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Mense scolastiche di Molfetta: il grande mistero
30 ottobre 2016

MOLFETTA - Genitori molfettesi smarriti, ma anche adirati. Causa del tutto, il servizio mensa per le scuole cittadine, dal nido all’ultimo anno della scuola primaria, per chi frequenta a tempo pieno. Curiosamente, il servizio sembrava pronto a partire già  durante l’estate, quando i genitori furono invitati a presentare le domande di iscrizione dei propri figli al servizio. Domanda, documenti, dichiarazioni ISEE: ogni bravo genitore si è preoccupato di fornire tutto, e per tempo, agli uffici competenti.

Dopo di che, il nulla. Alcuni virtuosi comuni vicini hanno iniziato il servizio già all’inizio di ottobre, ma, in generale, tutti hanno avviato la mensa nel corso del mese appena trascorso.
A Molfetta, invece, il silenzio è assoluto. O meglio, interrotto solo da risposte di circostanza, che sembrano più utili a confondere le acque che a dare informazioni precise.
Chi si è rivolto al Settore Welfare, si è sentito dire che l’ufficio sta verificando le istanze pervenute, e che le stesse vanno incrociate con i dati delle segreterie scolastiche. Le segreterie, tutte, hanno informato di aver fornito gli elenchi a tempo debito (alcune anche 2 volte!). In tutto questo scambio di vuote informazioni, il grande assente è il Commissario. Nè una risposta ai genitori che hanno scritto, nè un comunicato ufficiale, nè una comunicazione alle scuole. Per il sito web del Comune, il problema non esiste.
Nulla anche sulle cause: di fatto, le ditte fornitrici del servizio hanno contratti vigenti, quindi già il primo giorno di scuola avrebbe potuto fornire i pasti. Invece, un mese e mezzo è passato da quel giorno, e tutto, come detto, tace.
Ancora più oscura è la situazione del Nido Comunale, struttura che, fino allo scorso anno, aveva un autonomo servizio di mensa. Da quest’anno, per favorire presunti risparmi di spesa - si dice - l’approvvigionamento e la refezione sono state accorpate a quella della scuola per l’infanzia. Risultato, un servizio nettamente peggiorato, in termini di offerta agli utenti, ed in termini di attività educative, che comprendono necessariamente il momento della refezione, come momento di sviluppo delle abilità, di sviluppo delle capacità relazionali tra i piccoli e di scoperta di cibi nuovi e diversi.
Due dubbi, a questo punto, sorgono: le ditte in questione, Markas per l'infanzia e una ATI per la primaria, hanno contratti vigenti, con diritti e doveri di entrambe le parti, con previsione di utili e posti di lavoro. Ora che i giorni di erogazione del servizio si sono ridotti, le imprese chiederanno i danni al Comune, o, al contrario, verranno retribuite anche senza aver affatto svolto la prestazione?
Stesso discorso vale per il personale scolastico assegnato alle scuole molfettesi e forzatamente utilizzato in compresenza: sarà il Ministero dell’Istruzione a rivalersi per questo utilizzo del personale difforme dalle previsioni normative?
Non si tratta solo, come qualche lettore distante dalle dinamiche scolastiche potrebbe ipotizzare, di problemi legati a “dove sistemare” i bambini dopo l’orario scolastico, anche se questo è un problema notevole per chi non disponde di parenti in grado di fungere da baby-sitter e tutor didattici (spesso nello stesso momento!). Come già detto, la refezione, in tutti gli ordini di scuola, ha una funzione educativa e pedagogica, di cui tutti i bambini vengono privati, senza alcuna giustificazione.
In più, l’assenza del servizio mensa, soprattutto per la scuola dell’infanzia, obbliga a ridurre l’orario di lezione, e quindi a non poter svolgere, con i giusti tempi, tutte le attività didattiche che i docenti, settimanalmente, si premurano di preparare, al fine di educare e far crescere i piccoli cittadini di domani.
Riteniamo giusto fornire un ulteriore elemento di riflessione. Mentre oggi molte famiglie hanno ancora i nonni disponibili, in futuro, con la riforma delle pensioni, questo capitale umano andrà drasticamente e rapidamente a ridursi. D'altra parte, i ritmi di lavoro dei genitori si fanno sempre più intensi. E allora la mensa efficiente (e il tempo pieno) sono un investimento politicamente lungimirante. Invece a Molfetta assistiamo ad un peggioramento dello standard, in cui la mensa non parte prima della seconda metà di ottobre, e oltre, quasi per graziosa concessione del sovrano.
Finora, i genitori hanno protestato singolarmente, e comunque in maniera disorganizzata, appunto con le mail, con visite al Settore Welfare, e lamentandosi con gli educatori e i docenti dei propri figli, sventurate cerniere tra gli attori di questa tragicomica vicenda. Ma la protesta sta montando, e a breve non è da escludere che sfoci in un clamoroso sit-in davanti all’ufficio del Commissario. Si arriverà fino a questo punto, o la mensa si sveglierà rapidamente da questo protratto sonno fuori stagione?
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