In ricordo di Arcangelo Leone de Castris
Il Professore, docente di Letteratura Italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofi a dell’Università “A. Moro” di Bari è morto nel marzo di quest’anno. Era già stato assalito dal morbo di Alzheimer, vivendo gli ultimi anni nell’inconsapevolezza che questa malattia comporta. Proprio Lui, che era stato severo e perseverante docente di consapevolezza storica e sociale, di responsabilità politica e culturale. Leggendo un’intervista (dicembre 1973) ripubblicata su “Nel mese” (diretta saggiamente da Nicola Bellomo) rivivo le emozioni che le lezioni del Professore Arcangelo Leone de Castris suscitavano in noi discepoli oltre che alunni. Sentendosi come a disagio con la sua nascita nobile “direi feudale, fatto di rapporti arcaici” (egli, disse), sognava una politica dedita veramente al riscatto degli umiliati ed offesi. Cultura che doveva tramutarsi in utile programmazione, in leggi che, col tempo, avrebbero trasformato il tessuto sociale, arginando egoismi immondi e feroci contraddizioni. “Se lo studio della Letteratura mi deve blandire l’anima... questo no, contesto che debba servirmi a questo...” Egli asseriva. Quindi non cultura come mera contemplazione del Bello che lenisce e trascura ingiustizie e sopraffazioni, ma cultura come coscienza storica, severa; diagnosi che necessita di terapia, non legata a personali o partitiche esigenze. Questa la sua magnifi ca, per me intramontabile, “ingenuità”: la lotta di un aristocratico contro una società bistrattata e brutalizzata da grossolani ricchissimi borghesi. Il Rettore dell’Università di Bari, Prof. Corrado Petrocelli, commemorando il Professore A. Leone de Castris dinanzi al Senato Accademico, pur non essendo sulla stessa traiettoria politica, con perspicace ed onesta impostazione del discorso, riconosce che la lezione più preziosa che Egli ci lascia sia quella di non aver mai rinunciato a congiungere il rigore della ricerca all’impegno della coscienza. Siamo stati noi suoi alunni e discepoli un coro di domande alle quali il Professore rispondeva con altre e più complesse domande, rovesciando tradizionali e asettiche (noto il suo anticrocianesimo) analisi dei testi, da Dante a Manzoni a Leopardi a Svevo... Il sapere codifi cato veniva da de Castris interrogato, vivisezionato, evidenziato nella magagne sottese a reggere le varie candele d’ogni regime. Le prime certezze che sottoponeva alla sua e alla nostra “critica”, sempre cartesiana, erano le sue certezze. Insieme al Prof. Mario Ziccolella, Lo salutiamo: “Vale, Professore, Vale!” E grazie per sempre per quella bandiera che stringiamo nel pugno del cuore.