La giornata al Partito Democratico senza euforia, in attesa di dati certi
La lunga giornata del Partito Democratico molfettese inizia già alle 14, in contemporanea con l'inizio dello spoglio delle schede. Per le prime due ore d'attesa il più delle forze è distribuito per i seggi elettorali, la rete di telefonate, che annuncia i primi dati, entra subito in funzione e centro nevralgico designato è il telefonino dell'assessore regionale Guglielmo Minervini, il primo ad arrivare in sede, l'ultimo ad andare via. Un'attesa nervosa ma fi duciosa accompagna i primi dati: “Sembra un testa a testa, ci sono solo poche schede di differenza!”. Alla spicciolata arrivano anche i candidati: c'è chi porta notizie dai seggi, chi arriva direttamente dal lavoro e cerca informazioni dalla tabella dei risultati che occupa l'intera parete; i numeri vengono aggiunti lentamente e ci si affi da ancora ai dati parziali che trapelano da chi sta seguendo lo spoglio direttamente dai seggi. Nella seconda metà del pomeriggio niente è ancora certo, solo un paio di sezioni su 58 e le percentuali oscillano paurosamente, sfi orando troppe volte quel 50% che garantirebbe alla controparte la vittoria al primo turno. Il candidato sindaco Mino Salvemini latita ancora, i suoi collaboratori più stretti dicono che si farà vedere in sede solo con le prime certezze, ma il tempo passa e tutto è ancora in ballo. La folla di curiosi e militanti del partito si assiepa davanti al tabellone, nessuno fi ata sulle notizie che trapelano dalla vicina sede del comitato elettorale di Antonio Azzollini, e tutti alternano momenti di euforia e fi ducia, a facce concentrate ma sempre sorridenti, quando quel 49% si avvicina un po' troppo alla soglia. Alle 18 ancora niente che smuova quelle percentuali: “Noi la politica la prendiamo col sorriso, se non fosse così sai quanto veleno in più?”; eppure ci credono, il ballottaggio sembra così vicino e possibile. Comincia la processione delle tv locali, le interviste rapide di Guglielmo Minervini, il quale mostra, in un colloquio con Quindici, fi ducia e serenità: “Le percentuali che stiamo rilevando sono ampiamente quelle che ci siamo prospettati, siamo convinti di arrivare al ballottaggio. La scelta delle alleanze nel periodo preelettorale si è rivelata vincente, solo così avremmo potuto competere con l'altra coalizione ed evitare che la partita fosse già chiusa in partenza”. Annalisa Altomare va e viene tra Comune e scuole, porta dati e indiscrezioni, manifesta ottimismo, ma si vede che il pizzico di preoccupazione c'è sempre, la beffa può sempre apparire dietro l'angolo. Nel frattempo la sede del partito ha quasi quadruplicato le presenze, quasi nessuno spazio libero, e importante è la presenza anche della cittadinanza non legata al direttivo del partito: un uomo distinto e alto, sulla ottantina, raggiunge a fatica le sedie di plastica bianca di fronte allo schermo, mantiene la coppola di panno calcata sulla testa e, nonostante gli spessi occhiali in montatura d'epoca che porta, chiede preoccupato in giro i dati che non riesce a leggere. Il candidato sindaco si presenta solo in tarda serata, sono quasi le nove di sera e appare concentrato, stretto ai suoi collaboratori, non rilascia ancora dichiarazioni, eccezion fatta per le risicate frasi di circostanza: “Parlerò con i dati certi, tutto è ancora da verifi care, faremo le analisi politiche solo in un secondo momento”. E' passata già un'ora, quando Annalisa Altomare torna coi dati certi, 58 sezioni su 58, voti 16.944, il 43,53%, si va al ballottaggio: “Abbiamo bloccato la vittoria al primo turno del nostro antagonista. Grazie Mino. Senza soldi, senza il potere, ma solo credendoci. Possiamo e dobbiamo vincere, insieme” e in fretta sullo schermo appare un entusiastico “Grazie Mino”, gli applausi si susseguono, entusiasmo alle stelle. Vanno via insieme Guglielmo Minervini e Mino Salvemini, e la sede del Partito Democratico si svuota lentamente, ma una nuova lunga giornata è già dietro l'angolo.