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L'iter della causa di Canonizzazione del Servo di Dio Antonio Bello
15 aprile 2013

Scorrendo la cronaca dei funerali di mons. Bello, in quel vespro di 20 anni fa, si colgono già gli elementi della fama di santità che hanno accompagnato la luminosa figura di questo pastore buono e generoso. All’indomani della sua pia morte, la salma del Vescovo veniva portata dall’episcopio in cattedrale alle 8,30 del mattino e subito «si è iniziato l’omaggio ininterrotto dei fedeli e delle autorità religiose, civili e militari, protrattosi fino a mezzogiorno del giorno successivo». I funerali, poi, videro la presenza di 25 arcivescovi e vescovi, 300 sacerdoti concelebranti e almeno 50.000 fedeli accorsi dalle varie parti d’Italia. È da quel «dies natalis» come lo indicò mons. Mariano Magrassi nell’omelia dei funerali che comincia nel cuore della gente l’iter di riconoscimento della santità di don Tonino. E se tanta fu la gente presente in quella circostanza, il motivo risiede nel fatto che essa ne riconobbe in vita la fama delle sue virtù. Se l’arcivescovo Magrassi paragonò la morte di mons. Bello a quella dei «Patriarchi e degli antichi Padri», sul versante laico il Presidente della Repubblica si fece eco dei sentimenti della gente sottolineando come mons. Bello «rimane ora testimone e profeta di libertà di giustizia di pace di proclamazione e difesa dei diritti e della dignità dell’uomo. Rimane il suo incancellabile insegnamento che l’unica legge che può salvare il mondo è quella dell’amore vissuto e pagato con generosità senza limiti». A questa fama di santità è chiamata a dare esplicita evidenza la causa di canonizzazione del Servo di Dio. Il Vescovo mons. Martella a nome della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo- Terlizzi decideva, secondo le Norme servandae di costituirsi Attore della Causa e in data 28 febbraio 2007 nominava mons. Agostino Superbo, Arcivescovo di Potenza, Postulatore della Causa; il quale, il successivo 4 marzo, inoltrava la Domanda di introduzione della Causa. Successivamente il Vescovo Martella faceva richiesta del parere della Conferenza Episcopale Pugliese che, in data 14 marzo 2007, esprimeva parere favorevole a che si introducesse la Causa di canonizzazione del compianto vescovo. Compiuti tali adempimenti il Vescovo di Molfetta in data 20 maggio 2007 informava la Santa Sede dell’intenzione di introdurre la Causa di beatificazione e canonizzazione del venerato vescovo e ne chiedeva il nulla osta. Cominciarono così mesi di preghiera e di attesa. La risposta della S. Congregazione per le cause dei Santi venne in data 27 novembre 2007 con il nulla osta all’introduzione della Causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Antonio Bello. A partire da quel momento il Vescovo ha cominciato a istruire la Causa con la nomina dei Teologi Censori, quindi con il decreto di introduzione della Causa e la nomina degli Officiali, infine pubblicando l’Editto e nominando la Commissione dei periti in storia ed archivistica. Questi i componenti Postulazione e del Tribunale: Mons. Agostino Superbo (postulatore), Mons. Domenico Amato (vice-postulatore), dott.ssa Silvia Correale (vice-postulatore); don Antonio Neri, (delegato episcopale), Mons. Luca Murolo (promotore di giustizia), don Nunzio Palmiotti (notaio), don Fabio Tangari (notaio aggiunto), dott.ssa Franca Maria Lorusso; Mons. Luigi M. de Palma, Mons. Salvatore Palese, don Ignazio Pansini (commissione storica). Il 30 aprile 2010 si è celebrata la Prima sessione pubblica del processo in cui il Postulatore ha consegnato il Supplex libellus e i correlati adempimenti: notula dei testimoni ed elenco degli scritti editi di mons. Bello. Da quel giorno è cominciato il lavoro del Tribunale ecclesiastico. In questi tre anni sono stati ascoltati molti testimoni e si va verso il completamento che si spera possa avvenire entro questo anno. Dopo sarà celebrata l’ultima sessione della fase diocesana del Processo e tutto il materiale raccolto sarà consegnato alla Congregazione delle Cause dei Santi per la fase romana del Processo

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