Maggioranza spaccata in Consiglio Comunale e al centrodestra saltano i nervi
MOLFETTA - 7.3.2006
Se stessimo parlando di un incontro di pugilato potremmo dire, senza mezzi termini, che ieri sera la maggioranza di centrodestra, in Consiglio comunale, è andata ko. Un esito atteso ma per nulla scontato, dietro al quale è difficile non intravedere una regia ben precisa. Quel che è certo è che ormai la maggioranza non esiste più e che quello al quale stiamo assistendo è solo il lento crepuscolo, costellato anche da episodi inqualificabili (sui quali ci soffermeremo tra breve), di una stagione politica sicuramente discussa e discutibile, ma che sta terminando davvero nel peggiore dei modi possibili.
Il Consiglio di ieri sera doveva essere il banco di prova per sondare i rapporti all'interno del centrodestra, ancora alle prese con la questione della definizione del candidato sindaco. Il clima non era certo positivo dal momento che, poche ore prima, il “tavolo” delle forze politiche della coalizione, convocato per risolvere il nodo della candidatura a sindaco, era saltato tra vivaci polemiche, non essendo stato possibile trovare la convergenza sul nome del sen. Antonio Azzollini (che, tra l'altro, ieri ha avuto l'ufficializzazione del secondo posto nella lista di Forza Italia per il Senato, posizione che gli garantirà certamente la rielezione a Palazzo Madama), e la spaccatura tra i partiti di centrodestra è parsa subito evidente anche nell'Aula “G. Carnicella”.
Ma andiamo con ordine. Il Consiglio Comunale inizia con, all'ordine del giorno, i punti in seconda convocazione, molti dei quali richiesti dalla minoranza e trascinatisi per oltre un anno senza mai essere discussi. I lavori della massima assise cittadina iniziano con l'approvazione dell'Hospice, struttura socio-assistenziale per la degenza dei malati terminali di tumore che dovrebbe essere realizzata, su proposta dell' “Opera Pia Monte di Pietà e Confidenze”, sulla via di Terlizzi. Nessuno nega l'alta valenza sociale di tale iniziativa, ma la minoranza contesta lo strumento adottato dall'amministrazione (variante al Piano Regolatore ex art. 54 delle Norme Tecniche di Attuazione), ritenendo più opportuno utilizzare lo strumento dell'accordo di programma. La maggioranza, però, va dritta per la sua strada ed approva la delibera che qualifica questa iniziativa come “opera di pubblico interesse”, dandole il via libera, mentre l'opposizione esce dall'aula avanzando dei dubbi sulla regolarità del procedimento amministrativo adottato che, sostengono i consiglieri di centrosinistra, potrebbero addirittura pregiudicare il buon esito di tutta l'operazione.
Gli altri punti all'ordine del giorno in seconda convocazione vengono discussi rapidamente. Viene anche affrontata la questione delle zone di completamento B4 del Piano Regolatore, per le quali i consiglieri di minoranza contestano la monetizzazione degli standards ma, pur essendo in numero sufficiente ad approvare una mozione che di fatto avrebbe bloccato la concessione dei permessi a costruire (la maggioranza già cominciava a perdere pezzi), decidono alla fine di recepire l'indicazione del sindaco e di rinviare la discussione alla conclusione del procedimento amministrativo avviato presso la Regione.
Dopo aver approvato la concessione di un terreno in diritto di superficie alla Congregazione dei Testimoni di Geova al fine di consentirvi la realizzazione di una Chiesa per l'esercizio del culto, si passa a trattare gli argomenti in prima convocazione ed ormai è chiaro a tutti che lo scontro tra maggioranza ed opposizione avverrà sui provvedimenti urbanistici in discussione.
Non occorre attendere molto per avere conferme. Subito, infatti, il consigliere comunale della Margherita, Nino Sallustio, chiede l'inversione dei punti all'ordine del giorno al fine di anticipare e licenziare rapidamente la presa d'atto di alcuni comparti edilizi per la parte “pubblica”, posticipando, invece, l'adozione del progetto di Autoporto previsto per il comparto 21, provvedimento molto caro a Forza Italia.
E' qui che i consiglieri di maggioranza fiutano l'imboscata e si oppongono a questa proposta che però passa con i voti non solo delle opposizioni, ma anche dei due consiglieri Repubblicani, del consigliere indipendente Benito Cimillo e della consigliera di An, Anna Maria Brattoli, mentre il sindaco, Tommaso Minervini, esce dall'Aula.
Dopo aver votato i comparti “pubblici”, i consiglieri di opposizione abbandonano i propri scranni e qui scoppia la bagarre, perché il Presidente del Consiglio Comunale, Leo Petruzzella, mette subito in votazione il punto successivo relativo all'approvazione dell'Autoporto, mentre un consigliere di minoranza, Michele Di Molfetta, si dirigeva verso l'uscita. In sostanza i voti espressi sul punto sono 15, insufficienti ai fini della regolarità della seduta, ma i partiti della Casa delle Libertà obiettano che, al momento del voto, i consiglieri in Aula erano sedici, contando anche Di Molfetta il quale, per stessa ammissione del neosegretario generale, dott. Vincenzo Zanzarella (esordio in Consiglio Comunale movimentato, il suo), stava “guadagnando l'uscita” e di fatto non aveva partecipato alla votazione. Il clima si infuoca. Lo stesso Di Molfetta ha un acceso diverbio (poi sanato) con il consigliere di Forza Italia, Mario Amato, e la seduta viene sospesa per cercare di dipanare l'intricata matassa.
I consiglieri di centrodestra vogliono considerare valida la votazione (anche se nessuno spiega come “conteggiare” Di Molfetta il quale, come detto, non ha preso parte alle operazioni di voto e quindi non ha né votato a favore del provvedimento, né contro, né si è astenuto) ed approvato il punto, le opposizioni non ci stanno e minacciano addirittura di adire le vie legali.
Il clima è molto teso e confuso, ed in questo contesto un consigliere di Forza Italia, tale Girolamo Scardigno, perde letteralmente le staffe e comincia a dare in escandescenza, inveendo, con toni intimidatori, anche contro il sottoscritto, tanto da costringere i Vigili Urbani (oltre che il Presidente del Consiglio, Leo Petruzzella, ed il consigliere comunale Nicola Piergiovanni, immediatamente accorsi), nello sconcerto generale, ad intervenire per sedare gli animi. Un episodio indecoroso sul quale non intendiamo soffermarci oltre ma che qualifica il livello raggiunto da una certa politica in questa città.
Comunque a risolvere la surreale situazione di stallo venutasi a creare interviene, provvidenzialmente, il sindaco, Tommaso Minervini che, dopo aver attentamente ascoltato, in separata sede ed assieme ai dipendenti comunali, la registrazione audio della seduta, dichiara che la votazione si era compiutamente svolta e conclusa, e vi avevano partecipato solo quindici consiglieri comunali, insufficienti per garantire il numero legale ai fini della regolarità della seduta. Il Consiglio Comunale viene sciolto. La maggioranza (ammesso che ancora ne esista una) incassa una sonora sconfitta e mastica amaro.
Giulio Calvani