Incontro-scontro Oriente e Occidente, l'antropologo Domenico Copertino all'Archeoclub di Molfetta
MOLFETTA - Un monumento impacchettato che trasmette l'idea di conservazione, di salvaguardia: questa l'immagine con cui si apre la conferenza che verte sul ruolo rivestito dall'antropologia nel patrimonio culturale, tenuta dallo studioso Domenico Copertino (foto) presso la sede dell'ArcheoClub “Giuseppe Maria Giovene” di Molfetta alla Fabbrica San Domenico. Servendosi del supporto di un PowerPoint, l'antropologo, dopo l'introduzione della presidente dell'associazione, Angela Sciancalepore, condivide la sua esperienza in Siria, focalizzando l'attenzione su sei nuclei tematici fondamentali, primo fra i quali la cultura materiale, che ha definito l'incontro fra archeologia e antropologia.
In questo campo il compito dell'antropologo è analizzare in maniera parallela lo sviluppo delle varie culture e gli oggetti, gli edifici, i monumenti che ne rappresentano l'evoluzione, ma non solo, perché i beni materiali parlano, hanno 'incorporata' la storia della popolazione a cui si riferiscono. Grazie ad associazioni come l'Unesco, finalizzate a promuovere la cultura, sono stati stabiliti dei criteri in base ai quali un determinato monumento, o anche un determinato luogo, diventa patrimonio non solo per gli abitanti della nazione stessa, ma per l'umanità, nonostante le rivendicazioni politiche, come quella avvenuta nel 2001 in Afghanistan, per rimarcare l'appartenenza storica ad una determinata nazione; fra i criteri spicca l' identificabilità, ovvero l'associazione immediata di un monumento o di un luogo ad un valore, ad un ideale immutabile.
Lo studioso fa leva sul fatto che non in tutte le zone salvaguardia e conservazione del patrimonio, spesso presentati come giustificazioni di espansioni coloniali, sono dati per scontato, ma per la branca dell'antropologia, il cui obbiettivo è quello di studiare l'umanità senza ritenere una cultura superiore rispetto ad un'altra, è importante riconoscere le proprie radici e trasmetterle ai posteri, non dimenticando di preservare l'autenticità dei monumenti storici senza modificarli, nella ricostruzione, attraverso l'uso di un materiale moderno come il cemento.
Le osservazioni del pubblico, interessato allo stile di vita e alla cultura orientale con cui l'antropologo è stato per lungo tempo a contatto, sottolineano l'importanza di parlare dell'inevitabile incontro-scontro fra Oriente e Occidente, interrogativo aperto che chiude la conferenza, lasciando i presenti ricchi di spunti di riflessione sul tema.
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