Migranti Aquarius, la posizione della Consulta delle aggregazioni laicali della diocesi di Molfetta
Dall’indifferenza delle coscienze alla Convivialità delle Differenze. Ancora assordante e imbarazzante silenzio del sindaco Tommaso Minervini
MOLFETTA – Mentre continua il silenzio assordante e imbarazzante del sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, sulla vicenda dei migranti a bordo della nave Aquarius che il governo italiano si è rifiutato di accogliere, chiudendo i porti, interviene il Comitato Direttivo della Consulta delle Aggregazioni Laicali della diocesi di Molfetta: «In merito alla vicenda della nave Aquarius e ai drammatici sviluppi degli ultimi giorni, esprime profondo dolore e preoccupazione per le modalità con le quali la stessa vicenda è stata affrontata dalle istituzioni nazionali ed europee. Siamo convinti che l’episodio della nave Aquarius sia una negazione del Vangelo e una sconfitta dell’umanità.
Come credenti riteniamo che la centralità di ogni persona umana, indipendentemente dall’appartenenza di razza, di ceto sociale, di provenienza geografica e di credo religioso, debba essere salvaguardata da tutte le istituzioni civili, perché esse sono a servizio di ogni uomo. Come cittadini, consapevoli dei principi di libertà, promozione dell’uomo e inclusione di ogni persona, che costituiscono cardini imprescindibili della nostra Costituzione Repubblicana, sentiamo di esprimere vicinanza e solidarietà ad ogni profugo che fugge da condizioni di povertà, guerra e miseria perché riteniamo ogni uomo nostro fratello, avente diritto ad una esistenza degna di essere vissuta attraverso la giusta integrazione, per realizzare sogni e aspettative di vita per se e per i propri congiunti.
In questa circostanza ci affidiamo, con senso di rispetto, alle parole di don Tonino Bello che sulle problematiche dell’immigrazione scriveva: «So bene che il problema dell’immigrazione richiede molta avvedutezza e merita risposte meno ingenue di quelle fornite da un romantico altruismo. Capisco anche le «buone ragioni» di coloro che temono chi sa quali destabilizzazioni negli assetti consolidati del loro sistema di vita. Ma mi lascia sovrappensiero il fatto che si stenti a capire le «buone ragioni» dei poveri allo sbando e che in questo esodo biblico non si riesca ancora a scorgere l’inquietante malessere di un mondo oppresso dall’ingiustizia e dalla miseria» (da “Non passa lo straniero”).
Coltiviamo la speranza che possa finalmente prevalere il senso di umanità e che si possano attuare politiche organiche e condivise di accoglienza e integrazione».