MOLFETTA - L’educazione alla legalità e al contrasto dei fenomeni mafiosi ha bisogno di azioni concrete, ossia di attività di sensibilizzazione e di formazione strettamente legate al concetto di responsabilità personale e ai doveri della cittadinanza attiva. È questo il messaggio che il Presidio molfettese di Libera ha voluto proporre alla città nella conferenza stampa che si è tenuta a palazzo Giovene in occasione di un resoconto delle attività già svolte e di quelle in programma (nella foto Di Stefano, Carlucci, Amato). L’obiettivo non è quello di opporsi alle politiche delle amministrazioni comunali presenti o future, ma di operare con spirito di collaborazione per aumentare la trasparenza e la legalità negli atti pubblici e nelle decisioni che riguardano la comunità.
Negli ultimi anni il presidio di Libera ha fatto ciò indagando sulla destinazione dei beni confiscati alla mafia nell’ambito delle operazioni Reset e Primavera. I risultati sono deludenti: dal 2002 sono stati assegnati solo due case a famiglie indigenti, con una procedura che, secondo Marco Di Stefano, appare svolta secondo «parametri poco trasparenti». Altri due immobili (uno in arco Catacombe e uno in vico Sant’Alfonso) e un terreno in contrada Piscina Messer Mauro attendono ancora un bando di assegnazione che li restituisca realmente ai cittadini di Molfetta. Libera ha sollecitato più volte l’amministrazione comunale e nello scorso novembre ha proposto al Comune, con numerose altre associazioni della città, un bando redatto secondo criteri precisi e trasparenti. L’attuale amministrazione, però, non ha mai risposto ad alcuna di queste istanze.
Anche per i locali di proprietà comunale, Libera ha riscontrato delibere di assegnazione per nulla «precise» nei criteri. Eppure esiste un regolamento comunale approvato dall’amministrazione Minervini nel 1996 (delibera 58 del 25 marzo) che riserva l’assegnazione dei locali pubblici agli enti che svolgono attività socio-cuturali senza scopo di lucro. Il presidio di Libera ha prodotto un elenco completo dei locali inutilizzati – ma di fatto occupati “abusivamente” – che presto renderà noto al pubblico.
Le attività di educazione alla cittadinanza attiva e alla legalità rivolte ai ragazzi sono un altro aspetto centrale del lavoro che Libera ha portato avanti in questi mesi. Il presidio ha collaborato con due scuole elementari e dieci istituti superiori di Molfetta, organizzando percorsi formativi sui temi della legalità nei suoi più vari aspetti. L’ambiente scolastico, secondo Franca Carlucci, è un luogo in cui si vivono spesso situazioni d’illegalità e in cui il gruppo condiziona pesantemente le scelte individuali. È, dunque, un luogo privilegiato per impostare un’azione di contrasto alla cultura mafiosa.
Tale azione, come ha sottolineato Sergio Amato, rappresentante dell’Azione Cattolica di Molfetta, significa educare alla responsabilità personale, alla consapevolezza che per combattere l’illegalità occorre che ognuno si impegni contro di essa in ogni atto della vita quotidiana. In quest’ottica, l’AC sta svolgendo un percorso di incontri ed eventi legato al recupero della memoria di Gianni Carnicella. Questo percorso terminerà il 29 giugno con una marcia che, dal luogo dell’omicidio del sindaco, avvenuto il 7 luglio di venti anni fa, passerà da piazza Municipio, simbolo della “fiducia” che manca tra politica e società civile, toccherà i luoghi confiscati alla mafia e terminerà in piazza Paradiso, altro luogo simbolico del «malessere di questa città».
Il primato della legalità e l’importanza delle scelte individuali negli ambienti di lavoro, nell’acquisto consapevole, nei rapporti con la pubblica amministrazione e nell’uso del diritto di voto sono anche i criteri con cui il presidio ha proposto i suoi “10 consigli scomodi di cittadinanza attiva”, unica arma efficace per contrastare i fenomeni criminali dell’evasione, del mercato illegale, dell’usura e del commercio di droga.
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