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LETTERE
15 giugno 2019

Il fine non sempre giustifica i mezzi Caro Direttore, essendo da anni abbonato ad entrambe le testate cittadine, ho avuto la possibilità di meglio contestualizzare il commento dell’Avv. Nanna alle riflessioni del mio amico Vito Panunzio in merito all’utilizzo dello spazio sacro. Premetto che ho molto apprezzato, pur non condividendone il contenuto, la replica perché finalmente qualcuno, sia pure come parte interessata, raccogliendo la provocazione del mio amico ha consentito l’apertura di un confronto su tale aspetto, che in ambiente strettamente ecclesiale può provocare un po’ d’imbarazzo stante usi e costumi consolidati, grazie alla quiescenza dei più, a mio avviso dovuta essenzialmente ad una scarsa conoscenza delle disposizioni liturgiche. E così mi spiego il pensiero espresso nella replica dall’Avv. Nanna, che considera “statiche” le riflessioni e i richiami del mio amico, a quello che in gergo si chiama “depositum fidei”, come espresso nella tradizione e nei Documenti e che riguarda non solo le Verità fondamentali della Fede ma anche gli aspetti della Liturgia. Quest’ultima espressione designa l’azione del popolo che coralmente attraverso gesti e simboli codificati dalla tradizione realizza l’incontro dell’umano col divino, in uno spazio sacro a ciò deputato. Se così è, mi sembra giusto rispettarne tale destinazione, ritenendo poco opportuna la considerazione che un diverso utilizzo (concerti, conferenze e quant’altro) sia comunque un occasione per avvicinare la gente a Dio, per due motivi che vanno, al di là degli aspetti formali e canonici codificati: da una parte la possibilità di collocare in altri spazi tali eventi, senza nulla togliere al loro valore artistico e culturale, dall’altra l’esigenza valorizzare nel senso più proprio lo spazio sacro, recuperando quel senso di mistero e quell’atteggiamento di rispetto che l’incontro col divino richiede.
Onofrio di Gennaro

La pedana pseudo disabili alla spiaggia “La Bussola” del lungomare Caro Direttore, l’assessore Mariano Caputo, che voi di “Quindici” avete scherzosamente appellato come “cantiere perenne” (geniale come quella del “ciambotto”), ha avviato l’ultimo suo cantiere (fra i tanti ancora aperti), quello della spiaggia della Bussola al lungomare. Qui è stata pensata una pedana in “parquet” destinata, nella mente dell’assessore, a permettere la discesa dei disabili a mare. Un altro scivolone per il povero Caputo, in soccorso del quale è subito intervenuto l’ex assessore Pasquale Mancini, sempre desideroso di calcare la scena, ma lui è addirittura rotolato lungo le scale per… disabili, vantando la grande opera pubblica. Ma come si fa sprecare tanti soldi dei cittadini mettendo il parquet sulla spiaggia, che sarà distrutto dalle prime mareggiate (ma tant’è, l’anno prossimo facciamo un’altra pedana, con altro spreco di soldi, ma almeno facciamo lavorare qualcuno)? Vista l’inutilità della funzione originaria della discesa dei disabili, i cittadini hanno pensato bene di utilizzare le pedane come solarium e vi si sono stesi sopra. Cantiere perenne o incapacità amministrativa perenne? Questo l’amletico dubbio.
Corrado Germinario

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