Recupero Password
Media non profit: tanti, uniti e decisi Per il pluralismo dell'informazione, 6.000 testate a Roma contro il decreto Gasparri (presente anche “Quindici”)
15 aprile 2003

Rappresentano 110 associazioni per un totale di circa seimila testate. Spaziano dalla sinistra antagonista ai periodici diocesani, dall'Avvenire al manifesto. Non conoscono limitazioni geografiche. Rappresentano giornali di piccolissime dimensioni e testate che sfiorano le centomila copie al giorno. Sono tutte accomunate dalla loro natura non-profit. E si sentono tutte ugualmente minacciate dalla normativa in materia di informazione studiata dal governo Berlusconi. Sono le associazioni che l'8 aprile scorso hanno presentato a Roma il tavolo di coordinamento nazionale sull'editoria cooperativa, di idee, del “terzo settore”, delle forme associative senza fini di lucro (al tavolo romano ha partecipato anche “QUINDICI” con editore e direttore presenti fra le testate dell'Italietta, ndr): in una parola, Media Non Profit (MNP), un circuito che si pone con forza come soggetto con cui confrontarsi sui temi della libertà d'informazione, del pluralismo, del ruolo della cosiddetta “editoria minore” nel panorama italiano. La conferenza nazionale ha visto la partecipazione di un folto pubblico ed è stata onorata dalla presenza di numerosi esponenti politici, i quali hanno manifestato vivo apprezzamento per l'iniziativa. Ha aperto il dibattito Lelio Grassucci di LegaCoop, presso cui ha sede la segreteria del Coordinamento. Dopo aver manifestato un sentito cordoglio per i giornalisti caduti in Iraq, Grassucci ha messo subito sul tavolo i tre principali problemi su cui discutere: tutela del pluralismo dell'informazione e dei soggetti che vi partecipano; superamento degli ostacoli posti dal decreto Gasparri all'editoria non-profit sulle tariffe postali; questione del tetto del 10% di pubblicità istituzionale che le piccole testate chiedono sia loro riservato. Marina Ricchi, del periodico piemontese Luna Nuova aderente al circuito, ha ricordato i principali fattori critici che condizionano l'informazione in Italia: numero di lettori assai basso in rapporto agli altri Paesi europei; scarsa attenzione da parte della normativa nazionale alla carta stampata (a beneficio del solo sistema radiotelevisivo); riduzione di testate e case editrici; eccessiva concentrazione di vendite e ricavi pubblicitari da parte dei cinque maggiori gruppi editoriali; ricavi da vendite ormai superati dai ricavi da spazi pubblicitari. A queste gravi carenze, secondo la Ricchi, il decreto in discussione al Parlamento rischia di dare il definitivo colpo di grazia, con un'ulteriore concentrazione delle risorse nelle mani di pochi (di uno?) e una penalizzazione dell'editoria non-profit, già snobbata dal mercato pubblicitario. “I media non-profit – ha concluso la Ricchi – chiedono in proposito una svolta decisa a tutela del pluralismo”. Preoccupazioni e richieste analoghe sono giunte da Giancarlo Aresta, presidente della Cooperativa Editrice il manifesto. Paolo Serventi Longhi, nell'affermare l'adesione formale della FNSI all'iniziativa MNP, ha definito la legge sul sistema radiotelevisivo un autentico “mostro giuridico”, che perpetua il conflitto di interessi e giova unicamente agli affari dell'unico vero soggetto forte nel panorama informativo del Paese, ossia il Presidente del Consiglio. La legge in discussione, secondo Serventi Longhi, pone a rischio l'esistenza di numerose “piccole testate” nelle quali “lavorano peraltro molti redattori seri e preparati, che fanno dell'informazione il loro lavoro”. Serventi Longhi ritiene possibile e necessario “sfidare il Governo” sui temi caldi per l'editoria non-profit, ragionando nei termini di una “flessibilità contrattata” in cui indipendenza, autonomia e preparazione professionale dei giornalisti siano sempre salvaguardate. Una forte rivendicazione dell'indispensabilità della “stampa minore” è venuta da Roberto Massimo della Consis (il consorzio dei settimanali diocesani): il valore dell'editoria non-profit non può in alcun modo essere limitato, pena uno scadimento del pluralismo informativo. Restano però pesanti ostacoli in termini di difficoltà economiche, adempimenti burocratici, impedimenti legislativi, tariffe postali, ripartizione della pubblicità istituzionale, aggravati da una scarsa visibilità di tali questioni sui media, troppo concentrati sul duopolio (monopolio?) radiotelevisivo. Massimo ha lamentato il fatto che, quanto a scelte normative e legislative, a una grande disponibilità teorica siano poi seguiti pochi fatti: “Non tutto si può ridurre a mercato o a profitto – ha ammonito – Una società che non favorisce la democrazia informativa è destinata a perdere una parte di essa”. Ricordando il “non rituale” richiamo di Ciampi sul pluralismo e sull'imparzialità dell'informazione, Sergio Bellucci (responsabile di Rifondazione Comunista per l'informazione) ha auspicato un'autentica “battaglia per l'informazione” che ricacci indietro qualsiasi tentativo oligopolistico tramite l'incentivazione alla nascita di nuove testate ed il sostegno all'editoria non-profit. Un sostegno inaspettato (ma, a ben vedere, non più di tanto) all'iniziativa di MNP è giunto da un rappresentante del Governo, il Sen. Alessandro Forlani (Udc). Questi, definita l'editoria locale “momento essenziale di produzione della democrazia, specie da parte dei gruppi più piccoli”, ha notato con rammarico che “il mercato dell'informazione ha perso l'abitudine all'approfondimento” e ha affermato che l'Udc è disponibile ad iniziative di sensibilizzazione in Parlamento sul tema dell'editoria non-profit. Vedremo se questa volta alle parole seguiranno i fatti. Una dura requisitoria contro il decreto Gasparri è giunta dalle due “colonne portanti” dei Ds sui temi della comunicazione: Vincenzo Vita e Giuseppe Giulietti. Il primo ha sostenuto senza mezzi termini che il decreto rischia di stroncare l'editoria non appartenente ai grandi gruppi, auspicando inoltre un codice unico per la regolamentazione della stampa. Giulietti, dal canto suo, ha richiesto un deciso intervento delle parti sociali nella trattativa con il Governo su questi temi, apprezzando tutti gli sforzi, come quello di MNP, per dire al Governo che il decreto Gasparri “crea solo danni”. Altri plausi all'iniziativa sono giunti dall'avv. Francesco Paola, responsabile nazionale di Italia dei Valori per la concorrenza, e dall'On. Carla Mazzuca (Udeur). Il dott. Patriarca, nel ricordare l'esperienza positiva del Forum Terzo Settore, ha sostenuto che, se MNP diverrà un sistema di rappresentanza di “rete” tra piccole e grandi realtà, potrà diventare un interlocutore capace di dire la propria ai tavoli nazionali di concertazione. Ed è proprio questo il prossimo obiettivo del Coordinamento nazionale: restare uniti e coesi nella pluralità e nella differenza, per portare avanti con la necessaria decisione istanze comuni e della massima urgenza. Chiunque intenda legiferare sui temi dell'informazione dovrà tenerne conto. Gasparri per primo. Paolo Minguzzi
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet