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Incendio a Molfetta in una casa abitata da un uomo solo. La vittima è fuori pericolo Nella stessa strada alcuni anni fa morì un bambino, bruciato nell'incendio della sua casa. Difficoltà per i vigili del fuoco e dell'ambulanza nel raggiungere la casa in fiamme
09 novembre 2010

MOLFETTA - Dramma della solitudine poco dopo la mezzanotte quando una casa a pianoterra in via S. Francesco Saverio, 53 a Molfetta ha preso fuoco.
Le fiamme si sono sviluppate rapidamente anche perchè vi era molto materiale infiammabile. Una prima ricostruzione avrebbe attribuito allo stesso inquilino dell’appartamento, Francesco Costantino, di oltre 83 anni, in preda alla solitudine e forse dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo, la responsabilità di aver dato fuoco alla casa.
Sul posto sono arrivati subito i vigili del fuoco, seguiti dai carabinieri e dai vigili urbani che hanno avuto difficoltà a raggingere l'abitazione per la presenza di auto in sosta e altri ostacoli nelle stradine. Bocche cucite da parte dei carabinieri, che, comunque, non escludono che possa essersi trattato anche di un incidente, che sembrerebbe legato ad una lampada che era su una sedia e che avrebbe preso fuoco. Le indagini in corso stabiliranno, con l'aiuto dei vigili del fuoco, l'esatta dinamica dell'incendio.
L’uomo è stato trovato intossicato dalle fiamme ed è stato portato all’ospedale di Molfetta, successivamente è stato trasferito al San Paolo di Bari, dove è stato dichiarato fuori pericolo. La casa è andata quasi tutta distrutta e il fumo ha avvolto anche il resto dell’edificio.
Ricordiamo che alcuni anni fa, nella stessa strada morì un bambino, bruciato nell'incendio della sua casa.

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Autore: Q
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Che tristezza! La vecchiaia in solitudine. Chissà quali pensieri attraversavano la mente del povero Francesco, nel commettere quel gesto, se lo ha fatto in piena coscienza. Questo per quanto riguarda la solidarietà dovuta al caso. ..."arrivati i VVFF, seguiti dai Carabinieri e dai VVUU, che hanno avuto difficoltà"... Signori Amministratori, autorità di Polizia e chi può raccogliere questo appello, avete avuto difficoltà? E nelle dovute indagini per il caso specifico, potreste dedicare un solo momentino della vostra attenzione a figurarvi un caso - ipotetico - come il seguente: Un abitante di quelle vie SEMPRE intasate di auto in sosta, che BLOCCANO il transito per ...tradizione (io dico per prepotenza criminale), si sente male (infarto, ictus, ed altre amenità simili) tale che necessita l'IMMEDIATO trasferimento in un ospedale con un'ambulanza, che magari giunge in tempi brevi, per potergli salvare la vita. Però l'ambulanza, malgrado la maestria del conducente, non può passare perché le strade sono ...inagibili: il poveretto MUORE!!! Allora? Che si fa? Proprio alla luce delle difficoltà avute per raggiungere la casa del sig. Francesco, DOMANDO: NON SI POTREBBE CONSIDERARE L'IPOTESI DI UN INTERVENTO MIRATO PER DISINTASARE (in modo permanente effettivo) LE STRADE DI QUEL QUARTIERE, MAGARI DANDO QUALCHE ESEMPIO DA RICORDARE AI PREPOTENTI (io piuttosto li definirei incoscienti criminali) CHE PARCHEGGIANO L'AUTO ...CHIUDENDO DEL TUTTO LA STRADA. Io un pensierino ce lo farei e mi rivolgo anche all'Assessore preposto a questi problemi (la sig.ra Brattoli?). Che ne dite, cari Signori?
Vecchiaia = solitudine. A caratterizzare quest'età non è la tristezza, ma una noia sottile perchè, per quante novità succedano, scopri che ognuna di esse altro non è che una nuova formulazione di qualcosa di già visto. Hai imparato che la saggezza, che di solito si attribuisce a chi ha una certa età, altro non è che la somma delle esperienze che hai fatto e che non puoi più trasmettere, perché l'esperienza degli altri non serve a nessuno, tanto meno ai giovani che devono fare la propria. A questa età allora capisci che chi ti sta intorno non è lì per chiederti consigli o insegnamenti, ma ascolto. Un ascolto curioso e attento, soprattutto verso quel mondo tumultuoso e spesso incomprensibile che sprigiona la giovinezza. Dal mondo esterno ti ritiri in quello interiore. I tuoi gesti creativi ti appaiono per quel che sono: riprese di antiche e trascorse suggestioni. Solo l'amore ti rianima, non perché scopri una “giovinezza interiore”, che esiste solo nei complimenti di chi ti vuole comunicare che ormai sei vecchio, ma perché lo vedi scaturire proprio dalla tua età che, come ci ricorda Manlio Sgalambro, “non avendo più scopi, può capire finalmente cos'è l'amore fine a se stesso”. La vecchiaia quindi, prima di essere un decadimento, è uno stile di vita imposto dagli altri, che ai vecchi concedono uno spazio espressivo molto ridotto, oltrepassato il quale il vecchio o è giudicato trascurato, disordinato, sciatto, o ambizioso, vanitoso, ridicolo. A meno che il senso ultimo della vecchiaia non si esaurisca nella pura e semplice attesa della morte. Se così fosse, come non concordare con Indro Montanelli quando auspicava per sé una bella eutanasia al momento giusto, come gesto di restituzione della dignità dell'individuo nei confronti delle indifferenti leggi di natura? (Tratto da: I miti del nostro tempo - U.Galimberti)


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