Incontro con Antonio Caprarica a Molfetta e il suo libro “L’ultima estate di Diana”
MOLFETTA - Il giornalista leccese anglofilo Antonio Caprarica torna a Molfetta per presentare il suo ultimo lavoro editoriale presso la sala Finocchiaro, presenti anche Livio Costarella, giornalista de la Gazzetta del Mezzogiorno e l’assessore alla cultura, Sara Allegretta.
Durante l’incontro, nell’ambito dell’progetto “Conversazioni dal Mare”, il giornalista ha presentato il libro “L’ultima estate di Diana”, il frutto, così come i suoi precedenti lavori editoriali, della vasta esperienza internazionale accumulata in trent’anni di reportage televisivi dall’estero. È infatti stato corrispondente per la Rai da Gerusalemme, Il Cairo, Mosca, Parigi e Londra, dove ha vissuto per quasi dieci anni.
“Questo libro – afferma - rappresenta una forma di personale espiazione”. L’obiettivo è infatti rivedere una posizione che aveva mantenuto quando Lady D era ancora in vita: all’epoca Caprarica, tutt’altro che estimatore della principessa, era un “carlista”. Riteneva che Diana peccasse contro il proprio senso del dovere e che mostrasse poca considerazione verso l’istituzione che rappresentava: la famiglia reale. Ella infatti, riusciva ad avvicinare tutti gli uomini che voleva, per questo molti si riferivano a lei con l’espressione “man hunter” (cacciatrice di uomini) e una tale rivendicazione del diritto di amare era considerata inopportuna, soprattutto nei confronti dei figli.
Per tutto questo, il giornalista afferma di essere stato più vicino alla posizione di Carlo, che in un tale conflitto di immagini appariva debole agli occhi dell’Inghilterra.
Caprarica confessa di essersi reso conto solo 20 anni dopo la morte di Diana, del ruolo fondamentale ricoperto da quest’ultima nella società. Diana rappresentava la voce attraverso cui esplose la voglia di autenticità, che per decenni era stata compressa dalla società inglese.
Dietro il conflitto fra Diana e la Regina Elisabetta II, si celava infatti il conflitto tra due “Inghilterre”, scoppiato alla fine del XX secolo. Le due donne costituivano due modi antitetici di rispondere alla lotta fra i sessi nella monarchia inglese poiché Lady D., per prima, rivendicava il diritto di una donna di comportarsi come un uomo. Diverse anche nel rapporto instaurato con i figli, Elisabetta mantenne, anche in questo contesto, un atteggiamento formale e distaccato, mentre Diana adorava passare del tempo con i propri figli: Caprarica la definisce a ragione una “madre mediterranea”.
In questo era mille miglia distante dalla tradizione reale e oggi i figli tentano di portare avanti il percorso iniziato dalla madre, per tale ragione questa generazione di reali si pone in maniera diversa, rispetto al passato, nei confronti del popolo, cercando quasi il contatto con esso. Tutto ciò, a detta del giornalista non sarebbe stato possibile senza Lady D, alla cui morte l’intero Paese si disperò, reagendo quindi alla consuetudine dell’imperturbabilità britannica.
Diana ha avvicinato la casa dei Windsor al popolo, pertanto ancora oggi occupa un grande posto nei cuori dei britannici, così come i suoi due figli. La domanda sorge a questo punto spontanea: cosa succederà alla morte della regina? Caprarica risponde scherzosamente che il problema non si pone poiché “Elisabetta è chiaramente immortale”.
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Autore: Ivana Silvestri