): “E' urgente riattivare il circuito della fiducia”
02 gennaio 2006

MOLFETTA – 2.1.2006 A ventiquattr'ore dall'incontro con tutti i partiti del centrosinistra, convocato dal candidato sindaco della coalizione, Lillino Di Gioia, vincitore a sorpresa delle consultazioni primarie svoltesi lo scorso 4 dicembre, abbiamo chiesto al presidente della locale sezione dei Democratici di Sinistra, Mimmo Favuzzi, una valutazione sulla situazione di stallo venutasi a creare all'interno dell'Unione, di fatto ancora incapace, dopo quasi un mese, di riconoscere il risultato politico emerso dalle urne delle primarie e di ufficializzare il pieno sostegno a Di Gioia, in modo da avviare finalmente la campagna elettorale per le elezioni amministrative della prossima primavera. Sen. Favuzzi, lei è stato tra i primi sostenitori della necessità di ricorrere alle consultazioni primarie per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra. Come valuta ora la situazione venutasi a creare all'interno della coalizione a seguito dell'affermazione di Lillino Di Gioia? “C'è una bellissima frase del poeta latino Marziale: “Nec possum tecum vivere, nec sine te”, oppure un'altra di Ovidio: “Nec sine te, nec tecum vivere possum”, che nella cultura contemporanea si ritrova nella stupenda canzone degli U2 “With or Without you”, che esprime appieno i sentimenti oggi prevalenti all'interno della coalizione di centro-sinistra nei confronti di Lillino Di Gioia. Parafrasandola, in maniera molto meno poetica, sarebbe a dire: non possiamo vincere con te, né senza di te. Può sembrare un paradosso, e forse lo è, eppure è allo stesso tempo un problema reale. Mi spiego. Non sto parlando dei dubbi da più parti espressi sulla legittimità del risultato elettorale o sulla opacità o eccessiva spregiudicatezza di certi comportamenti di Di Gioia durante la campagna elettorale delle primarie; e non voglio soffermarmi neanche sul significato di certe provocazioni da parte di esponenti del centro-destra o sul peso effettivo dell'apporto spontaneo o contrattato di voti esterni alla coalizione. Questi sono dubbi che permangono in molti partiti e in larghissime fasce dell'elettorato di centro-sinistra, e che non possono essere semplicemente ignorati. Sto parlando piuttosto di una serie di altri problemi molto seri che non possono essere elusi e che dovranno essere affrontati preliminarmente nell'incontro del 3 gennaio convocato da Di Gioia. Quali sarebbero queste questioni? Provo ad elencarle in maniera estremamente schematica. Per amor di chiarezza, voglio sottolineare che si tratta di tematiche esplicitamente o implicitamente già trattate all'interno del Documento politico-programmatico del centrosinistra. Innanzitutto il primo tema è l'identità della coalizione. Cito dal Documento: “la coalizione di centrosinistra è una coalizione politica, che trova le sue radici e la sua ispirazione nel “Progetto per l'Italia” che sta alla base dell'Unione a livello nazionale, e non intende in alcun modo lasciare spazio a confusi ed ambigui “progetti civci”. Ora la vittoria di Di Gioia alle primarie ha destabilizzato il quadro e rotto gli equilibri. Mi chiedo: come assicuriamo concretamente, senza ambiguità, la riconferma della “coalizione politica”? Quali garanzie concrete e inconfutabili offriamo al popolo di centro-sinistra che non c'è già stata né ci sarà una mutazione genetica che trasformi il nostro progetto in un “progetto civico di centro-sinistra” assolutamente speculare a quello di centro-destra? Mi sembra che così si torni ancora al tema dei “confini della coalizione”, anche questo trattato all'interno del Documento politico-programmatico del centrosinistra. Certo, ed è infatti questo il secondo punto cui volevo fare riferimento. Sempre nella nostra “carta di identità” si dice: “L'Unione di Molfetta, dopo aver aperto un confronto sul piano politico, programmatico e delle regole per la selezione della leadership con tutte quelle forze (partiti e movimenti) che hanno dichiarato di riconoscersi a tutti i livelli territoriali nel progetto politico del centro-sinistra e che lo hanno già sostenuto nelle vittoriose elezioni regionali, ha verificato la possibilità di una convergenza basata sulla pari dignità di tutte le forze partecipanti per la costruzione di una coalizione di centro-sinistra”. Ci sono state ambiguità nelle dichiarazioni post-primarie di Di Gioia, poi in buona parte fugate dal comunicato e dalla conferenza stampa del 23 dicembre. Eppure ci sono ancora delle zone d'ombra da illuminare e dei nodi da sciogliere. Quali sarebbero? Come possiamo essere sicuri che i confini della coalizione rimangano questi e siano immodificabili prima, durante e dopo le elezioni? Che non ci siano strane manovre e camuffamenti di singoli personaggi o di interi partiti? Che in caso di ballottaggio non si faccia appello a presunti stati di necessità? Che non ci siano nuove alleanze o campagne acquisti post-elezioni? Che le geometrie variabili non tornino di attualità? Non solo, direi di più: come garantiamo che tutte le liste, e tutti i candidati di tutte le liste, rispondano appieno non solo alla lettera, ma anche allo spirito del Codice etico? E ancora, come eviteremo che la sacrosanta competitività elettorale non faccia approdare in Consiglio Comunale soggetti che, forti di consensi extrapolitici (medici o “infermieri”, se non addirittura faccendieri, galoppini e “capibastone”), si rivelino a posteriori indifferenti, se non addirittura estranei, al progetto politico del centro-sinistra, mettendolo nei fatti in discussione o facendolo naufragare? Per tutto questo la principale garanzia dovrebbe essere rappresentata dal candidato sindaco, indicato come leader della coalizione proprio dagli elettori, attraverso le primarie. Personalmente ho sempre ritenuto le primarie un sistema altamente democratico di selezione della leadership, e di una leadership plurale, non personalistica né carismatica. Ora però abbiamo un doppio problema: il fatto che Di Gioia sia approdato (con le forze che lo sostengono) all'ultimo momento nella coalizione, si sia tenuto volontariamente fuori da tutta la fase di elaborazione, discussione e approvazione del Documento politico-programmatico e dal percorso di partecipazione democratica del L'Unione chiama la città, abbia caratterizzato tutta la sua campagna delle primarie con una oggettiva presa di distanza se non estraneità dal centro-sinistra, evitando accuratamente di usare persino questo termine sui suoi manifesti, insieme alla sua storia personale e politica, più o meno recente, ed alla sua cultura politica, non solo non fanno scattare tra i militanti e nel popolo del centro-sinistra quell'entusiasmo, quel coinvolgimento emotivo che nasce dalla condivisione di progetti, di sogni, di ideali, indispensabili per affrontare con convinzione una campagna elettorale difficile, ma impediscono addirittura di riconoscerlo come proprio leader, di sentirsi rappresentati da lui. Sia ben chiaro, non sto cercando scuse per smarcarmi, per evitare il riconoscimento politico del risultato della consultazione primaria. Per me questo è un discorso chiuso. Allora? Non è un problema di legittimità, ma c'è un deficit di legittimazione. Sarebbe davvero miope non riconoscere che il problema ci sia. Ed è aggravato dal ruolo e dal potere, credo eccessivo, che la legge comunale e provinciale assegna al sindaco. Come si pone un argine a questo fenomeno? Come si può risolvere il nodo legittimità/legittimazione? Recependo le nostre proposte di una leadership plurale, di una cabina di regia, di una prefigurazione della struttura portante della squadra, che rendano esplicito a tutto l'elettorato il protagonismo determinante delle principali aree politico-culturali che compongono la coalizione: l'area del riformismo moderato, laico e cattolico, la sinistra storica e il riformismo di sinistra, democratico e progressista, la sinistra radicale e antagonista, che non possono essere automaticamente perpetuate nelle figure degli altri tre candidati alle primarie che, in quanto tali, hanno esaurito la loro funzione di rappresentatività. Per essere chiari fino in fondo, sappiamo bene che Rifondazione Comunista e tutta l'area della sinistra radicale e movimentista hanno bisogno di vedere adeguatamente e direttamente rappresentate le proprie istanze. E così l'intero popolo di centro-sinistra deve potersi riconoscere in una leadership necessariamente plurale. Saranno questi i temi che Ds porteranno nella discussione di domani con il candidato sindaco, Lillino Di Gioia? Credo che solo dopo aver affrontato queste tematiche in maniera rapida, efficace e definitiva, e aver riattivato il circuito della fiducia che sembra ora inceppato, si potrà mettere mano alla stesura del programma, vale a dire alla concretizzazione, precisazione e arricchimento delle opzioni programmatiche già previste dal Documento politico-programmatico. Il tutto riprendendo quel percorso di partecipazione democratica che è stato, e deve riprendere a essere il carattere distintivo della campagna elettorale del centro-sinistra per esprimere davvero un'alternativa al malgoverno del centro-destra. Giulio Calvani
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