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L'allarme sicurezza ieri e oggi sempre negato a Molfetta
15 aprile 2014

Sì, si spara tra la folla. Sì succede a Molfetta ed è inutile negare la gravità di questo episodio e provare a derubricarlo come fa il Gruppo Consiliare di Forza Italia in “un’esposizione mediatica negativa”. Il fatto dell’omicidio di Alfredo Fiore è un fatto di sangue e come tale le cronache nazionali e locali lo stanno trattando. Sono inutili e pericolosi gli appelli che si leggono nello stesso comunicato: “Molfetta è una città sana. Questo deve essere chiaro a tutti, soprattutto agli organi di informazione”. Nessuno vuole gettare in cattiva luce la città, né girare lo spot di Romanzo Criminale. Gli organi di informazione trattano i fatti e come abbiamo fatto ieri, continuiamo anche oggi a parlare, alla luce dei fatti, di un allarme sicurezza, come “Quindici” fa da anni. Un allarme sempre negato e sottovalutato. Non stiamo alimentando una “suggestione” mediatica. Questa negazione della realtà e della gravità della situazione della sicurezza nella nostra città è la stessa che ha accompagnato gli anni delle autocombustioni delle auto, della microcriminalità fisiologica, dove il racket non esiste e in cui “mica si spara come a Bitonto”. Questa sottovalutazione è quella che abbiamo sempre rimproverato alla precedente amministrazione di centrodestra, non certo il verificarsi dei singoli fatti ma l’atteggiamento che ne seguiva. Qualcuno pensava che non definissimo più allarmanti questi episodi perché è cambiata l’amministrazione, e invece stiamo raccontando ancora degli incendi delle auto, dei suicidi e oggi dell’omicidio. Cosa è cambiato? Ecco un’altra domanda che in tanti si fanno. Noi ci sentiamo di rispondere che stiamo pagano gli effetti della crisi acuta, che alimenta anche fenomeni delinquenziali. C’è oggi un’amministrazione di centrosinistra, però, che non nega la gravità dei fatti. Che non trova giustificazioni ma chiede un maggior presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine, che denuncia le minacce ricevute, invoca il comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura come mai chi prima era al governo della città aveva sentito la necessità di fare, nonostante i ripetuti inviti della stampa e delle forze politiche allora di opposizione. In tanti oggi si stanno chiedendo cosa stia succedendo a Molfetta. Come è possibile che negli ultimi mesi stiano avvenendo fatti tanto gravi. È venuta giù una illusione, forse anche grazie alla maggiore influenza dei media e dei social network che hanno messo in connessione più velocemente i fatti e i pensieri delle persone. Molfetta non è l’isola felice sulla via dello sviluppo che negli ultimi anni ci hanno fatto credere. Molfetta è una grande città della provincia italiana del sud Italia. Come tale soffre di tutti i mali della crisi che sta falcidiando posti di lavoro, lasciando senza casa le famiglie e mettendo a dura prova il sistema di welfare del nostro Paese. Ma Molfetta è anche la stessa città che negli anni Novanta è stata il supermarket della droga della provincia, delle operazioni Reset e Primavera, dell’omicidio Carnicella. Non dobbiamo dimenticarlo. Molfetta non deve tornare indietro alle guerre tra faide che pure ha conosciuto, l’ultima volta nel 1997. Per questo la condanna delle forze politiche deve essere unanime. Senza sfumature o peggio tentativi di minimizzare i fatti. La parte sana della comunità deve reagire. Le istituzioni non devono essere lasciate sole. Ecco il testo dell’incredibile e contraddittorio comunicato del neo gruppo consiliare di “Forza Italia” che non si è presentato all’incontro col prefetto Nunziante, continuando a negare la realtà: «Garantiamo al territorio ordine e sicurezza. Preserviamo Molfetta dalla vacua esposizione negativa. Barra dritta e non lasciamoci andare a suggestioni inappropriate. Il caso ha tutti i connotati, al momento noti, dell’efferata esecuzione da parte di professionisti del crimine. Urge, al di là di vacui appelli – in cui non manca mai di primeggiare il nostro sindaco – a fare fronte unico da parte dell’intera classe politica molfettese lontana e distante, anche culturalmente, dal crimine organizzato. Impegniamoci, tutti, a non riportare la città di Molfetta ad un’esposizione mediatica negativa in mancanza di un’autentica ricostruzione dei fatti. Molfetta è una città sana. Questo deve essere chiaro a tutti, ed anche e soprattutto, agli organi di informazione. Il territorio è nostro e alle forze dell’ordine ed investigative, a tutte le forze già in campo impegnate sulla sicurezza, l’appello è: “Agite”. Lo chiede la storia della città e la sua identità di gente perbene». 

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