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“La zia marchesa”, saga familiare tra affetti, ingiustizie e misteri La libreria “Corto Maltese” presenta il nuovo libro della scrittrice-avvocato Simonetta Agnello Honrby
15 marzo 2005

É un famoso avvocato per la difesa dei diritti dei minori a Londra, ma a 54 anni si è scoperta anche scrittrice. Una "visione" avuta in aeroporto che l'ha spinta a scrivere ininterrottamente per un anno e da cui è nato il suo primo successo editoriale: "La mennulara". Simonetta Agnello Hornby,(nella foto) a Molfetta per il tour promozionale della sua seconda attesissima prova, "la Zia Marchesa", conserva uno spiccato accento siciliano velato dalla cadenza british. Una vivace e solare signora trasferitasi in Inghilterra a 21 anni per amore, ha parlato agli studenti delle scuole superiori durante un incontro tenutosi presso la Fabbrica di San Domenico a cura della libreria “Corto Maltese”. Questo secondo libro, ambientato nella sua terra d'origine, è definito una sorta di "Ritratto di signora" in salsa siciliana. L'autrice ha voluto in qualche modo riscattare un'ava dai capelli rossi, di aspetto poco attraente, Costanza Safamita, appunto la zia marchesa, di cui sentiva parlare dalle zie nella casa della nonna. Dunque un personaggio realmente esistito che aveva già ispirato Luigi Pirandello per la novella "Tutti e tre", ma su cui la scrittrice ha inventato molto, non consultando l'archivio di famiglia. La vicenda si svolge ad Agrigento nella seconda metà dell'Ottocento, in un mondo in cui sono di casa infedeltà, omertà e dove si dipanano vicende di ricchezze e alcolismo, amori e incesti; si distingue Costanza, una donna destinata controvoglia a reggere le sorti di un ceto in rovina, quello aristocratico. Dunque ancora una donna che sembra comunicare il messaggio della raccoglitrice di mandorle, la "mennulara", volontà di cambiare, di riscattarsi nonostante le difficoltà, lasciando un'impronta indelebile, fornendo un esempio per tutti. «Scrivere è bello - confessa a “Quindici” la Hornby - perchè dimentico tutto. Mi piace anche l'idea di avere una doppia vita: a Londra sono un avvocato, qui in Italia, dopo vari scetticismi da parte sopratutto della famiglia e di amici, mi conoscono come scrittrice, anche se non mi definisco assolutamente un'intellettuale». Simonetta scrive ormai di notte, perché lavora durante la giornata. Dal suo lavoro, ci spiega, ha imparato a mantenere un certo distacco, per concedersi una migliore obiettività nelle cose. Sarà questa sua qualità tipicamente “inglese” che le ha permesso di rivolgere lo sguardo ad un mondo passato di cui non prova nostalgia: “C'è un passato che bisogna guardare senza rimpianto, un mondo duro e ingiusto con tutti”. Intanto pensa già ad un terzo romanzo. In inglese però, ormai la sua lingua d'adozione. Laura Amoruso laura.amoruso@quindici-molfetta.it
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