La Festa della Madonna dei Martiri nella fotografia
Mostra nella restaurata chiesa della Morte a cura del Comitato feste patronali
Il Comitato Feste Patronali ha organizzato, in occasione della Fiera della Madonna dei Martiri, una mostra fotografica, allestita nella restaurata Chiesa della Morte, dentro la città vecchia. Una buona opportunità per conoscere più da vicino gli artisti locali, fra i quali il nostro bravo collaboratore prof. Francesco Mezzina, autore di tante belle copertine di “Quindici”, che ha esposto alcune fotografie in bianco nero ritoccate a colori in alcune parti (come quella pubblicata in copertina sul numero del nostro giornale a settembre), alla maniera dei vecchi fotografi che utilizzavano l'acquerello quando non c'era ancora il colore.
Apprezzabile nella mostra anche il “lavoro fotografico” di tanti appassionati che hanno esposto le loro foto scattate nel corso degli anni.
Michele Amato, 28 anni interessato alle tradizioni locali e autore di alcuni “ritratti” ci ha parlato di questa bella iniziativa che ha riscosso un buon successo di pubblico. “Si è cercato di avvicinare i cittadini alla storia della festa, raccontando, anche tramite immagini antiche rispolverate da vecchi cassetti, un arco di tempo abbastanza lungo, dove i riti che accompagnano tutta la tradizione sono rimasti pressoché intatti”- spiega Amato – “questo però non significa che tutto sia uguale ogni anno come molti credono, ci sono dei particolari curiosi legati proprio alla tradizione della Madonna dei Martiri che la fotografia scopre, racconta e rende vivi, con la capacità di far vedere ciò che non si distingue nella “confusione”; si sviluppano infatti intorno alla festa microavvenimenti affascinanti, testimonianza dell'esaltazione della fede, che il fotografo riesce ad immortalare solo confondendosi tra la gente, vivendo il tutto con uno spirito diverso ma non per questo meno appassionato”.
Così, tramite varie tecniche di reportage si è potuto raccontare tutto il folklore di una festa cittadina: vedute panoramiche, le processioni, lo sbarco, mani tese, mani che applaudono, espressioni di volti talvolta sbiaditi (ma non per questo meno intensi), il trasporto religioso della gente, tutti i colori che accompagnano tre giorni, che riuniscono comunque fedeli e miscredenti.
La mostra ha entusiasmato anche un gruppo di emigranti molfettesi, tanto da volere alcune delle foto da portare “in giro per il mondo”. Così la nostra tradizione si diffonde, nella speranza naturalmente di poterla anche conservare.
Laura Amoruso