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Le nostre periferie, poco sicure per le donne VIOLENZA DI GENERE E STRUPRO DEL BRANCO
15 dicembre 2013

Nella stessa giornata è rimbalzata alle cronache la notizia della denuncia dell’adolescente violentata da un branco di ragazzi, in un parco cittadino. A distanza di tempo, dopo l’indignazione collettiva e la condanna morale dei colpevoli, in attesa di giustizia, le parole, seppure importanti, non bastano più. Per andare oltre, c’è una via d’uscita, una strada che conduca fuori dalla gabbia della violenza, via dal buio della solitudine, dal silenzio della vergogna, dal dolore e dalla paura. Il cammino da percorrere è fatto di azioni concrete e necessarie a contrastare e prevenire. Le azioni violente nei confronti delle donne, in quanto donne, sono una criticità strutturale della nostra società, una profanazione del rispetto della persona, esito estremo di una visione primitiva fatta di modelli patriarcali e stereotipi obsoleti, difficili da rimuovere perché ancora radicati nella cultura mediatica. Sul piano giuridico sono una violazione dei diritti umani, inaccettabile a tutti i livelli e in ogni luogo. Nella seduta del Consiglio Comunale del 25 novembre si è fatto un primo passo: è stato approvato all’unanimità il documento sulle “politiche di contrasto alla violenza di genere”, presentato e sottoscritto dalla Consulta femminile e dalle quattro Consigliere comunali. L’istanza avanzata nel documento, che si richiama agli impegni assunti dall’Europa e dall’Italia con la Convenzione di Istanbul, richiede un piano preciso d’interventi. Propone l’attuazione di strategie concrete e urgenti contro la violenza per non ignorarla, riconoscerla, accertarla, contrastarla e prevenirla. Tra le indicazioni più rilevanti c’è la necessità del monitoraggio dei casi di violenza denunciati o non e l’ammissione pubblica dei dati in modo da far emergere e contrastare una realtà ancora sommersa. E poi la costituzione, nel nostro territorio, di una rete tra servizi sociali e strutture di pronto intervento, con protocolli chiari e la presenza di figure qualificate a supportare le richieste di aiuto e di sostegno delle donne in difficoltà (ASL, consultori, centri di ascolto, carabinieri, commissariato di polizia). E’ urgente l’individuazione di fondi e strategie per implementare la presenza delle comunità di accoglienza e centri antiviolenza previsti dal Piano sociale regionale negli ambiti territoriali attraverso i Piani di zona. Fondamentale è la prevenzione attraverso continue campagne di sensibilizzazione e la divulgazione di materiale informativo e numeri utili sui centri antiviolenza che operano sul territorio. La promozione, attraverso la rete delle scuole, di una cultura non discriminante, libera dagli stereotipi dominanti, aperta al rispetto delle differenze e dei diritti individuali, capace di accogliere l’altro e prendersi cura del bene comune. E’ necessaria la rimozione di tutte le criticità che rendono la nostra città, specie nelle zone periferiche, non sicura per le donne e tutti i soggetti a rischio. E’ tempo, dunque, di risposte concrete! E sicuramente anche di richiami ai modelli e valori positivi acquisiti. Per contrastare la violenza di genere va affermata come ineludibile e inalienabile l’ampia integrazione della donna nella società, con piena uguaglianza di diritti e di doveri e con tutte le conquiste e i progressi che ne conseguono: riconoscimento giuridico, civile e politico, accesso al lavoro e al reddito autonomo, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, contrasto alle “dimissioni volontarie” in caso di gravidanza e figli piccoli, parità salariale, congedi di paternità, controllo delle nascite. E’ la donna che deve essere consapevole della propria forza e lo è solo se le opportunità sono alla pari, senza discriminazioni e con la possibilità concrete di attuarle. Consolidare e potenziare queste certezze è importante. E’ il caso di dare forza ai ruoli svolti da donne che hanno consapevolezza della propria ricchezza interiore, del proprio empowerment, cioè del potere di agire “con” gli altri e in piena libertà e autonomia, per riconoscersi ed essere risorsa indispensabile allo sviluppo e alla costruzione di un mondo migliore. “Non si può dire niente di meglio. E’ in seno al mondo dato che spetta agli esseri umani far trionfare il regno della libertà; per raggiungere questa vittoria suprema è tra l’altro necessario che uomini e donne, al di là delle loro differenziazioni naturali, affermino, senza possibilità di equivoco, la loro fraternità”. (Simone de Beauvoir, Parigi 1949).

Autore: Alina Gadaleta Caldarola
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