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Le lame oltraggiate
15 luglio 2011

Cosa sono Sono formazioni erosive di natura carsica che nascono dall’Alta Murgia e defluiscono in mare, creando un reticolo idrografico parallelo con tratti meandriformi. Formatesi per erosione delle acque piovane durante il Pleistocene, quando numerose terre iniziarono a emergere dal mare, i corsi d’acqua che le hanno scavate scorrono oggi nel sottosuolo e sfociano con sorgenti carsiche in prossimità del mare o in mezzo alle sorgenti marine. Generalmente asciutte perché bacini permeabili, si possono sviluppare piene di colmo elevate per eventi piovosi di rilevante intensità e durata anche breve («mene») che defluiscono in corrispondenza d’insenature semicircolari («cale»). L’urbanizzazione indiscriminata del territorio di Molfetta nei decenni recenti ha ignorato la funzione idraulica dei reticoli idrografici secondari, edificati e assorbiti dal tessuto urbano senza alcuna attività di pianificazione e mitigazione del rischio idrogeologico. Il pericolo esiste: le alluvioni più importanti in Terra di Bari risalgono al 1905 (Lama Picone), al 1914 (Lama Valenzano), al 1915 (lame Picone e Valenzano), al 1926 (Lama Picone), infine all’ottobre 2005 (lame Lamasinata e San Giorgio) con il crollo di un tratto della S.P.184 Cassano- Bitetto e la morte di cinque persone. Benché il loro alveo possa essere interrotto dall’urbanizzazione, permane la continuità idraulica: con deflussi di piena si ripristina il percorso della lama (l’art. 3.08.1 delle Nta del Putt/p include le lame nei corsi d’acqua). Dunque, l’alveo non dev’essere ostruito per evitare che le piene creino problemi e danni a infrastrutture, oggetti e persone. Mentre a Molfetta molte sono le costruzioni a ridosso del bordo della lama, come nella nuova zona residenziale (comparti 1, 2, 6, 7, 8, 10, 11) dove non è stato rispettato la distanza minima di 200m. Le lame di Molfetta Da ovest verso est, s’individua al confine con Bisceglie Lama Dell’Aglio interrotta in località Piscina Spinarolo e di nuovo visibile in località Salmo, e subito dopo Lama Marcinase che sfocia a Cala San Giacomo. Vi confluiscono la Lama Calamita o Canale Boscarello, detta Lama Vincenza (10) in località Santo Stefano, Lama Petrosa e Lama Scorbeto in Contrada Padula. Lama Pulo scorre vicino il Pulo e in passato sfociava presso la Cala Secca dei Pali, oggi scomparsa a seguito dell’urbanizzazione del Rione Madonna dei Martiri. Nella stessa cala (prossimità dei vecchi cantieri navali) confluiva il complesso Lame Le Sedelle ma oggi il suo tratto conclusivo obliterato dall’intensa attività antropica di urbanizzazione. Lama Cupa-Martina sfocia in località Prima Cala, la cui unica ostruzione significativa è via Berlinguer e l’area urbanizzata del quartiere Madonna della Rosa, le cui costruzioni, risalenti agli anni ’80, si trovano nell’alveo della lama. infine, Lama Cascione che sfocia in località Seconda Cala (tracciato individuabile solo in alcuni tratti vallivi) e Lama Reddito che sfocia in località Terza Cala. Tutela delle lame La L.R. n. 30/90 vieta ogni modificazione dell’assetto del territorio e qualsiasi opera edilizia nei territori compresi nella fascia di 200m dal piede degli argini di fiumi, torrenti e corsi d’acqua, e dal ciglio più elevato sulle gravine o lame. Ogni regione si è dotata di un Piano di Bacino Idrografico (Legge n. 267/1998) per individuare le aree a rischio idrogeologico e perimetrare le aree da sottoporre a salvaguardia e misure urgenti, dopo la tragedia di Sarno (e Molfetta è stata paragonata proprio a Sarno). La delibera G.R. n. 1492/99, con cui fu approvato il Piano straordinario di interventi urgenti, elenca i comuni in cui insistono aree a rischio idraulico molto elevato (classe R4), tra cui Molfetta, segnalata come località soggetta a eventi alluvionali. Con la L.R. n.19/02 è stata istituita l’Autorità di Bacino della Puglia (prevista nella Legge n.183/89) per redigere il Piano di Bacino e di convocare ogni anno la Conferenza intersettoriale per l’uso e la difesa del suolo e delle acque. Inoltre, le Nta del Putt/p (art.3.08.4) non autorizzano nelle aree di pertinenza (alveo e scarpate) le trasformazioni dell’alveo, sistemazioni idrauliche e relative opere di difesa, nelle aree annesse nuovi insediamenti residenziali e piani che compromettano la morfologia e i caratteri colturali e d’uso del suolo (in riferimento agli artt.7 e 19 delle Nta del Pai).

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