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Il Teatro Valle di Roma
15 maggio 2014

Il Teatro Valle venne costruito per un utilizzo privato per volere del nobile Camillo Capranica, già proprietario del Teatro Capranica che aveva ereditato, all’interno dei cortili di Palazzo Capranica. Il progetto fu affidato all’architetto Tommaso Morelli, e l’inaugurazione si ebbe il 7 gennaio 1727 con la rappresentazione della tragedia Matilde di Simone Falconio Pratoli. Il teatro, la cui struttura era interamente lignea, si presentava come un classico teatro all’italiana, provvisto di cinque ordini di palchi ed un loggione, senza però un foyer effettivo. La programmazione prevedeva l’esecuzione di opere liriche, opere in musica e drammi in prosa. Il nome deriva dal primo direttore del teatro, Domenico Valle: alcuni sostengono che questa sia in realtà solo una coincidenza, attribuendo l’origine del nome Valle al luogo dove esso sorgeva, detto appunto “alla valle”. Il teatro Valle nella Roma degli anni cinquanta Nel tempo si resero necessari nuovi lavori di ammodernamento per la manutenzione della struttura: così, nel 1764 e nel 1765 si operarono delle migliorie da parte degli architetti Giovanni Francesco Fiori e Mauro Fontana. Il continuo bisogno di manutenzione obbligò la famiglia Capranica ad affidare, nel 1791, nuovi lavori di ristrutturazione ai fratelli Francesco e Giandomenico Navona che, tuttavia, mantennero come i loro colleghi la struttura lignea del teatro, operando solo con rinforzi interni sullo stabile. La soluzione non convinse gli architetti del governo di allora, che ordinò la totale ricostruzione del teatro in muratura, per renderlo idoneo alle norme di sicurezza sugli stabili teatrali. Nel 1818 i Capranica affidarono la progettazione del nuovo stabile in muratura a Giuseppe Valadier, che optò per una soluzione di largo respiro, che prevedeva l’abbattimento di alcuni palazzi adiacenti il teatro (compreso una parte dell’abitazione nobiliare della famiglia Capranica): rifiutato dalla commissione il progetto, il rifacimento avvenne in forma più modesta, con rinuncia dell’aspetto esterno neoclassicheggiante progettato dal Valadier. Per l’erezione della struttura muraria la sala perse un ordine di palchi, che si ridussero a quattro, mentre le dimensioni rimasero pressoché inalterate: gli ordini vennero comunque modulati in linee curve che fornirono eleganza e movimento. Il crollo di una parete del palazzo, che confinava col teatro, implicò il passaggio dei lavori dal Valadier all’architetto Gaspare Salvi, che terminò l’opera nel 1822. Lo stesso anno, il 26 dicembre, si ebbe l’inaugurazione con l’opera Il corsaro di Filippo Celli su libretto di Jacopo Ferretti. Il teatro divenne pubblico, ottenendo dalla chiesa il privilegio di poter inscenare spettacoli anche fuori dai periodi canonici consentiti, ossia quelli del carnevale. Rimase attivo anche durante il periodo della Repubblica Romana nel 1849 quando molti artisti, tra i quali Tommaso Salvini e Gustavo Modena facenti parte della guardia Nazionale interrompevano le proprie rappresentazioni al suono di tre colpi di cannone. Dal 1855 al 1890 operò, di fianco al teatro, un altro teatrino detto “Valletto”, che aveva in comune col teatro Valle una parete. Nato come teatro per marionette, era gestito da un burattinaio chiamato Antonio Torrini. Venne successivamente adibito ad altri usi. Nel corso del XIX e del XX secolo il teatro fu oggetto di ulteriori ammodernamenti, che videro coinvolti gli affreschi del soffitto, che venne ridipinto dal pittore Silvio Galimberti, il sipario ed il palco reale. Con la definitiva dismissione dell’Ente Teatrale Italiano, il teatro Valle ha concluso temporaneamente l’attività il 19 maggio 2011. La gestione verrà affidata attraverso un bando di gara europeo. Dal 14 giugno 2011 il teatro è occupato per protesta da lavoratori dello spettacolo affinché lo stesso venga mantenuto pubblico attraverso partecipazione popolare e gestito con criteri di trasparenza. Come “Teatro Valle Occupato” ha ricevuto nel 2011 il Premio Speciale Ubu per l’esempio di una possibilità nuova di vivere il teatro come bene comune. La Società dei territorialisti/e è un’associazione composta da professori universitari, associazioni culturali e cittadini della società civile che agisce per la valorizzazione dei luoghi come base della conoscenza e dell’azione territoriale. La Società dei territorialisti e delle territorialiste sostiene il riconoscimento della Fondazione Teatro Valle Bene Comune Le iniziative e attività del Teatro Valle occupato hanno a oggi consentito di tenere in vita un’istituzione fondamentale per la cultura italiana, che conserva un valore simbolico non indifferente. Questo percorso condiviso cui hanno partecipato cittadini, artisti, professionisti, associazioni, tecnici, ha prefigurato nei fatti la gestione di un bene comune, che chiede adesso di essere riconosciuto in quanto tale. Come studiosi di diverse discipline accomunati dal tema del territorio come bene comune inteso nella sua identità storica, culturale, sociale, ambientale e produttiva, riteniamo che la politica e le istituzioni non possano ignorare Il cinema Odeon ormai chiuso Un’ immagine del cortometraggio “I lavoratori del mare questa richiesta. “Territorio Bene Comune”, significa per noi guardare al territorio come a un’opera d’arte collettiva, frutto dell’interazione di diversi soggetti che con le loro pratiche generano comunità, capacità e conoscenze localizzate, utili per la popolazione e per le generazioni future. In una fase di crisi economica e di erosione del patrimonio pubblico, pratiche sociali non utilitaristiche e mercantilistiche che prendono in cura luoghi abbandonati o dismessi per restituirli alla collettività e alla creatività sociale rappresentano a nostro avviso un’opportunità per tutti e per le stesse pubbliche amministrazioni. Uno dei compiti che la nostra Società si è data risiede nel costruire un “ponte” fra riflessione scientifica, pratiche sociali e innovazione nelle pubbliche amministrazioni. In questo senso le attività del Teatro Valle Occupato e il percorso affrontato per diventare “Fondazione Bene Comune” rappresentano un’esperienza che può aprire importanti prospettive istituzionali per la definizione di nuovi istituti di partecipazione e contratti sociali, che contemplino l’affidamento per la manutenzione e la gestione condivisa a una comunità di un bene pubblico o privato che sia. Riteniamo per questi motivi essenziale l’assunzione di responsabilità da parte della politica locale e nazionale sulla vicenda del Teatro Valle ed esprimiamo perciò la nostra piena vicinanza e solidarietà alle sue iniziative e la nostra convinta adesione alla richiesta di riconoscimento istituzionale della Fondazione Teatro Valle Bene Comune.

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