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La carovana di Exodus fa tappa anche a Molfetta Sarà ospite della Casa di Accoglienza "don Tonino Bello" in Via C. Pisacane fino a lunedì
12 giugno 2008

MOLFETTA - Sono arrivati a Molfetta in bicicletta nella giornata di martedì, sono in 12 e il più piccolo ha 15 anni. Ripartiranno lunedì verso Brindisi, in bici, dove saranno ospiti dell'Arcivescovo della diocesi Mons. Talucci. Sono i ragazzi della carovana di Exodus, associazione fondata da don Antonio Mazzi nel lontano 1985. Sono partiti il 25 marzo scorso dall'isola d'Elba in bicicletta e raggiungeranno in sei mesi numerose tappe toccando tutto il Meridione e arrivando fino in Sicilia. Exodus si occupa del recupero dei ragazzi provenienti dalla tossicodipendenza. Cuore centrale del progetto è la metafora del viaggio, exodus appunto. Un viaggio sia esteriore che la carovana compie spostandosi da una città all'altra, confrontandosi con realtà diverse, ma soprattutto interiore. Un viaggio in cui si riconquista equilibrio, disciplina, con il rispetto di alcune semplici regole. Un viaggio che aiuta a rieducarsi e a riconquistare fiducia negli altri ma soprattutto in se stessi, grazie ad esperienze concrete, nelle quali si impara a saper affrontare il pericolo e ad uscirne. La socializzazione è una caratteristica fondamentale della vita in carovana, dove l'impossibilità di isolarsi costringe a condividere ogni situazione pratica ed emotiva con gli altri. La carovana e i compagni di viaggio diventano più importanti delle proprie esigenze e dei propri affetti che ormai sono stati compromessi dal periodo infelice trascorso negli anni precedenti. E si prova a ripartire dalle amicizie in carovana, dai compagni di “viaggio”, imparando ad esprimere le proprie capacità ed accettare i propri limiti. La maggior parte dei ragazzi della carovana sono entrati prima in comunità per disintossicarsi da un lungo periodo di assunzione di stupefacenti, durato in alcuni casi anche 14 anni, poi, dopo la comunità, alcuni di loro hanno avuto una ricaduta, fino a distruggersi. A questo punto si sono rivolti ad Exodus e sono entrati a far parte della carovana. “Durante il viaggio abbiamo il corpo e la mente impegnata”- dice uno di loro - “e questo è molto importante”. Una delle prerogative di Exodus è quella di arrivare con la carovana nelle zone più a rischio, perché questo significa essere laddove c'è la necessità di una presenza significativa capace di apportare e supportare la speranza di chi è costretto a convivere ogni giorno con la sofferenza. Essere lì significa quindi stare al fianco di quei giovani che cercano di reagire, per costruire una società migliore, e testimoniare con loro, accanto a loro la solidarietà di Exodus. “Ci confrontiamo - ha detto il portavoce della carovana - anche con realtà più dure delle nostre, per esempio siamo stati a Scampia e arriveremo in Sicilia, a Palermo, dove molte volte ci rendiamo conto che ci sono ragazzi che stanno peggio di noi”. Nel corso del viaggio la carovana ha “recuperato” altri due carovanieri che hanno deciso di unirsi al gruppo, uno lo hanno recuperato proprio a Scampia, l'altro un ragazzo di 15 anni, con una storia difficile, si è unito a loro alcune settimane fa. Tutti loro hanno storie non facili da raccontare, chi problemi famigliari che hanno segnato la loro adolescenza, chi problemi economici, chi problemi giudiziari alle spalle. Cause diverse che però sono sfociate poi nel tunnel della droga. La maggior parte di loro ha iniziato a far uso di cocaina ed eroina già all'età di 13-14 anni, tranne il più piccolo del gruppo, l'ultimo arrivato, che ha iniziato a far uso di droghe a soli 12 anni. Lui, la mascotte del gruppo è stato affidato ad Exodus dalla madre che ha reagito con grande coraggio e forza d'animo, quando ha scoperto che il figlio si stava rovinando con la droga. “Sto riscoprendo valori - dice uno di loro - che avevo ormai perso già dall'età di 14 anni. Sto pedalando anch'io, sto pedalando dentro e spero veramente di riuscire a cambiarmi”. Queste sono solo alcune delle testimonianze che i 12 ragazzi di Exodus arrivati a Molfetta hanno offerto ai presenti. Storie difficili, una diversa dall'altra, ma accomunate dalla voglia di lasciarsi tutto alle spalle, di recuperare il tempo perduto, di riprendersi la vita che la droga gli stava portando via, per sempre. La carovana, impegnata quest'anno per sei mesi sulle strade dell'Italia del sud, si fermerà i primi di ottobre all'annuale Capitolo della Fondazione, poi rientreranno verso Sirmione sul Garda dove si terrà il 19° Capitolo di Exodus, durante questo viaggio di rientro la carovana si fermerà per un momento di riflessione sull'avventura e per verificare a che punto è veramente il loro “cammino interiore”, il loro viaggio. La carovana sarà ospite della Casa di Accoglienza a Molfetta ancora per qualche giorno, lunedì partiranno verso Brindisi, la loro prossima tappa, una delle ultime della regione. All'incontro con i rappresentanti di Exodus tenutosi nella Casa di Accoglienza "don Tonino Bello" di Molfetta erano presenti oltre ai ragazzi della carovana Direttore della Caritas Diocesana don Giuseppe Pischetti, l'educatore Massimiliano Chessa e l'assessore provinciale alla Solidarietà Sociale Antonello Zaza (nella foto). Non hanno preso parte all'incontro il responsabile della carovana Exodus, Giancarlo Pignone, assente per motivi strettamente personali, il vescovo della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Mons. Luigi Martella, impegnato nella visita pastorale e il sindaco Antonio Azzollini.
Autore: Giovanni Angione
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