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L'orinatoio Un giornale aperiodico
15 febbraio 2013

Una sfida che rilancia una sfida. Nel 1917, Duchamp lanciava la sua irridente provocazione al panorama artistico statunitense (e non solo), in linea con l’estetica del ready made, in virtù della quale l’artifex individua, isola e acquisisce un oggetto d’uso quotidiano (talvolta anche triviale) e, ricontestualizzandolo, lo trasforma in opera d’arte. Se si pensa all’oggetto in questione, si può cogliere la volontà provocatoria del gruppo di giovanissimi molfettesi che, capitanati da Augusto Ficele, hanno istituito questo “giornale aperiodico”. Al fondo, l’intenzione dell’Orinatoio di Ficele & co. appare quella di inserirsi nel panorama culturale regionale con una sana carica eversiva, non disgiunta da un intento ironico, apertamente provocatorio, non di rado addirittura sarcastico. È la voce di una gioventù che avverte la straniante dimensione del maladjustement, inevitabile in un paese allo sbando, in cui le regole valgono ad personam e solo chi ha denaro o è disposto ad accettare compromessi addiviene ai risultati sperati. È la volontà di promuovere un’arte che sia immune dalla mercificabilità, che costi “due lire” ma valga ben più. Un’estetica il cui nume tutelare sia l’“angelo sbronzo” Bukowski e la parola d’ordine per “volare senz’ali” sia “SOLZIMER”. E poco importa se il ribellismo venga incanalato in chiave postbeat e il gusto della provocazione e dello sberleffo debba affrancarsi da quelle – inevitabili – acerbità che a tratti si traducono nel turpiloquio… Senz’altro, l’intenzione dei fondatori, Augusto Ficele, Bruno Carabellese e Matteo Petruzzella è rimarchevole e gli esiti appaiono decisamente apprezzabili. All’editoriale su Bukowski di Ficele (ci riferiamo al numero tre dell’anno zero) succedono l’“Elogio alla normalità” di Gaetano de Virgilio e la riflessione sul vintage di Marisa Squeo, in un irridere quella tendenza manierata a ricercare un’originalità a tutti i costi che, all’atto pratico, si traduce in conformismo e anonimia. Gli articoli di Flavia de Gennaro e Tiziano de Felice, un’interessante riflessione sul “secondo Battisti”, fondamentalmente inneggiano alla libertà, sia quella del giornalista e del lettore, che non debbono sentirsi imbavagliare dalle “alte sfere”, o dell’artista, cui spetta il compito di auscultare il proprio “sound”, anche a costo di sembrare “incomprensibile e asettico”. Matteo Petruzzella compone una ballata che rispecchia i tempi contemporanei, con gli onesti “rintanati nelle fogne” e l’apparente sonno dei giusti. Quando pare – grazie a piccoli uomini e piccole donne – aprirsi uno spiraglio al cambiamento, la Ringkomposition non concede adito a dubbi: il tempo del male tornerà… Fulvio Carabellese regala una pregevole riflessione cinematografica, recuperando un cult anni Ottanta, “Brivido caldo” e riflettendo sul modello maschile proposto dall’allora quasi esordiente William Hurt. A impreziosire il tutto le corrosive vignette di Sal Modugno. Un’operazione interessante, dunque, e aperta a esiti imprevedibili, cui auguriamo di conoscere numerose stagioni.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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